Critica Sociale - Anno XVIII - n. 7 - 1 aprile 1908

106 CRITICA SOCIALE rante industrialismo, qualorn, mediante esse, i lavo• ratori, pur producendo di meno iu via assoluta, vi– t·ono di pili e pili m1w11cuue11te? Che danno se, ad esempio, mercè la fissazione di un minimo di salario, si afferma una tendenza al medio, che è di g-uaren– tigia al debolo anche se n. scapito del forte? J~ a che cosa gioverebbero i Mlarì pur elevatissimi, che fossero ottenuti a costo della decadenza fisica e del– l1esaurimento morale? Per converso, a che giovano le conquiste prole– tarie, in denaro e in libertà, se esse non siano volte alla elevai.ione dello spirito, alla ascensione intellet– tuale, nl raffinamento delle facoltà mornli? A che sene il tanto disputato ri1Jo.~ofeshvo se, durante la festa, il salariato o l'impiegato cada in un opaco abbandono della propria coscienza o ,•egeti iu una. densa atmosfera d'inerzia o di vizio? E a che atten– dere il socialismo dall'alto, quando è certo che nes• suna deità benefica farà piovere dalFJtmpireo la manna leggendaria? E a che innalzare gli occhi al• rorizzonte per ,,edere spuotare l'alba del nuovo mondo, quando 1'auspjcato ~ole non potrà 1 esserc che il riflesso delle picçole faci phe si acce1tc;lono nelle coscienze dei mortali? Questo, ne sembra, il senso profondo delle parole del Rensi (col quale sentiamo di avere una certu. affinità psicologica) allorquando egli da libero ceno– bita fa echeggiare nei tempia serena, dell'Idea una voce che esrtlta la meditazione speculativa e implora la liberazione dello spirito dai ceppi del lavoro .... E. MARCIIIOLI. I COMUHI VESUVIAHI DOPO L'EHUZIOHE Appunti economici e statistici George N~stler-'l'ricocho, in un interessante lirticolo pubblicato nel Journal des 1•.'conomistes, descrive le con– dizioni di San Francisco dopo il disasfro. Ebbene, ciò che l'egregio pubblicista dice della metro– poli californiana, dopo la recente luttuosa catastrofe, si può in gran parte ripetere per i Comuni vesuviani, dopo la ·terribile ultima eruzione avvenuta. Eppure la città di S. Francisco fu devastata dal ter– remoto e dall'incendio, laddove la sventurata regione, che si estende, dalle falde del superbo vulcano e del monte Somma, ai più lontani Comuni dei mandamenti di Lauro e Bajano, in provincia di Avellino, fu, ad oriente, ove più, o,,e meno, danneggiata dalla pioggia incessante e devastatrice di pietre, lapillo e cenere, e verso occidente, e propriamente a Boscotrecase;f dagli enormi torrenti di fuoco, ancora fumanti, elle, in alcuni punti, raggiung_ono psrsino L'altezza di 20 metri. Tuttavia qualche cosa di simile a ciò che è avvenuto in un'importante città, qual è S.Francisco, si è ri:icon– trato altrcsl nei piccoli paesi sparsi nella plaga vesu– viana. Ben 54 Comuni di quattro provincie - Napoli, Caserta, Avellino e Salerno - una tra le più nobili e fertili re• gioni d' Jtalia - con una popolazione complessiva di circa 340 mila abitanti e con una zona danneggiata di oltre 100 mila ettari di terreno, senza comprendere la città di Napoli, furono colpiti in vn.ria misura dal grave disastro. I danni furono prodotti dalle lave di fuoco, che arsero circa 250 ettari coltivati dell'agro di Boscotrecase e distrussero buona parte del suo abitato 1 dalla caduta del lapillo e dalla deposizione della cenere su di una super– ficie estesissima, che è difficile de~erminare con pre– cisione. I La distribuzione di questa immensa quantità <limato– riali vulcani~i è stata raffigurata con particolare esat– tezza dalla