Critica Sociale - Anno XVII - n. 22 - 16 novembre 1907

34.0 CRITICA SOCIALE i loro stessi interessi, poi gli interessi generali della civiltà, ch'ei potrebbero invece così gloriosamente servire, converrebbe supporre in essi, quanti sono, un branco di incoscienti o di forsennati. Ma, anche frn. i lavoratori clell'inclustria libera e quelli dei servizi pubblici e di Stato, il ravvicinamento do,•rà farsi sempre più intimo ed attivo. fn sostanza., quella necessità di coordinare e reciprocamente con– dizionare l'elevamento dei lavoratori col progresso dell'industria o dell'aziendn, con un loro crescente condominio nell'azienda medesima, e coi più gene• rali interessi della collettività - quella necessità, che ò il suggello di nobiltà della nostra Federazione aver prima riconosc'.uto - non esisto meno nelle industrie private, per quanto la renda meno facil– mente visibile ed attuabile il fatto che, in queste, il rap1,orto fra l'interesse dei lavoratori e quello della collettività, anzichè venir posto in risalto dall'orga– nismo intermedio dolio Stato, è volato e, a così dire, frantumato dalla ridda degli interessi antagonisti cli innumerevoli imprese privale, in contrasto coi loro lavoratori, collo Stato ed n. vicenda fra loro, :\fo, al di sotto di quetiti sminuzz,~ti interessi in conflitto, esiste pur sempre un interesse piì.1 fondamentale a un'annonia superiore, che vuol essere ricercato e al quale in definitiva spetterà primeggiare. Così, come pili l'orga.nizzazione interiore delle op– poste schiere nel conflitto sociale si perfeziona e si estende, e 11espCl'iCnzacompie l'opera sua, i lavora• tori delle industrie libere t-"0.ra.nnoportati ad uscire dalla sterile lizza degli scioperi abusati, della lotta puramente economica, per assurgere a quell'azione po– litica, elevata e complessa e ben altrimenti civile e feconda. nella quale si troveranno gomito a gomito coi lavoratori dello Stato, emancipatisi essi pure clag-li istinti particolaristi, dal servile accattonaggio, dalle incertezze e incoerenze che ancor oggi ne offuscano e ne indeboliscono l'azione. Questa duplice avanzata non può essm.:e cosl rapida, come rapidi, caro Alati, sono i vostri entusiasmi. Anche la vita delle orga• nizzazioni e la pratica, sinceramente, devotamente coltivata, dei movimenti emancipatori sono grande scuola di paziem:a e di necessaria tenacia. Quanto alle forme, alle oscillazioni, alle incon· gruenze di ogni singolo passo, forse è savio non preoccuparcene eccessivamente. J?at<iviam invenient. FILIPPO TURATI. L'ORIENTAMENTO NUOVODEL SOCIALISMO Declicauclo ad Anna Kuliscioff il suo nuovo vo– lume, che uscirà a giorni coi tipi del Saudrou, inteso a illustrare Le vie nuove del socialisnw, - quanto dire a formulare, rlesumeudola dai fotti, la teoria, di ciò che fu convenuto di chiamare ri– formismo socialista - lvanoo Bonomi così definisce il proprio lavoro: " un esame di coscienza n· E ,,eramente il libro del Bonomi è " l'esame cli coscienza,.,, il più profondo e il più coraggioso che ci sia avvenuto di leggere, del socialismo contempo– raneo. rrutti coloro che militarono in esso in questi ultimi vent'anni - e non per ripetere soltanto e pappagalleggiare, ma per intendere, per fare, per innovare - vi troveranno la ricostruzione, la cri• tica 1 la filosofia delle loro battaglie. Esso è quindi un po' anche il nostro libro, e uoi dovremo non solo occuparci dì esso di proposito, ma ùovrerno ritornare ad esso quante volte vorremo ritrovare e ripensare noi stessi. Diamo intanLo dalle bo:t.:t.e- come saggio ~ corne primi:t.ie - uno dei capitoli più riassuntivi e più caratterist ici. L'antica tattica marxista. insegnava: bisogna instaurare la dittatura del proletariato