Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907

806 CRITICA SOCIALE Ma, allora, i nostri traditori siamo stati noi stessi. . .. E basterebbe per l'ingiuria - e cadrebbe Ja re• criminazione, e il silenzio si imporrebbe pietoso - se la minaccia che, per fatto vostro, pose ieri a repentaglio i destini del proletariato e della de– mocrazia italiana, fosse veramente caduta. Ma voi rinfoderaste l'arme - non la g-ittaste. :Madomani il triste conflitto potrà ripresentarsi, più ango– scioso e più formidabile. E allora non ò più possibile, non sarebbe onesto il silenzio. Con esso potrebbe davvero cominciare il nostro tradimento. C,onsentitemi qualche breve richiamo. Sono cinque anni - era il febbraio 1902 - voi vi schieraste, come ieri, iu linea di battaglia. Una lunga iliade di soprusi patiti, cli durate sofferenze, vi faceva sacri, in quell'ora, alle simpatie di tutti i generosi e di tutti gli oppressi. Una campagna s'era. indetta. di comizì, di conferenze, di articoli, per guadagnarvi il paese - e in quella. campagna. mi trovaste al vostro fianco. Anche allora si affilavano le armi -per la difesa suprema dei lavoratori - lo sciopero. E lo sciopero poteva allora apparire, per più versi, ben altrimenti legittimo. Da troppo tempo i vostri lagni erano stati inascoltati e derisi. Una solenne inchiesta. di Governo e di Parlamento aveva disvelato di che lagrime grondassero le vo– stre fatiche e qual fosse l'ingordigia dei banchieri che vi sfruttavano a sangue. Nè allora di fronte a v oi, direttam ente, stava, collo Stato, la colletti– vità naziona.le , 'l' uttavia fu tacitamente pacifico allora nella ·vo– stra Commissione, che lo sperimento del lo scioper o - di cui la giustizia della. causa non , .scema.va . il rischio nè i danni - sarebbe stato con ogni sforz o cercato di evita.re. Ben sapevamo tutti, ch'esso è una di qu elle armi , delle quali, assai più che non l'uso rea.lo , serve la virtù potenzia.le. E allorqu ando l'ultimo diniego del le Compagnie ad accogliere i vostri memoriali parve la disfida. supremaj fu allora che colui che vi scrive, mercè l'opera ezia.ndio di amici o più autorevoli o meno sospetti - ricordo solo il Sacchi, il Romussi, il Barzila.i - stimolò insistentemente il Governo a intervenire, arbitro, nella contesa. Il Governo, dopo breve esitanza, aderì. Quel che avvenne nei sette giorni di discussioni viva– cissime, attorno al tavolo verde del Ministro dei Lavori pubblici, presiedute, nei momenti decisivi, dall'allora presidente del Consiglio Giuseppe Za.uar– delli, appena è d'uopo che vi sia ricordato. Sbaragliate le resistenze pervicaci delle Compa– gnie, furono recisi a.Ila.radice i peggiori arbitrii, conquistato alfiue l'organico atteso da ben tre lu• stri, favorite le categorie più faticose e più umili, messa a ruolo la falange sterminata degli a.vven• tizi, elevati i massimi e i minimi delle mercedi, guarentiti automatici e più rapidi aumenti a tutte le carriere, indennizzate le vittime del fatale '98, guadagnati da 24 milioni in un triennio, col con– corso dell'erario, per aumento di stipendi e di paghe. E 1'isoluta a favo,· vostro la questione dello sciopm·o. Ben avevano contro di esso le Compagnie na– scosto, negli anfratti del regolamento, un piccolo ed aguzzo pugnale. Oratore della Commissione, toccò a me di far pret1ente al Governo, che, per deside– ra.bile che fosse prevenire per sempre lo sciopero nei grandi pubblici serviz~, nou per quella via, anzi per quel viottolo 1 vi si poteva &niv&re. :r{è la- voratori industriali, quali voi eravate e siete, in fondo, tuUora, potevano ess~re spogliati del diritto di difesa comune, senza prima concordare equi congegni di arbitrato che ne sostituissero intere le garanzie. Su di ciò la vostra Commissione non avrebbe ceduto d'una linea. Il Goveruo intese .... ed assentì: l'articolo-capestro venne radiato. l\la assai maggiore dì questi più tangibili, fu il risultato politico e morale di quel convegno. Mercè il quale per la prima volta riconoscevasi ufficial– mente la forza della vostra organizzazione; forza. che, irradiata dalla luce invincibile della ragion e, raddoppiava come forza ed insieme diventa.va il diritto. Mentre la. stampa reazionaria levava altissime le strida per la pretesa abdicazione dello Stato - in realtà. si poneva 'il germe (e non per voi soli) di quel contratto collettivo di la.voro, liberamente sti– pulato fra lo Stato e i lavoratori, nel quale è, come in compernlio, tutta la progressiva soluzione dei conflitti sociali. Per virtù combinata dell'azìoue parlamentare, del conquistato favore della pubblica opinione, e della compatta solidarietà corporativa, i lavoratori dei trasporti erano divenuti gli artefici del loro destino! . .. È penoso rammenta.re come quei tiori promet– tenti tralig nassero quind i in frutti di tosco e di cenere. Perchè Pangustia del tempo, i limiti del bilancio, l'impreparazione tecnica a risolvere d'un colpo ta– l uni problemi ci avevano sforzati a rimettere altre maggiori migliorie a intese successive, che dove– vano precedere la fine ormai prossima delle Con– venzioni, la trionfale vittoria dei ferrovieri venne calunniata. come inganno e come disfatta. Fari– saiche interpretazioni di patti, sobillati egoismi di categorie, codarde insinuazioni e provocazioni spa• valde rimisero a 'rumore il vostro campo, e si ripropose lo sciopero. Anche allora contro di noi, accorsi a salvaguardare la lealtà vostra e la san– tità del concordato e il vostro domani, fu lanciata la ignobile parola " tradimento n· La discordia e la violenza verbale presero possesso delle vostre or– ganizzazioni e delle vostre assemblee. Colle vo• stre mani medesime demoliste, uno a. uno, tutti i ponti, tutti i raccordi, che vi congiungevano alle rappresentanze legali del paese: tantochè, quando le Conven:.::ionifurono presso a scarlere, delle nuove trattative promesse nè altri vi richiese, nè a ri– chiederle pensaste voi stessi. Il paese, affannato dal grave problema del riscatto, cui voi avevate dato l'abbrivo, vi trovò assenti dalle sue cure, stranieri alle sue ansie, inconsci del presidio poderoso che voi, e voi soli, potevate prestargli nel malagevole passo. Così fu che la legge del '905 anche vi trattò da stranieri; e rievocò contro di voi quelle commi– natorie allo sciopero, che l'opera di tre anni avanti aveva sventate. Invano - misero Don Chisciotte della libertà alleata alla ragione - chi or vi scrive tempesta.va , proponendo cocciutamente, iu quella vece, il con tratto collettivo di lavoro periodica– mente rivedibile, e razionali cointeressen:r,e 1 e san– zioni equitative arbitrali. Questa soluzione, prima che da altri, era rinnegata da voi. Si rese· con ciò inevitabile che il concetto feudale dello Stato 1 arbitro e signore de' suoi agenti, trionfasst•, e ca• dessero, ringoia.te , le timide prome!~e rli arbitrato clei pro getti prim itivi. Contro la minaccia della legge proposta rizza.vate allora la trincea irri– tante dell'ostnizionislllo, iuc\i il balqardo dello

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