Critica Sociale - Anno XVII - n. 22 - 16 novembre 1907

CRITICA SOCIALE 339 dal momento, dal prevnlere di determinnti indirizzi, e persino di dati individui, alla testa dell'uno e del– l'altro movimento. Qui non soltanto sono " al bivio 11 gli ngenti dello Stato, 11u1 tutto il movimento, a così dire, è a un bivio perenne. Avere un'opinione troppo fatta e sostenerla ad oltranza per debito di pretesa. coerenza, rischierebbe di condurci alla pili pecca• minosa di tutte le incoerenze: J1incoerenza coi fatti. Così avvenne che, qualche anno fa, noi batta– gliammo di conserva per sconsigliare alle categorie subalterne dei uostri federati la adesione alle Camere del lavoro, che per essi era cosa istintiva, ma che urtava con la necessità non soltanto, la quale per– mane anche oggidl, di mantenere unità al nostro movimento federale, ma eziandio colle esigenze spe• eia li della tattica nostra: si trattava allora, per 11oi 1 sopratutto di certe urgenti conquiste sui regolamenti e sugli organici, di un'nzione misurata o prudente sul Governo e sul Parlamento, e le Camere del lavoro, mentre mancavano cli ogni competenza in materia, e non potevano recarci ausilio veruno, non pote– vano che dare la suggestione scioperai ola, ftttta piut– tosto per danneggiarci che per aiuta.rei. Ma la que– stione muta dal nero al bianco quando, d1\ un lato, il còmpito della nostra Federazione si sviluppa e si slarga - rendendo effettivo ed esplicito ciò che era, nel suo programma 1 implicito ed ombriouale - verso una più va::ita azione di democratizzazione dello Stato, di riforme profonde nei servizi pubblici, di coopera– zione di consumo, di credito, dì produzione; e, per questa " politica dei consumatori 1 n come or ,•iene denominata, ha evidentemente bisogno di spalancare non solo molte più finestre, ma anche qualche nuova porta, sul mondo circostante; e, dall'altro lato 1 è sorta e si va consolidando, a.I di sopra dello Camere del lavoro, una nuova forza direttiva 1 un nuovo e più complesso organo o ganglio disciplinatore e coordi– natore nel movimento operaio: quello appunto che si es1>rime nella Confederazione del lavoro, colla quale - teoricamente almeno o sotto certe condi– zioni e riserve - una nostra intesa per l'azione è diventata possibile. Senonchè, ad una adesione formale e definitiva fin da oggi potrebbero ostare tuttavia - dal punto di vista e nell'interesse di entrambe le organizzazioni, o meglio di entrambi i movimenti - considerazioni e difllcoltà di vario ordine, se anche per avventura transitorie; desunte le une dalla diversa psicologia dello masse che si tratta di affratellare più stretta– mente, le altre da persistenti differenze di obiettivi e Ji metodi 1 repugnanti tuttora a una solidarietà di organi'lizazione e di azione, che non voglia essere puramente ,·orbale e, nell'istante della prova, non debba tradire se stessa. Sopratutto è da evitare il pericolo che un nostro salto in quella. direzione, che non potrebbe essere imitato da chi ha meno saldi i garetti, non divida le nostre schiere, non porti il di - vorzio di queste dalle altre schiere cli impiegati e di agenti dello Stato che si stanno componendo ed orientando, e alle quali l'esempio e il sussidio della nostra Federazione deve agevolare il lavoro. Si ri– schierebbe, in questo caso, di commettere quel che suole chiamarsi un " errore del doppio ,, : rovinare la famiglia dalla quale si esce 1 senza recare un rin– forzo, che compensi, a queHa in cui si andrebbe ad entrare. Queste difficoltà e questi dubbi non rurono estranei al vostro pensiero e, avvalorati dalla discussione che avvenne fra noi 1 temperarono ragionevoltnente, nel vostro scritto, le conclusioni e i propositi che dap– prima avevate abbracciato. Rimane tuttavia uno stra– scico di pessimismo, forse eccessivo, circa il possibile avvenire delle organizzazioni di impiegati, che è dehito mio di notare. Senza scemar pregio