Critica Sociale - Anno XVII - n.18 - 16 settembre 1907

274 CRITICA SOCIALE non banno partecipato o non amano partecipare, e che quindi possono a cuor tranquillo ignorare e trascurare. Sezioni e gruppi di insegnanti amano ri,•olgersi diretta– mente ai pubblici poteri e agli uomini politici, sospet– tosi gli uni degli altri, diffidenti della Fede,·azione, con la minaccia e l'ingiuria eternamente a fior di labbra. Invano il Consiglio Federale avvisa cho tutto ciò ò male, che tutto ciò cade sotto determinate sanzioni discipli• nari; invano quelle sanzioni disciplinari propone al voto degli inscritti; la ribellione dilaga, le misure discipli– nari conseguono l'approvazione di un certo oumerC' di votanti, ma I~ disctPlina (che pare non si mantenga per virtù d'intimazionl legali) viene poco dopo violata da coloro stessi che dianzi se n'erano dichiarati vendi– catori. I grandi pr'>blemi della vita scolastica, dell'Istruzione nazionale, può dirsi giacciano, come per il passato, in obllo. Jovano, anche a riguardo loro, il Co,isiglio Federale am– monisce che si tratta di impegni assunti e di debiti da saldare. Salvo assai rare eccezioni, le Sezioni proseguono costantemente, e nella maniera meno organica e meno sistematica, a votare ordini del giorno Intorno alla de– ficienza delle due leggi, economica o giuridica. Di una azione politica della Federazione si può parlare assai brevemente. Sarà ll colore del tempo, sarà quel che sarà, ma l'anima politica, che ne irradiò la vita fuggente in giorni di crisi, sembra esulata dalle nostre flle, e l'azione, in questo campo veramente lotlevole, del Co,isiglio Fede– rale sembra cadere nel vuoto. Lo scrittore - s'intravvede anche dal brano ci– tato ~ considera con un grande sentimento di pietà gli inutili predicozzi e i platonici appelli alla con– cordia, fatti dal Consiglio federalo. Le manifestazioni particolariste, le rivolte, i pronunciamenti sono per lui un fatto giustificabile e legittimo per la sola ragione che esso esiste. L'atteggiamento ufficiale del Consi– glio federale e di quelle Sezioni e di quei conso– ciati, che tentano di resistere e di reagire, è l'espres– sione," del piit cieco, del più gretto conservatorismo,,. Se non che - prosegue il relatore - a fianco di quel– l'atteggiamento ufflciale, ve n'ha uno spicciolo, quoti– diano, ufficioso, che non fa delle parole, della teoria, ma dei fatti e della pratica. Dopo che le assemblee delle Sezioni, dei Convegni e dei Congressi hanno deciso In una certa mauiera, ecco ciascuno di quel gruppi o di quegli individui, che banno votato, o non si sono op– posti a quella tale manifestazione collettiva, di cui sopraj ecco che ciascuno, al ri1wrgere di uno solo di queLpro– blemi, che più oggi dividono gPlnteressi e gli animi dei federati, eccolo - dico - praticare la identica indi– sciplina, da esso medesimo urfl.clalmente biasimata. Fu - lo ripetiamo - lo strano spettacolo, che si ebbe in misura più vera e maggiore al Congresso di Milano e poco di poi: ogni gruppo di interessati a mo– dificare le leggi, economica e giuridica, trovava deplo– revole la discordia degli interessi, il ritardo di cui questa rischiava di farsi complico nei rispetti dell'approvazione della legge. Bisognava, a loro dire 1 sbarazzare il terreno da ogni questione minore, procedere compatti e dlscipll• nati al cospetto del Parlamento e del Governo. In con– seguenza di ciò, a ogni singola proposta di deroga da tali vedute, tutti gli ordini di insegnanti si coalizzavano contro i pochi inconsapevoli. Ma ahimè! Dal blocco del coalizzati, minuto per minuto, si staccava un nuovo drappello d'inconsapevoli, armato di r.ivendicazioni jm– prorogabili, e, minuto per minuto, le linee di quell'eser– cito accoglievano gli improvvidi del quarto d'ora pre- cedente,esi riunivano compatte cOntro i nuovi avversari. Chi poco prima - in causa propria - aveva pensato e opinato come costoro, si accantonava fra l'esercito dei ralliés, e ognuno del manipoli dei t·alliés, due minuti dopo, passava metodicamente alla causa opposta. E quando 11Congresso fu chiuso, e la tattica di massima fu stabi!