Critica Sociale - Anno XVIII - n. 7 - 1 aprile 1908

104 CRITICASOCIA T,E Dieta gli slavi avevano prima 9 posti, contro 21 asse– gnati agli italiani. La loro voce nol·consesso pro\·inciale non era quindi che una protesta continua contro i pro– cedimenti dietali, ch'es'Ji <lenuncia\·ano come attentati nlla loro stirpe. La lotta por la conquista della Dieta e per il Ooverno della Provincia si svolgeva tra le clMsi ricche e trn. i ceti commerciali delle due stirpi i il po– polo slavo ed italiano assisteva come spettatore al la lotta, sopportandone naturalmente le conseguenze eco– nomiche. Tutti i problemi fondamentali della vita so– ('ialo, riguardanti tutta quanta la popolazione: istru– zione, lavori pubblici, finanio provinciali, difesa agraria, tutela del lavoro e dei lavoratori, assistenza 1 previdenza, omigrazioue, tutto quanto, insomma, costituisce la ragion d'e'lsore, la funzione, la meta di codesti organismi che si chiamano i pullblici poteri, subiva l'influenza. ro\•i– nosa, fatale del 'ientimeuto di nazionalità. U11a scuola da aprire, un pi>nte da costruire, una strada da rcttifl. care, un cimitero <la riattare, la nomina della gt1ardia forestale o della levatrice, il nome di una strada o di una piazza, erano tanti spunti per lo scoppio dei rancori o delle intemperanze nazionaliste. Sicchè, mentre le voci elci nuovi tomJ)i o delle mutate esigenze dei popoli ri• chiamavano alle cure dei pili urgenti problemi della economia, della culturn, della elevazione generale, in !:'!tria tutto ora impedito dalla "pregiudiziale,, nazio– nalista. F'urono anche qui i socialisti a rompere risolutamente ogni formalismo, a spezzare e rinnegare ogni dogma della nuova teologia naziona.lista. So~tennero la neces– sitii del compromesso slavo-italia110, affermando che da esso nessun danno sarebb~ derivato allo due stil·pi. Che cosa caratterizza 1 infatti, lo sviluppo e la potenza di una stirpe? Che cosa ne indica la decadenza e l'in– feriorita? J':: facile rispondere che sono la 1n·osperità col• lcttiva, il benessere economico, la percentuale della mortalità, cleìla delinquenza, dell'analfabetismo, tutti quegli elementi, insomm~ 1 che ne indicano la reale conclizione economica, intellettuale, morale. Ora, se un Nazionalismo può concepirsi ed ammettersi, deve essere quello che rivolgo le proprie cure a creare per tutti i connazionali codeste condizioni indispensabili allo svi• Juppo della stirpe. Temere che lo sviluppo e il pro– gresso della nazionalità vicina costituisca un pericolo e una minaccia per la rrostra, significa. confessare che la nostra prevalenza si basa tutta s11lla loro soggezione, la forza nostra sulla loro debolezza; ed è 11na ben misera fiducia che fiidimo~tra nella solidità della civiltà no,5tra, della nostra lingua, del nostro costume, il temere no– cumento dallo sviluppo della nazionalità vicina. Insomma, il compromesso slavo-italiano, sostenuto e Jlropugnato dai socialisti, avrebbe dovuto segnare la fine dello sciovinismo nazionalista, e l'inizio di una vera, solida e sincera opera di difesa nazionale, spefia a fa. vore delle clafisi umili di ciascuna stirpe. li compro– messo oggi è un fatto compiuto. 1..a Dieta provinciale sarà nominata con la nuova leggo, che dà I9 posti agli slavi e 25 agli italiani, e abolisce le lotte nazionali, cn.mbia11do completamente lo circoscrizioni elettorali. Dove sono italiani in maggioranza numerica, tutti i candidati e gli eletti devono essere italiani, e similmente <licasi per gli slavi. Cessata la raglone del contrasto di nazionalità, comincierà. in tutli i paesi il contraito di classe, ed avverrà, nella stirJ)e alun, quello che è già ancnuto nell1italiana. Il proletario, il contacliuoi lo sfruttato, vedrà come la causa clolla sua miseria non consista nel fatto che il Comune o la Dieta sono go- vernati da italiani, bensì nel rapporto economico che lo fa soggetto del suo ]ladrone. E sorgeranno - anzi, prenderanno maggioro incremento~ quei partiti di rii• fesa di classe, i qua.li, mettendo in disparte l'eterna pregiudi11iale, spezzeranno la. compattezza sottnria con la quale gli slavi dcll'fstria com!