Critica Sociale - Anno XVII - n.18 - 16 settembre 1907

276 CRITICA SOCIALE . .. 'l'utto questo castello stiraeriano - appliçato alla materia meno stirneriano, del mondo - noi' sarebbe per noi che un soggetto di curiosità, se il Barba– gallo non protendesse di fondare la sua tesi sovra esempi ed analogie, in qualcuna delle quali siamo anche un tantino impegnati personalmente, tanto cho la nostra testimonianza è indirettamente invo– cata. Il prof. Bnrbagallo non si limita infatti a svol– gere la sua singolare teorica anarchico•sindacalista come "un'idea del suo capo 71 • Essa non germoglia soltanto, come un antidoto omeopatico occasionale,. dnlla crisi presente della sua Federazione. Al con– trario, se dob biamo aggiustargli fede, essa è con-• clamnh, dn.ll' osempio del movimento operaio più mo– derno e pili serio, e dello stesse organizzazioni più importanti di funzionarii - l'Unione magistrale, le Associazioni degli impiegati civili, la Federazione postale e telegrafica italiana! Sorvoliamo alle analogie col movimento operaio. ]I paragone, nonchò correre, zoppica da cento piedi. Nessun dubbio che il movimento operaio·- mal– grado il fatidico uppello di Marx - procede ancora immensamente sgregato. La formazione della grande solidale compagine nazionale e internazionale del lavoro salariato non può essere che il frutto di un lavorio di secoli. Anche è naturale che, a riescirvi, si cominci da nuclei locali - più facili a formarsi per ragioni evidenti topografiche - cbe cedono mano mano, allo },ederazioni nazionali di ogni mestiere od industria, corno queste si vanno componendo, quelle specifiche attribuzioni, che esse avevano assunto, a così dire, 1>rovvisoriamente e che queste possono assai meglio curare ed assolvere. Ma, innanzi tutto, è arbitrario assimilare, sia pure per metafora, ai grandi rami Opt,rai, rispondenti alle industrie diverse, le categorie ed i gruppi dei professori. E'orse sarebbe già ardito equiparare ad una sola siogola industria economica la aotto.indu– al:ria intellettiya dell'_insegnamento mediano. Si ag– giunga cho gli operai - anche nella cerchia di una sola indusfria economica - servono a infiniti pa– droui, in condizioni le più diverse fra loro e in con– corr?nza feroce, nazionale e internaZionale, gli uni cogli altri. Pretendere che il tessitore di una singola d~tta,. il tornit?re di_una officina metallurgica 1 senta, d1 primo accluto, 1'111teresse generale dell'industria disseminata, nella quale è un atomo disperso e al criterio cli quell'interesse - così difficile a ~acco– gliersi in un'unica formula - subordini il proprio at– teggiamento di salariato militante, sarebbe preten– dere l'assu1·clo. E tuttavia, dove più 1'orgànizzazione è sviluppata, anche a questo mano man~ ci si avvi– cina. Sempre pii1 le Unioni di singoli rami di me– stiere si accostano, si fondono in associazioni più vaste, si federano nazionalmente ed intemazional– mente., in~cnsifìcaoo i coiitatti e le intese, allargano Jc sohdariefà, accentrano le risorse finanziarie e i 1>oteri, trasferendoli, dai nuclei locali e dai nuclei tecnici divisi, alle grandi rappresentanze direttive centrali. Q_uondo quest'opera sarà al termine, allora san\ pross11no a compiersi il vaticinio socialista al– lora la vcrn I nternazionalo snrà alfine la pad;ona clelh:istoria e del mondo. L'analogia col movimento operaio, invocata dal Bar– bagallo, si torce dunque violentemente contro la sua tesi. Lo èategoric dei professori - più che vere "cate– gorie"' gruppi cliffel'enziati da piccoli interessi acci– dentali, cho Ja stessa opera federale deve tendere a livellare - nulla hanno di comune coi grandi bat– taglioni doWesercito iudustriale (1), Uno solo è per ( 1) Queato ooncetto ò accennato anche In una conlrorolaztone sullo steuo tema, del 11ror. Caiciarera, hl. quale però, a senso nostro: tro11{)0 dOIJOlmeuteresl1tc e troppo, osolllaodo, concede alle all'er• m1t,1on1, 