Critica Sociale - Anno XVII - n. 17 - 1 settembre 1907

268 CRITICA SOCIALE bile necessità, o più essi affermano quel carattere di assoluto o di fatale, che Il rende temibili agli unì 1 ri• spettati e venerati dagll altri; e tutti credono nella loro forza come in qualcosa di trMcendentale, di voluto da dio, e colla fantasia li Ingigantiscono, li poetizzano e li idealizzano In buona fede, tanto da renderli irriconosci. bili a loro stessi. Gli idealisti si impernlieriscono se manca l'ideale. Es3l, staccando l'ideale, Il senlimento, la coscienza dalla loro base, ne fanno degli enti a sè, per dichiarare poi che alla umana saluto non bastano gli interessi e i bisogni, ma occorre l'Ideale e tutto il resto, come chi dicesse che per a.vero I frutti non bastano Il tronco e le radici rlell'albero, ma occorrono i fiori, e quasi che l'ideale, il sentimento, o la. cosoienza, come fior dalla pianta, non sgorghino e non spuntino appunto da quel blsogni 1 da quelle esl1çenzo,da quegli stessi intere,isi materiali che essi disprezzano, anzi non siano altro che bisogni, inte– ressi o esigenze materiali, proiettati nel tempo, e cosl idealizzati. Gli idealisti sono tratti In inganno da un grossolano errore d'osservazione. Essi si sono accorti che nessun grande movimento sociale ò scompagnato da una certa dose d 1 idealltà, e prendono l'idealllà per la causa del movimento, s8uza accorgersi che essa non ne è che la erflorescenza o la spuma. 11 ~ nella natura umana - scrive ancora il Malon - il non privarsi dell'ideate e Il non poter compiere grandi azioni senza l'onnipossente impulso dei sentimenti al– truistici. La poetlzzazione della lotta, la com•inzlone che ci votiamo a qualche cosa di superiore (patria, li– bertà, giustizia 11oclale)fu sempre la sorgente dell'e– roismo e la strada della vittoria. " E in un altro pa.sso, che già riportammo nel primo capitolo, a chi gli J)arla Il linguaggio degli Interessi ma– teriali, egll o,serva con !sgomento: u Fino ad ora le rivoluzioni più generalmente vitto– rioso o più prorondnmento modificatrici rurono le ri,·o– luzioni religiose. Ma le grandi rivoluzioni eeonomlcho dove sono? Noi non potremmo ettaro che delle insurre– zioni tiociuli, eroiche, ma sempre vinte. " S1, sempre vinto, ma non pcrchò tali insurrezioni avessero Il peccato d'origine ilei movente esclusivamente economico, ma perchè, al contrario, il movente econo– mico era piccolo, era povero, era ristretto a pochi indi– vidui e a pochi interessi, o partiva da classi, sia pure numerose, ma deboli; Insomma, perchè il contenuto economico di quel movimento non gravava affatto o gravava ben poco sulla bilancia sociale. In simili casi la insurrezione non raggiunge naturalmente alcuna im– portanza; essa resta circoscritta, non si dilata, non si diffonJe, non trova eco; in una parola, essa non assume agli occhi ingenui della mas9a quel carattere di inelut– tabilità e di fatalità, che è il naturale substrato di ogni idea religiosa e di ogni fede. Siochò lo rivoluzioni, che lfalon chiama religiose, non furono temibili e vittoriose in quanto nutrite di ideale e di fede, ma in quanto obbero una tale base in inte– ressi materiali o eoncreti 1 un tal carattere in sò stesse di lrreslstibilo e di indomabile, una tal potenza ogget– tiva superiore alle rorze umane e trascendente la stessa volontà. cli coloro cho le suscitano, da indnn-e negli uni una cieca si>oranza. o una sconfinata fede, da incutere negli altri un sacro terrore, come i fenomeni più natu– rali di questo mondo, il rulmine, ad esempio, e il terre– moto, sono la fonte del sentimento religioso nelle anime deboll e paurose, che ne Ignorano le cause. t clunque vero