Critica Sociale - Anno XVII - n. 17 - 1 settembre 1907

264 CRITICA. SOCIALE L'EVOLUZIONE P LITICA INFRANCIA e la crisi vit:wola Risposta ad Angelo Crespi (1) t con sorpresa dolorosa che lessi nella. Critica Sociale, in uno cioè degli orgRni più accreditati _del socialismo internazionale, un articolo così poco im– prontato di serenità obiettiva come quello del dottor Ang-elo Crespi: La fragirommedi<i dei vig11aiuoli fran• resi. Come socialista francese, abbastanza al corrente della cosidctta questiono meridionale, mi si consenta di dirigere alla vostra Rivista, che gode ovun~u~ tanto giusta o meritata stima, alcune osservaz10m di rct.tiflea. Il dott. Crespi deplora l'istinto di imitazione c~e spinge, r~suo dire, gli itnliani ad imitare tutto mò che avvieuc nl di là. dello Alpi, ed ò certamente per lottare contro così nofast11 tendenza ch'egli scrive dolio rrude - io dirci rrmleU - verità a quellf\ ch'egli chiama, con non dissimulata ironia, l'amic<, ocridt11fllle e la grande 11a.zioue. Non sn1>rei pronunciarmi sull'efficacia di questo mozzo, perchè, so bastasse dir male dell a. Fran cia. ngli italiani per impedirli di imitarla, lo se.op? do~ vrebh'essere raggiunto da lunga pezza. P er llm1t arc1 agli ultimi secoli, dal .lhsogallo di Alfieri agli arti– coli sociologici di Lombroso che, or fa qualche anno, nella Nuova A11tologiri, scrivendo del Pericolonero in J.'r<rnria ci diceva ogni sorta. di coso spiacevoli, fino nel affcr'maro la nostra inforiorità nel campo artistiro o letterario - e passando per Gioberti, Guerrazzl (L'Asino) e Mazzini, che non ci risparmiò neppur egli lo suo censure, per_ giun~ere alla sta~p~ gal– lofoba del periodo crìsp1110- 11male che s1 e detto in Itnlla della Francia J>otò contentare i nostri più difHcili avversari; forse mai in un paese non si è detto altrettanto male di un nitro paese. Ciò non impedì alla vita politica italiana di prc– scntnrc molte analogie - nel bono e nel male - colln frnncese. Non si dovrebb 1 cgli forse concluderne oho quest'analogia non proviene tnnto dalle illusio~,i italinnc sulla Ji'raucin, quanto da altre cause ptu profonde, come sarebbero l'nfllnitl\ ~cl temperam~nto nazionulo e della struttura sociologica, la educaz 10ne politica somigliante, le tradizioni. della civiltà l ~ti.na, l'influenza della mentalità cattoltca, ecc.? Ogni im– parziale dovrà infatti riconoscere che la Germania, la Svizzera, o più ancora l'Inghilterra, pur essendo dagli italiani meno imitate della Francia, trovano <1uihen altro ammirazioni o lodi o vi hanno, come noi diciamo, 1111e bien meilleure presse..... Fra i rimproveri mossi dal dott. Crespi al mio disgrnziato paese, che dopo i rovesci militari ~el 187~ diYcntò, per quanti si occupano ~all'educaz1one cl01 loro compatrioti, l'esempio di c,ò che tm ragazzo savio t101i dece essere, ve 11 1 ha che concernono tutta la nazione, o ve n'ha nitri che riguardano le sole pro\'incic del Mezzodì. Uisponderò anzitutto ai primi, e in seguito agli altri. I. - L'evoluzione politica. li dott. Crespi fa della vita politica francese uu quadro di Gherardo delle Notti, che riuscirebbe de· solante so non npparissc nlquanto fantastico. Il torto del pittoro consiste noi generalizzare eccessivamente i guai ro1ili del parhunontarismo francese, che del resto son quelli di ogni regime che sia insiemt:J democratico e capitalistico: favoritismo, nepotismo, intrigo, venalità. (Il Crltktl &:>,:Wlt 1° lugllo 1901: A, CRr.SPJ, L6 tragko1 ,untd.kl d,, i-lgnllluoll ,,.a1ti-t•I. ?ifa sarebbe estremamente ingiusto affermare, come fa il valente sociologo, che le masse elettorali fran– cesi comprendono la vita politica esclusivamente ~al 1>unto di vista del11intrigo e dello sbruffo. Basta in– fnttr considerare l'evoluzione