Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907

CRITICA SOCIALE 307 sciopero: l'una e l'altro crollavano con grande fracasso; e il gesto precipitava irresistibilmente la tumultuaria approvazione della legge nefasta. Solo una bonaria amnistia, per quella prima volta, sven– tava il da.uno alle persone. 'I.1utto ciò vi pone va fuori, recisamente, della pos– sibilità. di esercita.re un'influenza sensibile sui nuovi ordinament i ferrovia r~. Quando, più tardi, un'altra manciata di milioni fu data a nuovi orga.nici, era senza il vostro controllo nè del Parlamento. Don Chi• sciotte protestava ancora, clamando nel deserto. Ma l'esperienza a nulla valse. L'abisso doveva invocare e partorire l'abisso. I Congressi vostri, proclamanti, sotto la specie <lell' u azione diretta ,, esclusiva e ribelle, il me• dit:.ato disinteressamento dagli interessi collettivi più. vasti, a cui l'azione parlamentare soltanto può coordinare ogni gruppo di particolari interessi, vi separavano a. mano a mano dall'anima della na– zione, suscitando oblique diffidenze nello stesso proletariato delle officine e dei campi, che un'abile sobillazione reazionaria - gonfiando i milioni già concessi e lo spettro di un de{ìctt ferroviario im– minente e rovinoso - disponeva a scorgere in voi degli insaziabili divoratori de~ bilancio nazionale. Ond'è che quando, dopo la mvano promessa SO· Jidarietà (e fu il minor male) nello sciopero infesto del 1 904 1 vi si vide recarla allo sciopero generale di ieri, un sospetto iniquo, una bieca varola. corse nelle file: si parlò di speculazione... Nell'errore dello sciopero impulsivo, errore anche più grande fu la vostra impulsiva adesione: ma la folla, tut• tavia, la sentimentale folla italiana, l'accoglieva plaudendo. Poi vi fu negato il .:icambio. E vi parve - e lo gridaste ben forte - cosa ingenerosa. . .. Vi parve ingenerosa. e lo fu. Ma il facile eutu– siasmo dei Comizi non si rìtrova 1 per ventura., nella pacata ora della riflessione. Quella ingenero· sità era il dovere più grande. Lo sciopero, che voi proponevate a. voi stessi e ai fratelli delle libere industrie 1 era la più grande follia. Lo scopo che gli assegnavate, la consentita anuichilazione della legge, il suicidio dello Stato, era l'assurdo fla– grante. L'effetto era la guerra. civile, lo stritola– mento d i tut te le nostre opere di progresso e di pace, il sa.le della sterilità sparso per lunghi anni sulle ini ziativ e proletarie, la. <lisfatta. senza onore e senza rivincita, e la dittatura militare. Giammai perduellione più codarda si sarebbe compiuta. Questo fu il pensiero di tutti. Voi vi calunniate negando che sia. stato anche il vostro. Meuo che a chiunque, ad ogni modo, spetta a voi sindacarlo, a voi che erigeste il " far da sè ,, a canone supremo. Ora, se il discorso deve avere una conclusione, se unu. conclusione ha la storia, eccola in succinte parole. Dove i fatti hanno sentenziato, tacciono le vane teorie. Ad uomini degni di questo nome, a lavora• tori coscienti, quando la via nuova, su cui furono guidati improvvidamente, si palesa quella del di– sastro, uno solo è il dovere: senza vane queri– monie, ritornare sui propri passi e riprendere la vecchia e la buona. Questa guerra ebbe dei feriti: è possibile racco· glierli e me<licarue le piaghe; la Croce Rossa pro– letaria non conosce rappresaglie o rancori. Ma. la vostra. guerra più lunga ha nel suo pro– gramma rivendicazioni importanti, che, entro li~iti di ragione, il paese vi deve. Sono quelle medesime del proletariato tutto quanto. Combattendo per voi, combatterà per se stesso. Fiualmente, la legge provocante, che han fog- giata per voi quando vi credettero nemici• - la legge che la vostra azione recente ha pur troppo consol idata. nell'opinione dei più - dovrò. essere, ma.no mano, con opera di civile educazione e di progre sso politico, rimossa e sostituita. Perchè tutto questo si compia, la condizione necessaria e sufficiente è una sola; e ha nome " ricouciliazione »· Voi dovete riconciliarvi innanzi tutto fra voi 1 perocchè (invano lo neghereste) siete divisi i poi riconciliarvi con voi stessi, con la vostra coscienza, che diverge - e il supporlo è rendervi onore - dalle vostre parole i ricouciliarvi, in terzo luogo, col proletariato italiano 1 dal quale vi siete arcigna– mente e stoltamente appartati, che ha comuni con voi i dolori, le speranze, i rlcstini ; riconciliarvi, da ultimo, col paese che attende, Una forza poderosa - troppo lo avete ostentato - sta nelle vostro mani, o ferrovieri. Strumenti della civillà che galoppa., voi potete arrest.arla e tentare di frantuma.ria. Voi potreste impiegare quella forza,per la barbarie e pel delitto - ahimò! vi han fatto dire anche questo! Ebbeno 1 voi do• vrete invece impiegarla. - unicameute, sicurissi– mamente - per la luce e per la civiltà. Sì, è uelle vostre mani, o ferrovieri, la sorte del progresso democratico del vostro paese. Ma qual• cos'altro è in mano vostra, che a.I socialista più preme. Nella grande opera cli socializzazione uui– taria delle forze industriali, che ò il divenire del mondo, voi siete, professionalmente, falange d'a• va-nguardia. Il mondo, che non crede ai teorici e si pasce dei fatti, guarda all 1 esperimento che in voi, prima che in altri, s'incarna.. E l'esperimento dovrà. dire se è utopia. di sogna– tori, o realtà che diventa, la conciliazione progres• siva dell'interesse dei gruppi coll'interesse della società tutta. quanta.; se sia possibile, o.ellagrande industria di Stato, che ogni giorno si allarga, in– staurare il libero regno del lavoro, nè sfruttato nè ~fruttatore; se, infine, la sollecitudine di un grande servizio nazionale e quella degli interessi immediati di chi lo fornisce possano (sabotagc a rovescio!) integrarsi a. vicenda. È un frammento iniziale di socialismo - come beo disse Bissolati - che con voi tenta le sue prove. Se esso naufraga, se esso fallisce, voi proverete pel capitalismo e per la tirannide. Se esso riesce, sa esso trionfa, è la. civiltà socialista che si af– ferma con voi. Or a voi, ferrovieri, la scelta.; e la responsabilità. della scelta in cospetto alla storia. FILIPPO 'fURATJ. " PER L'OSSERVAHZA DELL E66E,. Poichè ai foce tanto baccano per ottenere dal Governo l1applicazlone delle disposizioni di legge dirette contro lo sciopero do! ferrovieri, col pretesto che alla legge devo sempre mantenersi l'Imperlo, non parrà inutile rammentare un'altra disposizione ponale, e questa non di leggi speciali, croate ad opportunità, ma della leggo fondamentalo militare, la cui osservanza dovrebbe pa– rere, a quegli stessi assetati di repressione, assai più o almeno altrettanto necessaria, e che pure nessuno di essi si è dato la briga di ricordare. L'art. 171 del Codice pena!e per l'esercito - del qualo esercito l'Arma del carabinieri costituisce il primo corpo - prevedendo gli u atti di violenza commessi nell'ese– cuzione di un ordine 111 si esprime come segue:

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