che i più grandi cataclismi sociali sono inevltabilmento accompagnati da elevate e mistiche manifestazioni di idealità e cli sentimento; ma il soste– nere che queste siano la sola o la principal causa di quelli è tanto erroneo, quanto il sostenere, come sosten• gono in senso contrario i materialisti ad oltranza, che gli tnteres91 materiali e il movente economico son tutto, e che il resto è una pura parvenza o una mera illu– sione. La storia Invece, osa.minata nel suo complesso, ci in– segna che 1 sentimenti morali sono, in ogni rivoluzione, 'una forza potente e travolgente quanto gli interessi materiali; ma gli uni o gli altri non si possono nò se– parare nò congiungere ad artificio; gli uni e gli altri non formano due entità diviso e diverse, ma costitui– scono un tutto unito, di cui l'effervescenza o la fioritura ideale, venendo a galla o campeggianio in aria, è la sola cla tutti veduta o considerata, mentre le esigenze materiali, che si sprofondano nel terreno, sono ignorate in tutto od In parte da coloro stessi, che della rivolu– ziono sono attori o sono vittime. ... 36. - Questo occultarsi e sfuggire agli occhi degli uomini delle causo concreto ed oggettive dì ogni feno– meno sociale, è un caso che si è sempre avverato e si avvera ogni giorno. Chi vede sempre, anche oggi, i mo– venti prosaici ed aff11.risticidi quello che si gabella e si Impone col nome pomposo di patriottismo? E tutti, oggi, ad esempio, non si lasciano forse illudere, in buonissima fcde 1 dalla densa e lucida vernice di ideale, di interesse naiionale e via dicendo, sotto cui i protezionisti fanno passare, a vantaggio esclusivo della loro borsa, e con danno manifesto dell'economia generale, ogni specie di dazi doganali? Quaoto poi a.Ile rivoluzioni e agli sconvolgimenti ))assatl 1 basta prendere ad esempio la Rifornia. Martin Lutero, certo, come gli altri grandi ri– formatori suol contemporanei, non seppe mai, come ora sappiamo noi, che il moto della Riforma rosse il dl\'e– nlro del terzo Stato o una ribellione economica della na1.ionnlità tedesca contro lo sfruttamento della Corte papale. Egli, naturalmente, in buona fede, concepì il moto di classe, cl:e dava impulso al\ 1 agitazione 1 quale ritorno al vero cristianesimo, o come una divina neces– sità nel corso volgare delle cose, mentre - come no– tava Antonio Labrlola - lo studio degli effetti a sca– denza non breve, e cioè il corroborar.si della borghesia di città contro i signori feudali, e il crescere della si– gnoria territoriale del principi a spese del potere inter• territoriale o sopra.territoriale dell'imperatore e del papa, la violenta repressione del movimento dei contadini e di quello più esplicitamente proletario degli Anabatfoti cl permettono ora di rifare la storia genuina delle cause economiche clella Riforma, e di mostrare ai metafisici come anche gli &\'vonimenti più ideali abbiano il loro fondamento prosaico. Ma ciò non vuol dire - notiamo d'altra Parte al ma• teriallsti, e nota lo stesso Labriola - che a noi sla dato di distrarre Il ftLtto accaduto dal modo del suo accadi– mento e di discioglierne la. integralità. circostanziale per via. di una analisi postuma, che riesca affatto soggetti va e semplicistica. " Post factum, e a lunga. scadenza di non premeditati offetti, la storia dei moventi effettivi, che furono lo cau9e Intime della Rtrorma 1 in gran parte insapute agli attori stessi, apparisco chiara. Ma ohe il ratto accadesse come precisamente accadde, che assumesse quelle deter• minate rorme, ohe si vestisse di quella veste, che si co• lorisse di quel colore, che movesse quelle passioni, che

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