Critica Sociale - Anno XVII - n. 17 - 1 settembre 1907

CRITICA SOCIALE 265 chi conosce la Francia sa pure che, nell 1 immensa maggioranza de' suoi Collegi, ciò che av\•ienc in Corsica non potrebbe avvenire. In generale le masse elettorali francesi hanno un'opinione e una volontà politica. L'attesa di favori, della manna amministra– tiva, non riesce a render possibile l'elezione d'un candidato centro-sinistro in un Collegio radicale so– cialista o viceveL·sa. Nessuno, che conosca da vicino i costumi politici francesi, mi smentirà. Secondo il Crespi, un deputato in Francia non cade se non qutLndo non ha più modo di colmare di favori amministrativi la maggioranza dei suoi elet– tori! Come spiegare allora la fedeltà di tanti Collegi ai deputati operai, che certo non dispongono di al– cuna briciola d'influenza sul Governo? Perchè Mont– pellier1 nella regione che Crespi dipinge a colori politicamente così foschi 1 rielesse, agli ultimi Comizi, il compagno .Bénézech, un operaio manuale che si esprime a stento in francese (ò noto che in Lin– guadoca il francese non ò familiare al popolo), un povero vecchio che non può spiegare la menoma influenza sulle autoriti'~ locali o centrali, che, come " socialista unificato ,,, non può neppure aggiungere un voto alla maggioranza, e che non 1>ossiede altri titoli all'infuori della sua devozione assoluta alla causa proletaria? Questi casi sono tutt'altro che .isolati. E chi non riderebbe al pensiero d'un Jules Guesde implorante favori amministrativi per i suoi elettori?! Sarebbe ugualmente col distribuire la maitna amministrativa che si sostengono in Francia i Mini– steri - sem1>re secondo il Crespi; e alla fine, come non è JJOSsibile contentare tutto il mondo, ecco che la maggioranza viene ,a mancare e 1 per un gioco di altalena 1 l'opposizioné agguanta il potere .... Ora, il Crespi dimentica una cosa: ed è ohe, pre– cisamente, questo gioco di altalena, che si constata in Ispagna, in Inghilterra ed altrove, in Francia non si vede. Non esiste questo va-e~vie1ti da destra a sinistra; da lungo tempo non si va più che verso sinistra. E perchè? E'orse soltanto gli uomini di Si– nistra sanno distribuire favori, e i destri son mal– destri a questa bisogna? L'ipotesi, in verità, è troppo assurda! Perchè mai i Ministeri cli maggior durA.ta (tre anni circa ciascuno) furono precisamente dei Ministeri di riforme e nettamente orientati a sinistra, Waldeck– Rousseau e Combes? Non si pretenderà che sapes– sero corrompere i deputati meglio dei H.ibot, dei Dupuy, dei :Méline, dei Rouvier, ccc:. Se i Ministeri più recenti, come pensa il Crespi, dovettero a ma– novre di corruzione le loro maggioranze anticleri– cali, o perchò i Méline, i Deschanel, i Ribot, ecc., non seppero, colle stesso manovro, mantenere o ri– suscitare il dominio clericale? Ecco ciò che non ci si spiega. Ma la spiegazione •ò semplice. Vi è un'OJ>inione politica in ll'rancia, checchè se ne dica 1 alla quale, ben inteso entro certi limiti 1 Camera e Ministero sono costretti ad obbedit·e. Se tutto si spiegasse coll 1 intrigo 1 come mai si vedrebbe delinearsi una direttiva generale del– l'evoluzione politica? Ora, questa direttiva, ò inne– gabile, esiste, e - sebbene il Crespi sembri ignor.arlo - non è più Parigi a dare l'impulso e l'orienta– mento generale: oggi la provincia è più solidamente democratica della capitale. In verità si direbbe che Crespi abbia presente non la Francia dell 1 oggi, ma quella del passato. Così, quando egli parla della ripugnanza che si avrebbe da1>ertutto 1 io ·Francia 1 per le Associazioni e per i Sindacati, egli semhra ignorare con quanta intensità si maniresta ora, negli angoli più perduti di quel paese, la tendenza all'assooiazid'nc delle forze ope– raie. In pochi anni il numero degli operai sindacati r!