1111eg111Jllmooto l.lOr&ggloao - del narbagano. quelli il padrone (se cosl vogliamo chiamarlo), cioè il Governo ed il Parlamento - questo Consiglio d 1 am– ministrazione, nel quale essi stessi hanno voce come elettori e qualchevolta come eletti; unitario e rego– lato da un'unica legge, e facilmente misurabile con lo sguardo, il servizio a cui danno l'opera loro; una sola la cassa cui possono attingere i miglioramenti invocati. E mentre, nei conflitti parziali fra lavoro e capitalo, l'opinione pubblica, il più spesso, è sorda e quasi indifferente, al contrario, di fronte alle, richieste, alle agitazioni e alle minaccie degli addetti al servizio della scuola - una delle funzioni essen– ziali dello Stato moderno - tutti i partiti, tutta la stampa, tutto il pubblico insomma, che si sente cit– tadino davvero, è immediatamente impegnato a pren– dere posizione, per giudicare anzitutto, e quindi per coadiuvare o per osteggiare. Ond'è che l'atteggia– mento idealistico, subordinato alPinteresse generale della civiltà, che difficilmente si può per ora pre– tendere e che avrebbe scarsa efficacia nel movimento operaio, è invece una necessità immediata ed asso– luta di tattica pei professori della scuola, come in generale pei funzionari degli uffici - ed è l'ele- mento decisivo della. loro battaglia. . Questo atteggiamento idealistico, che presuppone la larga organizzazione solidale di classe - contro il quale non ha ironie che bastino la penna del prof. Barbagallo - non ancora, ciò è vero, fu as– sunto quanto sarebbe desiderabile, non ancora ne fu intesa tutta la forza - malgrado tutte le prediche al deserto di qualche campione avvenirista del loro movimento - dalle nostre Associazioni degli impie• gati civili. Ed è questa la causa e l'effetto del loro vegetare tisicuccio ed atrofico, della loro azione in– ~rmittente e ancora sussultoria. Anche, con altre c~gioni, serve essa a spiegare la relativa debolez.za della grande Unione magistrale, che, anche più che pel numero degli adepti, pel problema vitale che incarna io Italia, dovrebbe - e auguriamo a poco a poco vi arrivi - rappresentare una enorme forza politica, profondamente rivoluzionaria, ne). nostro paese. · Afa dove la ingegnosità innegabile del B~rbagallo è superata dall'audacia, ò laddove egli invoca, a sostegno del suo particolarismo di gruppi, l'esempio della Fe– derazione postale telegrafica. A prescindere dalle disposizioni sui gruppi autonomi - che riguardano unicamente i dipendenti dalle aziende private, come sarebbero, nell'insegnamento, i semplici professori pareggiati, tantochè pei telefoni, oggi riscattati, non avranno pi'ù applicazione - gli stessi articoli deJlo Statuto, che il Barbagallo ha citati, provano esatta– mente l'opposto di quanto egli presume. Ivi 1 infatti, non soltanto ai Congressi, non solo ai refe,·endum, insomma alla Federazione nel suo vasto e solidale complesso 1 è dato in ultima istanza ogni potere d'aziono: le stesse facoltà sono date al Comi– tato Centrale, salvo, ben s'intende, rispondere della propria condotta ai Congressi nazionali federali. Le Sezioni, i nuclei tecnici speciali - per l'azione verso lo Stato - non sono ohe strumenti informativi e di preparazione. Ma, assai meglio della lettera statutaria tutta la storia della Postale 'l'elegL"afica, uel suo 'costante indirizzo, nello spirito suo, è la negazione più recisa della tesi barbagalliana. La tattica, e ciò che potrebbe dirsi l'anima operante di questa organizzazione, sarà -buona o cattiva, non tocca deciderlo a chi scrive: i risultati fin qui ottenuti non sembra dimostrino che essa sia molto malvagia. Criticarla, certamente è lecito; travisarla, fino a capovolgerla, è verame~t:.e eccessivo. Perocchè, non solo nella sua compagine statica la Federazione postelegrafica è, come dicemmo, esatta~nente l'opposto della l!'ederazione degli inse– gnanti, quale la vagheggia il prof. Barbagallo; ma

RkJQdWJsaXNoZXIy