Critica Sociale - Anno XVII - n.18 - 16 settembre 1907

ORiTIOA SOOIALE 275 . . . Non amiamo insistere. Le pagine, che seguono, del prof. Barbagallo, rincarano anche troppo la dose. Si direbbe che il relatore si compiaccia di aspergòre le sue requisitorie di un acre pessimismo, che ha qual– checosa di cinico, nel suo verismo forse un tantino forzato. Ma le conclusioni, cui egli giunge, non sono a.ffatto quelle che a noi - che a voi, lettore - le premesse 1 così sconsolate, lascierebbero supporre. Poi– chè le richieste, gli appetiti, i pronunciamenti di ca– tegoria e di gruppo sono inevitabili, la filosofia po– sitiva ci insegna ad accettarli senz'altro, senza di– scutere, e a farne anzi - con processo omeopatico - la base stessa della Federazione. Si dirà che vi è contraddizione nei termini. Il Barbagallo dimostra, o crede dimostrare, che il contrario è il vero. Fu una " perniciosa illusione ,., - a cui partecipò egli medesimo un tempo - che si potesse creare tra i federati un affratellamento spirituale, che dirimesse i contrasti. Il prof. Barbagallo - che non per nulla pone il suo studio sotto l'egida di un aforisma ma– terialistico di Antonio Labriola - è oggi ben gua– rito da quella illusione. Il male inevitab'lle cessa, per ciò stesso, di essere un male, e la illogicità ma– nifesta, di fronte al pensiero, non è altro che una logica diversa, riposta nei fatti. Il Barbagallo svi– luppa la teoria con tutta la potente dialettica, che, è per un cervello di professore, un arnese, stiamo per dire, professiocale. E, partendo dal concetto - così semplice ed in– tuitivo che doveva parere un fuor d'opera anche il solo accennarlo - che le" informazioni,, sulle con– dizioni effettive e sui bisogni di una classe, di un ceto, di un sottoceto non le può fornire che il gruppo direttamente interessato, egli ne cava il più delizioso catechismo anarchista che mai aia stato scogitato in tema di organizzazioni e di federazioni. In gr.azia, o col pretesto, delle "informazioni ,, che i soli interessati possono fornire, i suddetti interes– sati sono anche i soli "'competenti ,, a concludere, a richiedere, a misurare le richieste. Questo salto lo– gico è la base del ragionRmento barbagalliano. La sovranità. delle categorie scaturisce da esso come con– clusione necessaria. Forse è da domandare perchè la stessa logica si arresti alla oategoria e non arrivi alla sovranità .dell'individuo. Dopo tutto, contentare gli appetiti di un solo sa~ebbe più facile é meno di– spendioso che soddisfare i bisogni di un gruppo. Ma, allora, delle Federazioni• non rimarrebbero più nep– pure i lacerti. A che prò, in questo caso, il Con– gresso ... e le relazioni? Le richieste delle ca.tegorie o dei grnppi sono tutte accettabili, tutte legittime, tutte convenienti ad un modo. A ohe prò par1are di contrasti possibili? I contrasti sono apparenti, sono" grossi equivoci ,, , o tutt'al più vertiranno li sulla opportunità di un me– todo, piuttosto che un altro, per conseguire le pro– prie rivendicazioni n· La questione del metodo - che nella lotta è la più decisiva fra tutte - sem– bra dunque pressochè indifferente al nostro scrittore. I contrasti del reato sono scarsissimi: sarà questione di tatto tentar di dirimerli, ma ciò, si badi bene, soltanto " con misure preventive, non mai repres– sive ,,. Diversamente si peggiora la condizione delle cose. La categoria non è neppure obbligaté. ad es– sere composta soltanto di federati: essa può orga– nil'.zarsi coine vuole, fornicare per ogni foro a suo Ji. bito e posta. E rimarrà tuttavia. la regina assoluta. Le rivendicazioni sociali non sono li materia di lo– gica o di etica pura,,. Assurdo qtiindi parlare di pro– poste illegittime - anche nel senso, relativo alle cir– costanze e al momento, che ogni buon positivista attribuisce a cotesta parola. La legittimità non è che questione di maggi-oran:.,a, e