\ddoppiò, e supera oggi gli 800.000, cifra non pic– cola per un paese ancora così poco industrializzato. Lasciamo dunque le esagerazioni. Riconosciamo che vi è nella vita ~lolitioa. francese una poderosa corrente ge11crale 1 a dispetto delle piccole contro– correnti e dei vortici o delle spume e del fang-0 1 che l'urto di mille particolari interessi accideDtali e di– vergenti può generare. Le piccole miserie dolla vita parlamentare esistono anche in paesi prosperi come l'Inghilterra, in nazioni così illuminate come le scandinave - le opere di Ibsen, di Bj0rnson, di Kielland, di Bojesen ce no informarono abbastanza-; anche là. gli interessi particolari e locali fanno spesso perder di vista agli elettori il bene generale. Di questo guaio non dee dunque farsi una specialità. della li'ranoia, della quale troppo spesso si parla conoscendola male {'). Sopratutto non dimentichiamo che, so le elezioni oolitiche si facessero in ~"'rancia esclusivamente col– hntrigo e colla distribuzione di favori, come Crespi pretende, sarebbero i reazionari che avrebbero le migliori carte nel loro gioco, e sarebbero certi di trionfare nella. più parte dei Collegi, potehdo essi far leva sulle forze sociali più influenti: grande proprietà, grande commercio, banca., alto clero, esercito, eco. Socialmente, un deputato reazionario ò, in generalo, più influente di un deputato demo– cratico, ha maggior azione sugli uomini al Governo, lo, mercè clell'high life pt1rigina e internazionale, e per conseguenza, se gli elettori non chiedessero che favori particolari, non dovrebbero eleggere se non uomini che hanno attinenze nel gran mondo, e non mai semplici operai ohe nulla possono ottenere! ERNESTO CALLt. (I.a fine 111 pros~imo nirnu.•ro), (1) Ecco un c&omplo di 001110uomini colti possono Ignorar!"! fatti Importanti dellR. atorla moderna frR.neese. llareo }'anno, In un di• scorso pubblicato nella Riforma SOclale (I~ luglio 1907, JJ&g. ~ii), parlando del aoe\allsmo ulopi1t1co di Fourler, Proudl.011 o I,. 8/onc (notiamo <11110.uagglo che Yllfredo l'aroto, SOr<ll,Illenger, llourgln, li. Denls, ccc,, considerano come 1clt11Uflco Il aoelallsmo di rr.ou <11to11, o che quello di mane non b più utopistico <101 ,oc1a1umo di LAsulll"l che non !ec'J H non tradurre ln tedesco I progetti di L, m1mc), pro• te11de elle cotcato socialismo• llliravaal lrOl)IIOvagamente nello llllo sfere della metafls1ca, pcrchò 1>otcsso trovare contatto colle cose tcr– rono • - 11che ò fn.lso sopratutto per ll!ano - o soggltmgo: " occot• tuale forse lo teorie dell'Owen .... , tutte le altre non cl.Ibero n1alA.lcun ascenden!e sul J)opolo, nà mnt fecero ap11ello 11,J 1,opolo per ehlnmA.rlo nlln riscossa•· - Co1l lfarco •·anno Ignora aempllcemente In rh•olu– zlone rranooso del 18.fS,ivnorn che la rivoluzione di rebbralo fu ratta. d11gllOJ)Orlll (li Parigi alle {!'rida; diritto al lavoro I 01'{/lllllzzttzl.Ollt àd lttvoro!, d\v!Sll tolta a pre1t1to da un 011u11colo di i.. Eliane, cho ebbe uu e,io,·me a1ct11dulle sulle masso operale <11 allora. Ignora elio Il Governo pronlsorlo <lei1848 tu costrc1to, con suo gran dlllplacero o sotto la. 1irculone operala, ad aggregarsi uu pubblicista socialista, 1..011l1 mane, e un proletario nutenllco e socialista convinto, l'opernlo Albert. Ignora che Il Governo fu obbllgnto a proolt1maro -con uno de' suol primi docrctl o nona stessa tal11,In cui crnno ontrnll, 11or ohlodere quosto, 011eral armati <11rucllo - ti diritto al lavoro, e a promettere l'Rbollzlone del salarh1to (25 febbraio 1848); lirnora che, do110 aver 01u10 la promeua di creare un Ministero del la,·oro, lo atono Governo convocò la Com1nlsslono <lei !,ussemburgo, che tu Il primo abbozzo <l'un parlamento <lei lavoro, Il primo Congresso ope– rato; Ignora ohe, sotto la Jlresstone di 11uesta Comm1ulone, omanò un <leoreto sulla giornata di 1a,•oro, che, eeeoodo raul l,011ts (Ltl lOU omw,~re, d(ll/1 ltS deu.z; r11011de,, l)llg, 82), d'acoordo In CIO0011 K. Marx (Da, KapllM, 4• Aun., 1 1 264), fu l'atto Il 11111 dcclll\'O san– zionato fino allora In qualsl111\ paese In f11lto d'Intervento ,ioclale; Ignora Infine che gli 011cral di Parigi, I quali 111Governo ll\'evnno " fMto credlto di tre mest <11miseria •· proteatamlo contro l'Infame commedia degli aUUers naUom:111x, si rivoltarono uel giugno 1848e che fu quella. la più terribile bat!aglla da strada che la. storia r11mmentl, - lo raccomando al compagni, elio volessero erudirsi sull'aztone <lei socialismo nella vlvoluzlone del 1848, Le ,·~vnt dt Lo11is />MUppe dl Eugenio ~'ourntère (l'arls, Julcs Routr, 'I fr. 60 c.) e so11ratulto f,<1 Ht– -p11bllq1tt de 1848 di Giorgio nenard (l'arls, J. nouff,) rr.); le due opero uscirono nella. Histolre 10<:k1Uste, diretta da Jaurf1. Ai prosstmo numero: Il sooilllismo rrgginno, III. La coo1,crnzionc inte– grale, delt'avv. MEUCOIO Ruun.

RkJQdWJsaXNoZXIy