Critica Sociale - Anno XVIII - n. 7 - 1 aprile 1908

CRITICA SOCIALE 99 ed accorti seppero organizzarle e potenziarle, in mm rete meravigliosa di Leghe, di Cooperative, di orga– nismi molteplici, che reagisce sulle Amministrazioni locali o crea, per esempio 1 l'oasi socialista reggiana., non ancora siano assurte ad alcuaa formazione sin• tetica, influente sull'azione politica generale dello Stato. Peggio ancora: l'azlone locale è frustrata e dispersa dall'azione generale; la riforma socia.le 1·i– mane copertina senza libro; la Penelope proletaria. strappa con mm. mano la tela che ha tessuta con l'altra. Da otto anni la lot.ta di classe, proclamata u. parole, è abbandonata e disertata nei fatti. Perocchè non è lotta di classe quella elle si risolve - dove te elementari libertà sono guarentìte - in schermaglie colla polizia, in puerili visioni apocalit– tiche di palingenesi sociali, in fumo di proteste. in vano vocìo di fnrori. Non è lotta di classe proletaria quella che fornisce ogni giomo una nuova arme ai nemici del proletariato. Questa è spuma il cui furioso agitarsi non Lurba l'onda sottostante: è il proletariato che combntte, ma combatte se stesso. Invocando - e forse l'orìl. è suOJnta - che cessi questa ribdicazione e questa diserzione, che cessi questa lunga follia - che al convulso succedersi dei movimenti riflessi) della vita puramente spinale, subentri la vita cerebrale coordinata e cosciente - noi chiediamo soltanto che il proletariato italiano torni alfine alla lotta di c'Jasse che ha abbandonata; e che anche in ltaUa il socialismo cominci. LA CRITICA SOCLH,E. LACRISI DEL SOCIALISMO MANTOVANO V. Le Leghe dei eontndini - J.n Democr11zi.1 - Al– leanze, intransigenza, ed altre nrn.linconie. Nella situazione e coi precedenti, che mi sono studiato di trntteggiare negli articoli dei numeri scorsi, il Socia• lismo mantovano - prevalentemente conferenziere, elel– toralC', conquistatore di a11plausi nei Comizi e di Collegi e di Comuni nelle urne - !:iiaccostò nd un periodo dif– ficile della sua vita, nel qunle do-rnva mostrare la sua nobiltà, mentre palesò invece la sua impreparazione e la sun. debolezza. Tra il 1900 o il 1901, per un impulso spontaneo e per contraccolpo di eventi ed esempi esteriori, il proletariato 11gricolo mantovano si volse a ritesser la tela della sua Oria.oizzaziono ecouomica, 6tringeudosi nelle Lc,;he rii m1gtioramento. Come sian sòrte e quali effetti abbiano avuto nel primo fortuon.to periodo della loro esistenza, descrissero già, 1101 1901, iiu queste colonne, Ivauoe Bonomi e Carlo Vezzani, il quale delle Leghe era stato, con Egidio Ileruaroli cd sltri rnlenti compagni, l'organizzatore e il (' moderatore 17 nel più nobile senso laliao del vocabolo. Quelle Leghe, fioritura naturale dell'anima campa– gnuola, germoglio spontaneo d'un'antica radice di tradi– zione non mai spenta, furono l'esperimento più arduo e, iliciamolo subito, meno confortante del grado di co- 1Jcienza ,,era della massa proletaria, della capacità. po– litica o morale del partito socialista. La. massa. dimostrò entusiasmo, spirito di sacrificio, iuizinle tendenza ad illudersi 1 e conseguentemente scarsa tenaC'ia, sùl.Jita sfiducia, inettitudine a un lavoro e a uno sforzo lento e continuo. Il partito palesò poco interessamento, poca fusione in– tima con la grande massa lavoratrice, poca capacità a funzioni nuo,,e, a una forma di attività più umile ma più difficile che non siano la lotta elettorale, la resi– stenza alla reazion(', il discorso o li.i conferenza del Co– mizio. Le consuetudini antiche del Socialismo manlovaoo, più artistico che pratico, più verboso che operoso; lo stalo d'animo che esso con la sua predicazione avea creato nelle moltitudini; la formazione originaria dei Cir– coli sociijJisti, tutte cose che abbiamo già viste negli articoli precedenti, spiegano come il movimento delle Leghe, nato sotto così splendidi auspicì, guidato al suo iuizio eia uomini che alla competenza. tecnica univano un gninde sen11O di responsabilitò 1 abbia poi fallito al suo scopo, per poca resistenza congenita del proletariato alle difficoltà interne e allo influenze di fuori, per scarsa passione e competenza dei Circoli socialisti, che ne do– vevano essere anima e guida. ,/"* Per comprendere quell'Intricato e tempestoso periodo del movimcrto proletario-sO'Jialista mantovano che ,·a dal 1~02 (dopo il ''•T'gresso d'lmoh, ron relativo scontN, tra Enrico Ferri da una parte o Bcrnaroli e Vezzani dall'altra, circa gli effetti della tattica intransigente, o susseguente atteggiamento della Nuova 1'erra, allora di– retta da chi scrive) alla fine del I !J03 1 con l'allontanamento del Bernaroli dalla Federazione delle Leghe, e dol sot– toscritto dalla direzione del giornale, è indisp,nsabile accennare al fenomeno della Democrazia. Forse l'episodio parrà locale, e quindi non adatto a queste colonne. Iu realtà è un po' il fenomeno di cen– t'altri luoghi, e ad ogni modo ò pieno d'imegnamenti tipici e allegri per se medesimo. Alla coda o a fianco del partito socialista viveva nel Mantovano una curiosa forma di Democrazia sociale, ab– bracciante dei mazziniani accesi e dei cavalieri regi, composta nel suo Stato maggiore di professionisti o pos– sidenti assai più liberali e " avanzati,, in città cho nei loro feudi di campagna e, nel grosso del suo esercito, da commercianti: medi e piccoli, da commissionari, da maestri, da elementi sociali anfibi, contingente consueto e naturale deì partiti intermedì. Questa Democrazia, che era vissuta a un dipresso in rap• porti di buon vicinato con il partito socialista, unita con esso nelle lotto contro la reazione, discretamente affia– tata con esso nelle battaglie elettorali, ebbe naturalmente una grandissima scossa dal movimento delle Leghe. Quello, che in Romagna ha fatto il movimento agri 4 eolo e cooperativo nel riguardo dei repubblicani, legit– timamente gelosi dell'ereditfl. mazztnian,, mt,, anche dei loro interessi economici che non sempre collimano con quelli do! lavoratori, fecero nel Mantovano lo Leghe dei contadini. Come un enorme staccio, questo fatto economico, che poneva netto e nudo il contrasto degli interessi imme– diati, abburattò e sceverò, per dir così, i partiti politici della provincia. e vi determinò una inevitabile crisi. Una pietra di paragone nuova, o inflnitamenle più posith'a e marxista so pure spesso grossolana, servì al lavoratore per differenziare e catalogare i partiti. De– mocratico, liberale, amico suo, in una parola, non fu pili chi leggeva il giornale socialista, chi esponeva idee avan– zatissime mter pocula al caffè o all'osteria, e nemmeno più chi votava per ]!'erri, ma. fu chi si portava bene verso la Lega. La Lega - con quell'esclusivismo un po' fttnatico o infantile ch'è proprio del popolo - divenne il centro, il perno, il mo11do anzi della sua esistenza. Como " l'esser in Lega,,, o il non esserlo, era per il con– tadino questione di vita o di morte .... civile, ragione dì

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