l'illegittimo dt ieri diventa non di rado il legittimo di oggi o di do– ·mani. Il relatore 11011 sembra sospettare che noi tutti viviamo nel tempo, e che il fatto di una maggio– ranza, che opina ad un modo, non ò un fatto pura• mente casuale e ha qualche ragione, di regola, dietro di sè. Parimenti non si dove parlare di pretese ec– cessive. Il bilaocio dello Stato può essere foggiato come meglio ·garba (non sarebbe forse possibile de• stinare un miliardo ai soli professori?) o coloro che ottenessero troppo per sè non farebbern che aprire la breccia all'emulazione, pel'Chò altri li raggiunges– sero poi per la via. Preoccupan!i di chi resta in– dietro, di chi soffre per cagion nostra 1 perchè noi, al banchetto della vita, arraffiamo anche la Sua parte, sembra al Barbagallo la più stolida delle !H'eoccu– pazioui, la quale - so fosse praticabile - non vi sarebbe " pantano più schifosamente stagnante di quello clrn con essa si verrebbe n costituire nella vita sociale n· "La vita sociale è quello che ò, con moetruoae gibbosità ,,- eono forse i professori fede– rati degli ortopedici? Se vi è anzi uua tendenza da comb~ttere, è quella, che già troppo provale negli organizzati, di moderare le domande, di non essere egoisti abbastanza, di non voler risicare, giocando troppo grosso, l'uovo oggi per la leggendaria gal– lina domani. La conclusione di tutto ciò ò che nessuno ha di– ritto di metter becco nelle richieste dei singoli gruppi. Non le Sezioni locali - che s'è già visto in quttl conto siano tenute dal prof. Barbagallo - e non il Consiglio federale i ma neppure il -referendum, federale, ma neppure i Congressi. I non direttamente interessati in ogni singola rivendicazione sono, s'è già visto, degli estranei e degli incompetenti, fatal– mente disposti a sottovalutare i bisogni dei col•· leghi, e a sopravalutare i propri. Anche la gradua– zione dei desiderati, la qualifica di più e meno es– senziali, di più e meno urgenti, non è che una mar– chiana utopia. Non v'è per cinscuno che una cosa importante ed urgente: quella che egli desidera, quella di cui egli ha bisogno. A cernere, a graduare penseranno gli avversari, penseranno il Parlamento e il Governo, ai quali non pare che il prof . .BarLa– gallo voglia opporre quella eccezione di incompe– tenza ch'egli oppone ai suoi colleghi di cattedre di– verse dalJa sua. Lo farebbe, probabilmente, volentieri o con un po' più di ragione. Sgraziatamente non è ancora tempo perchè il prossimo Congresso di Na– poli proclami la decadenza del Parlamento e dello Stato. 11Barbagallo questo ha sentito, e gli dobbiamo render g'razie della concessione. Anche di un'altra concessione gli dobbiamo saper grado, che è il più violento strappo alla logica e Ia condanna - a noi sembra - di tuttè le prnmesse. Dopo avere squalificate le Sezioni, il Consiglio gene– rale, i 1·eferendmn 'e i Congrnssi - dopo aver ill– somma uccisa la Federazione, riducendola ad un semplice Ufficio di registrazione dei desideri i di ca– tegoria - egli ammette che, in caso di conflitto fra questi desiderii, spetti ancora alla Federazione un còmpito di coordinamento e di moderazione. Come questo ufficio debba svolgersi, il Barbagallo non pre– cisa. Per noi - se le parole hanno un senso - questa riserva costituisce il rinnegamento di tutta la tesi strenuamente da lui sostenuta. Per la breccia del coordinamento, tutte le questioni di legittimità, di misura, di metodo, ch'egli ba formalmente scar– tate, rientrerebbero in campo, trascinate l'una dietro l'a]_tra, dalla logica che non perdona. Il morto - la Federazione - sarebbe, dopo morto, più vivo di prima. Ma questo è affare che riguarda la coscienza lo– gica del prof. Barbagallo. E lasciamo a. lui, cui non mancano certo le risorsi') dell'iòtelligenza, di ébrigar• sola al Congresso come maglio w,trò.

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