per procedere poi gradual– mente, e con unn luog& teoria di provvedimenti rivoluzio– nari, all'abolizione del capitalismo Al quale insegnamento, l'odierno socialismo aggiunge prt1dentemente: intanto che si aspetta la pronosticata dittatura, giova imporre alla borghesia, con lo stimolo di un'opposizione perpetua, lo riforme che agevolano il passaggio dalla civiltà. pre– sente alla futura. Ma la realtà contemporanea, che è il prodotto dell1e– voluzlone democratica delle nostre società politiche, an– nulla. un termine della tattica antica: la dittatura rivo– luzionaria. La realtà, riprendendo i suol diritti di fronte alla rormula, proclama senza esitazioni che tutta l'opera, che deve colmare l'intervallo che sèpara Il presente dal· l'avvenire, può essere compiuta, con I soli strumenti della clemocrar.la , dalla classe lavoratrice, la quale cosl non deve attendere la sua dittatura, ma soltanto la pie– nezza della sua maturazione entro la democrazia. E come si compierà questa maturaiione? Precisamente come si è maturata o si mah,ra la rorza politica, e quindi la sovranità, nello Stato, di tutti gli altri ceti e di tutte le altre classi. Lo sviluppo della demoerazla 1 con Il suffragio univer– sale e col conseguente moltiplicarsi del partiti, il cui numero aumenta con l'ingresso di nuovi strati sociali nella vita pubblica, ha ratio dell'azione politica un hn• menso mosaico. Ogni clas:se e ogni ceto, pel tramite del proprio partito politico, reca al grande edificio dello Stato moderno I suoi materiali da costruzione. Ne deriva cosi che lo Stato e il Governo sono, volta a volta, di• versi. Ora essi sono costituiti da un gruppo di elementi da cui sono esclusi quelli del ceti inferiori 1 ora invece essi poggiano di profereuza su questi ultimi elementi, cementati da altri simili od affini. Ma ciascuna volta che un elemento sociale riesce a partecipare alla sostanza ond'è fatto il Oovcrno 1 esso si industria di trar profitto - secondo il grado della sua energia - della parte di potere ohe gli spetta. Perciò gli elementi sociali non sono mai in equilibrio stabile: ciascuno, secondo la sua ,•italità. interiore, si accresce o si contrae, e le combi– nazioni governativo mutano, non solo col variare degli elementi costitutivi, ma anche col mutare della loro singola forza. Da questa mutabilità e da questa varietà deriva la legge di progresso delle società democratiche. La classe proletaria non ha che da affidarsi, senza. esitazioni paurose, a questa legge inviolabile. Essa deve persuadersi di essere una forza ;>Oliticache ha gli stessi diritti e g1i stessi doveri di quelle che veniouo espresse da altre classi e da altri ceti. Perciò essa non deve, nè fantasticare d'aver contro di sè tutto le frazioni bor– ghesi, per cui le convenga aspettare lll sua piena ma– turità per attaccarle alla base del loro dominio; nò ri– fiutare sempre di partecipare a qualsiaei combluazione governativa. Nel primo caso, essa si murerà lo una specie di clausura monastica, lungi dalla vita dovo si lotta o sì vince; nel secondo, essa rinuncerà, a cuor leg• gero, a tutti qli enormi vantaggi cho offr(', ai partiti e alle classi, la possibilità di servirsi al propri fini della poderosa azione dello Stato moderno. Del resto, che la classe proletaria abbia già ricono - sciuta l'opportunità di nou soUrarsi alla legge della de– mocrazia, lo attestano gli esperimenti e la pratica di questi ultimi anni. Pur abbandonando il caso .Millerand e più di recente i casi Briand e Viviani .....:. nei quali la partecipazione del socialismo al Governo è stata dirotta. e personale - non furono forse grandi esperimenti di vera e propria conquista parziale del potere l'atteggia•

RkJQdWJsaXNoZXIy