ìta con (' ferrea disciplina 11 , ahimè! tutte le minoranze federali, lavorando ciascuna per proprio conto, ciasèuna per la propria causa, tutte convinte di far opera buona, riuscirono a costituire cosl grossa quantità anti• federale, d·a mettere in forse l'immediata approvazione delle due leggi. Siffatto lavoro, siffatta incoerenza, sif- '.fatta inconsapevolezza durano da quel tempo, raggiun• 1 gendo in quest'ultimo anno proporzioni grottesche. E, invero, persino le stesse Sezioni, pochissime escluse, · comprese anzi quelle teoricamente contrarie ad ogni movimento di categoria, non sono che organi effettivi di una schietta azione di categoria. Basta dare una scorsa ai loro ordini del giorno. Tre quarti dei medesimi sono, per ciascuna, la unila– terale espressione dei bisogni di quella categoria, che, per ragioui di reclutamento, per ragioni territoriali, per motivi di persone, riesce a prevalervi. Noi abbiamo Se– zioni a difesa degli interessi dei supplenti; altre, a difesa degli interessi degli ex-incaricati; altre, a difesa degli interessi degli insegnanti d italiano nelle scuole tecniche; altre, a difesa degli insegnanti delle prime classi ginna• stai! i altre, a difesa degli insegnanti delle classi ordi• narie contro gli insegnanti delle classi aggiunte, e cosi via. Salvochè (contraddizione dell'Umano ·pensieri>!) eia• ·senno di questi organi di un movimento di categoria polarizza. la sua. teorica (la pratica è costante I) a se• conda ohe le proprie richieste trovano accoglienza o meno nelle sfere ufflciali della Feiùrazio11e. Sono accolte benevolmente? Allora essi si dichiara.no contrari a. ogni movimento particolarista, che condannano con furore di inchiostro. Vengono respinte? Essi sono per l'azione di categoria! Chi legge questa dipintura sarà tratto a conclu• derne che il ceto dei professori - cosidetti organiz– zàti - sia il quissimile di un manicomio di agitati. Parlare di semplici egoismi sarebbe troppo piccola cosa. L'egoismo ha diritto e facoltà di essere intel– Jigente - anch~ se non sia cattedratico e diplomato. Particolarismi,· tendenze egoistiche, fanno capolino - è cosa umanissima - in ogni organizzazione; esse ne stanno anzi lilla base. Ma è il proprio, appunto, dell'organizzazione di temperarle e di spegnerle. La organizzazione è questo sopratutto. Anche ai meno intelligenti il senso pratièo, il senso comune per– suade di· leggieri che non v'è possibile unione, nè possibile lotta, senza parziali, almeno provvisorie ri– nuncie, senza istituire un'armonia fra i desiderii in. dividuali e di gruppo che tendono a soverchiarsi. È la legge della lotta, è, potremmo dire, la legge della vita associativa. Questo intendono ed a questo oh– bediscono i più umili scarpellini, i più rozzi forna– ciai o braccianti che istituiscono una lega. Ma questo non entra - se dobbiamo credere al Barbagallo - nel cervello, ben altrimenti addottrinato, dei profes– sori. La loro psicologia somiglierebbe a quella dei bambini, che non vedono più in là del loro istinto, del loro bisogno immediato. La semplice massima utilitaria di Cristo: "non farai agli altri quello che non vorresti fatto a te stesso n, è già superiore alla capacità sociale dei loro cervelli. Si direbbero in– somma individui negati all'.organizzazione, incapaci dei ragionev_oli tempe_ramenti onde è tutta intessuta la vita sociale.

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