Direzione compartimentale del catasto in uua carta topografica, dalla quale il prof. Bordiga ba potuto rilevare i seguenti dati di non lieve importanza. (') Lava. - La colata, uscita dalla bocca apertasi alla base del gran cono, quasi sul confine tra il territorio di Ottajano e quello di noscotrecase, si ripartì subito iu duo, di cui la minore sl diresse verso l'abitato di 'l'er– zigno, in direzione eia ovest ad est Però dopo 1500 m. si suddivise nuo,•amente in due rami, di cui il più breve, de\•iando a destra, si fermò dopo 1200 m. ed il secondo proseguì verso Terzigno, per altri 2400 m., ferman,losl a 1300-1500 al di sopra di tale abitato. La colata prin– cipale aveva elrca 400 m. di larghezza e i due ,ami da 200 a 250. li Recondo ramo si diresse sull'abitato di Boscotrecase, di cui distrusse la frazione Oratorio, fermandosi quasi miracolosamente al cimitero di Torre Annunziata, al confine cioè col Comune precedente, a km. 6 dalla bocca d'uscita. Nel suo cammino: alquanto tortuoso 1 distrusse, oltre alla parte del detto abitato, una estensione di ter– reni coltivati, circa 1800 m. di strada rotabile, e po~o meno della ferrovia Circumvesuviana, occupando una larghezza media da 4 a 500' m. Lapillo. - La linea. centrale della caduta del lapillo ebbe l'esatta direzione da sud-ovest a nord-ovest, par– tendo dal cratere ,,esuviano per l'abitato di Ottajano e quello di Liveri 1 quasi cioè in quella della conente aerea di quel giorno. Le altezze rilevate dalla Direzione del Catasto sono varie da paese a paese. Partendo dal crinale del monte Somma, il lapillo rag– giunse l'altezza di cm. 0.90 in tre Comuni della provincia. di Napoli, e propriamente Ottnjaoo, S. Giuseppe e Somma, nella loro parte più alta j 0 1 90 a 0,5 in moltissimi Comuni non solo della provincia di Napoli, ma ancora di Caserta, Salerno ed Avellino. Si sono fatti calcoli approssimativi della superficie totale di questa. zona occupata dal la– pillo, ma le cifre ottenute sono o inferiori, o più spesso superiori al vero. Cenere. - La linea centrale della deposizione dì tale materiale segui la direzione della corrente aerea del 9 aprile, cioè da N.E. a S.O.,partendo dal cratere flno al mare a circa 300 m. dal!' incontro col confine fra Resina e Torre del Greco. Lungo essa 1 si ebbero, nella parte più alta, quote di 8 1 35 e Oi20 al lido del mare, e qelle altre parti altezze inferiori sino a 0 1 5 e a pochi milli– metri sul territorio di Napoli, su tutti:) il circondario di Casoria, uell'Acerrano, in qualche altra parte di Terra rli Lavoro, uell'Avellinese, ecc., ,·eneudo la cenere tras– portata dal "ento sino a :Foggia e Manfredonia in tale quantità e così ricca di sali solubili rla nuocere agli stessi pascoli del 'favoliere delle Poglie. Anzi, persino nel :Montenegro e nell'Alta Italia se ne trovò nelle piog– gie cadute allora - come avvenne per es. a Venezia - ed anche a Parigi ed in Germania si osservò lo stesso fenomeno. Possiamo approssimativameute precisare l 1 estensiobe della zona danneggiata e la quantità dei materiali vul– canici. I terreni coperti dalle lave - escluse le zone già di antiche lave - hanno un'estensione, che, come abbiamo accennato, non supera i 250 ettari coltivati. La regione coperta dal lapil!o si estende per forse oltre 30 mila ettari, su cui non devono essere caduti meno di GO mi- ( 1) Prof. O. BORDIOA: Pe1· u creai/o e l<i prtvidenza, contro i da1111i delle en1.::io11Lves1n·la11e. - NaJ)ol!, 19061 pag. 6 e seg.

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