alle vostre consicleraiioni circa la utilità di unn, organizzazione unitaria fra i clipondonti eia. ciascun dicastero o circa la difficoltà di universalmente rnggiungerla, come a quelle 1 non meno ncute, ~mlla influenza. della " qualità ciel la– voro ,, nel determinare il carattere e la forza delle varie organizzazioni, mi sia lecito rammentarvi che le stesse diffidenze che inquietano voi, quanto alla possibilità di organizznrc altri rami della pubblica iunministrazione, erano affaccia.te e predicate, soltanto qualche anno fa 1 da moltissimi, verso tutte, senza distinzione, le organizzazioni di impiegati, non esclusa quelh~ a cui ,,oi ci aiutaste, con tanto valore, a dare <1uell'impronta combattiva e moderna, che ve la fa parer degna di passare quandochessia nel più ampio e l'ivo girone del movimento operaio . .Nè d'altronde, sarebbe l>iccola fonia politica, o dispreguvole centro di irradiazione educativn, una Confedera,..,iono di agenti dello Stato 1 che pm si limitasse a quei rami - fer rovieri, insegnanti d'ogni ordine, postali-telegra– fici1 ecc. - cui voi già com~entite il diritto di viag• ~iare in direttissimo verso l'avvenire. Comunque sia, se un " esperinrnnto ,, vuol farsi - adopero la vostra parola - della ca1>acità associativa e rinnovatrice degli impiegati dello , tato e delle nitre pubbliche nziencle, esso non saprebbe artificialmente roartarsi in un confine cli tempo così breve e porentorio 1 da sembrare preordinato a un insuccesso sicuro. L'espe– rimento deve seguire e secondal'C lo svolgersi dei fatti - più assai lento di quello delle idee - senza pretendere di stimolarlo o intimidirlo collo spettro di una schigliottina, desHna.ta a troncarlo cli colpo allo scoccare di un'ora immutabilmente pre– fissa. . .. I~, al postutto consentitemi qucsb~ conclusione - non è poi la decisione circa 11aclesione formale r,ll'una o alPaltra compagine di lavoratori, che possa avere una enorme inttuenza sulla storia dei clue mo– vimenti; movimenti non già paralleli, ma stimolati eia. necessità politiche ed economiche a contatti ed a convergenze sempre più accentuate. Ferrovieri e postnli-telografici, quale che sia la cnsa d'abitazione che eleggano a se stessi, sono oggi i due eserciti del lavoro più naturalmente designai.i a realizzare coteste convergenze e cotesti contatti. Poichè per essi è lo Stato che si fa industriale, ed è l'industria che si fa organismt> politico, essi sono, di natura loro, un anello di congiumdone fra. i due grandi campi del lavoro sociale che, agli opposti estremi, sembrano tanto diversi e 1 sotto qualche aspetto, antngonisti fl:n. loro. Da tale situazione di fatto nasce per essi una funzione mediatrice, che sarà sempre più efficace, come più diventi comwpevole. Alla quale poi soccorre la fatalità delle cose. Una vasta forza segreta, che è come la logica interna dei fatti, affatica. e sollecita tutti i movimenti del lavoro ,•erso un'unica direttiva, verso un'azione, uon soltanto coordinata e concorde, ma assolutamente comune~. Qui è il significato immanc11te e la vel'iti1 1 se posso dire, rinverdita del vecchio rna?'xismo e di quella invocazione cbo chiude il .lfanifesto <lei com11 11i.sti, e che l'esegesi teorico-pratica. del sindacalismo dozzinale converte sconciamente nclln ~rottesca 1>a– rodia di se stessa. Che cosa è di più aben·ante e di più pulcinellesco della tattica, che le ufficiali rappresentanze hanno imposto 1 in questi nit.imi tre anni, in ltulia 1 all'orga• nizzazione dei ferrovieri? ~ppure prevedete voi stesso che questi ultimi saranno quandochessia i nostri mi– gliori alleati e commilitoni, e per me è cosa certa del pari. Per supporre ch'essi seguitino a lungo a lasciarsi prestare un atteggiamento, che li rende stra11ieri 1 ol– treché al senso comune, alla stessa or~nnizzazione dei loro fratelli cli lavoro, e vulnera a. fondo prima

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