meravigliosamente re– golare dei partiti politici francesi dal 1870 ad ogg!. Salvo qualche oscillazione insignifi ~an.te , che, e~a1!11• nati\ e anl\lizzata nelle sue cause, s 1 rive la cosbtmre un'eccezione più apparente che reale 1 i risultati delle elezioni politiche nella terza repubblica palo· sarono sempre una evoluzione lenta, ma costante e rdgolare verso la democrazia o la laicità, verso il prevaler~ di partiti sempre pìi1 avanzati; la mag~ gioranza monarchica e clericato dell'assem~lea .d1 Versailles fu sostituita malgrado una form1dah1le pressione governativa, 'con una maggioranza repub– blicana centro.sinistro, l'opportnnismo gambettrnno successo al repubblicanismo centro-sinistro, e il m• dicallsmo fin) per rigetta1·c l'opportunismo nel re– troscena. 'l'utte lo elezioni generali - legislative o comunali - segnarono una spinta a sinistra, l'asse della maggioranza s1>0standosi sempre, più o mono sensibilmente, in questu. direzione. I voti socialisti non scemarono in nessun luogo, e i progressi del partito socialista furono rapidi o lenti, ma costauti. Se a Parigi vi fu un momento che diede al nazionalisti la maggioranza del Consiglio municipale, ciò non di1>ese da una diminuzion~ dei voti socialisti, che al contrario erano aum~ntat1; fu• rono i lavori edilizi, l'apertura di nuove vrn, la de– molizione dei vecchi 1uarticri, che spinse la po· polazione povera verso i rioni pi~ eccent~ici_,rendend? cosl più borghesi o retrogradi I quartien c~ntrah, i qmlli, a pari numero di voti, eleggono maggrnr nu– mero di consiglieri - furono queste le cause che as• sicurarono per un istante al Municipio una maggio– ranza reazionaria, non rispondente alla maggioranza elettorale. Parimenti, in provincia, i socialisti per– dettero certi Comuni, non per essere scemati di nu• mero, ma 1>er il formarsi di coalizioni avversarie, ignote alle elezioni precedenti. '.I.1uttavia Io ri1)Cto,non vi fu mai regresso vero e proprio· J 1 ~voluziono dell'opinione politica in Francia procodc 1 sempre noi mod~simo sen~o) le statistich~ potrebbero dimostrarlo 111conf11tab1Imente.Non a1 d[.urno in Francia quei voltafaccia, quei bruschi .. salti cloll'opiniono elettorale, di cui ci offerse esempi pa• rocchi l'fnghilterra, negli ultimi anni, tanto nelle ele• zioni politiche, quanto in quelle comunali di Londra; eppure sono i Francesi, non gli Inglesi, che hanno filma di volubilità politica! li Seirrnobos in quel lavoro così obiettivo che è la !:itori;:, <lell'e;oluzioneJJolitica dell'Europa dal 1815 al 1900, sp!cga la g~nesi .di questa ap_parenza sfa– vore\'ole a1 francesi, e dimostra che 11 frequente mutare del regime politico in l!.,rancia. nel secolo x,x non dipese affatto del preteso temperamento volubile dei francesi in fatto di politica, poichè l1evoluzionc dell'opinione politica in Francia seguì, per tutto quel secolo, un corso regolare. Questa regolarità nello sviluppo democratico, dimo11trata dalle urne, con– traddice l'asserzione di Crespi. lufatti, nei paesi ove la politica si riduce all'intrigo 1 ai conflitti di inte– ressi personali, nessuna evoluzione regolare dell'opi– nione è possibile: guardato a prova la Spagna, certe repubbliche del Sud-America, la Grecia, ecc. Anche in Francia corte regioni presentano questi caratteri. fn Corsica, ad esempio, gli elettori seguono i trabalzi politici dei loro eletti e votano per lo stesso candidato, se anche da monarchico diventa repubblicano, o, da radicale, clericale. Gli stessi Collegi colle stesse maggioranze, ora eleggono un bonapa~tlsta ora un radicale socialista, poi da capo un bonapnrti~ta. Gli è che ivi Ja vita politica è a~punto quale il Crespi la suppone in tutta la Francia. Ma

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