>atterono sin qui gli italiani, doi quali non avranno più ragiono di temere le insidie. CO.!!Ì il sentimento nazionale, che compì sino a ieri l'ufficio tri,i;tissimo e odioso di sobillatore e di istigatore delle piì1 basse e torbide passioni, si trasrormorfl. in una. forza nol>ilissima, che spiugorà tutti gli italiani e tutti gli slavi alla lotta contro le cause interne di debolezza e <li inferiori ti\ che stimolerà entrambe lo stirpi n<luna Uoneflca gara per elevare le condizioni generali di tl1t.tc le popolazioni. E allora vedremo for.'Joun'nltra cosa in• tcressante e curiosissima: i soli e veri nazionalisti sa– ranno i socialisti. A;.111,CAnt,; STORC'III. SOCIALISMO IDRALIS'l'ICO La legge di azione e reazione domina. tanto nel mondo fisico quanto in quello morale. ì,: fors<' in virtù di questa legge che noi assistiamo conti– nuamente alla oscilla;.:ione del pensiero fra due poli opposti. Come in filosofia è oggi 1>alesf' la rinascit11 del suhietth•ismo e dell1iclealismo, così nel sociali~mo teorico le conenti icfealistiche si fanno sempre pili manifeste, a reazione clall'incliriz110 prettamente ma– terialistico che nel marxismo ortodosso aveva toccnto il suo culmine. Da noi uno dei pili convinti sostenitori del socin– lismo idealist.ico è Giuseppe Rensi, spirito prof'ondit– mente meditath,o e direttore cli quella Rivista laica• mente mistica che si intitola Camobium. A torto, sostiene il Rensi in uno degli ultimi fa. scicoli di questa Rivista, si è voluto fare scaturire il fondamento filosotìco del socialismo dal materifl• lismo; i rapporti che corrono tra la teoria socialista. e Pidealismo sono più profondi e più solidi di quello che a primo aspetto non appaia. Le premesse eia cui parte il llensi per giungere alla dimostrazione <lei suo assunto sono quelle del più puro hegelianismo: l'unic1ì ragion d'essere del– l'uomo sta nel pensiero, nella contemplazione, nella. speculazione intellettuale i Puomo non è veramente degno di questo nome se non qua·ndo sente il hi– sogno della vita interiore dello spirito e ha mezzi per appagare tale bisogno. · La conseguenza immediata cli questo principio è che il lavoro, inteso come sforzo diretto all'acquisto di beni economici, non è affatto una cosa nobile, come I1etica dominante tende a far credere, bensì una necessità inferiore dell'esistenza dei più, essenzial– mente ripugnante alla natura più alta dell'uomo. "li lavoro nobilita ni sentiamo ripeterci da tutte le parti; orbene, con buona pace dei moralisti filistei, questo aforisma è una delle più colossali menzogne della presente societi\. È la morale della società ca• pitalistica che ha interesse a diffondere la concezione che il lavoro sia un fenomeno etico di alta impor– tanr,a; giacchè 1 con la creazione cli questa " morale del lavoro ,ii si giunge a paralizzare lo slancio delle classi lavorntrici verso la natura più a.lta dell'uomo (attività contemplativa); slancio che non suhirehbc alcun freno so in ciascLrno fosse chia.l'a. e costante In percezione che il lavoro è ua giogo ripugnante 1 cui non v'è motivo di sorta che solo si pieghi una parte degli uomini per tutti. L'altezza di uno spirito umano è dimostrata dalla

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