Critica Sociale - Anno XVI - n. 9 - 1 maggio 1906

CRITICA SOCIALE 141 solo per la Biologia generale, ma ancora per la Pedagogia e per la Sociologia.. Nella Biologia generale la teoria dell'evoluzione degli organismi, nella forma datale dal Lamark e rlal Darwin 1 e accettata e propugnata dallo Spencer e <htll'Haeckel, posa sui due principi dell'adatta• zione degli esseri viventi all'ambiente mediante la sopravvivenza dei provvisti di variazioni utili, e della trasmissione ereditaria di queste. Nella Pedagogia, a seconda che si ammetta o no tale ereditarietà, si rico,nosce una maggiore o minor parto all'educazione come ìattore delFavvenire: nelle scienze sociali il valore che possiamo at.t,ri– buire alle riforme, o meglio a date riforme, nelle istituzioni, che costituiscono I1ambieute normativo della con(loUa umana, varia pure nei <lue casi. Ura, sebbene negli ultimi anni la tesi negativa, di cui è sostenitore celebre il \Veismann 1 abbia piuttosto perduto in influenza, obbligando il suo stesso apostolo ad attenuarne la rigidità, essa ti statA. cli grande efficacia nel promuovere gli studì sulla natura dell'ereditiì. e del fenomeno vitale. 11 lavoro del Rignano nou è solo uno dei più bei riassunti di questi sttuli, ma contiene una geniale ipotesi, che, ritenendo i punti solidi di tutte le altre e scartanrlo i deboli, segna indubbiamente una. grande tappa verso la soluzione del problema. Il Rignano è decisamente per la trasmissibilità ilei caratteri individuali funzionalment e a cquisiti. ]~gli a mmette che, in nessuno dei ca.si singoli porto.ti innanzi al tribunale della criti ca scie ntifica, la prov a è raggiunta, ma che, considerati nella Joro totalità e nei loro rapporti reciproci 1 i feno– meni adducibili a soste,!-,TllO tiella tesi positiva clànno a questa il valore di un postulato di evi– denza e necessità. irresistibile. Come è noto, il \Veìsmann ha cercato di dimo– strare che la selezione naturale da sola basta a produrre tutta l'evoluzione, e che quindi gli altri fa.ttori sono inutili e inesistenti o quasi. Il Rignano mostra quanto logicamente sia impossibile provare il primo assunto, e come la verità del primo as– sunto non basti a provare l'inesistenza di altri fa.Uori; per di più, non gli ò difficile mostrare casi d'insufficienza della selezione, che rendono neces– saria l'invocazione di altri fattori 1 tra cui precipuo quello clell'adattazione funzionale tanto bene stu– diata dal Roux nella miuuOO struttura degli orga– nismi e dal Cope nella lenta e graduata. succes– sione delle forme paleontologiche. Sopratutto, se si pensa che negli unicellulari l'eredità si confonde con la moltiplicazione stessa dell'orgauismo,diviene in1possibile ammettere che l'ereclità, essa stessa uu prodotto della selezione, non includa le variazioni iml\viduali utili. La materia vivente essendo ca– ratterizzata dalla capacità di reazione adattativa, se questa capacità è ereditaria presso i pro– ~0'1'..0i mercò la semplicità <lei loro processo di propagazione, dev'essere lo stesso per i metazoi. Ogni organismo pluricellulare che 1 sia pure in mi– uimo grado, ritenga la capacità di trasmissione ere1litaria delle variazioni utili dovute ai rapporti tra il suo antecedente e l'ambiente, godrà. del van– taggio di un adattamento più rapido alla medesima forza esterna, e finirà col soppiantare quelli che di tal grado della· medesima capacità non dispon– gano; sicchè, uel passaggio (la.gli unicellulari ai plnricellulari, il grado di trasmissibilitfl. dev 1 essersi accresciuto. Accettarnlo la teoria \.Veismanniana 1ioi verremmo ad escludere dal processo delFevo– luzione organica il solo modo d'acqùisizioue di variazioni utili, che noi conosciamo, giacchè le variazioni acquistate dall'uso sono necessariamente utili . .-\.~sodata così la necessità logica della trasmis- sibilità, il Rignano, nella sua logica mentale se non nell'ordine dei capitoli <lei suo libro, dev'esser pas– sato al come ribattere l'ultimo argomento del \\"eismann, Finconcepibilitì~ ,lella trasmissione ere– ditaria dei caratteri acquisiti. Lo scopo principale <lei libro è di mostrare come sia possibile di con– cepire questa trasmissibilità. A tal uopo il nostro autore immagina tre ipotesi, • indipendenti l'una dall'altra, ma che si aiulano reciprocamente. Alla prima ipotesi è condotto dall'esame delle conrlizioni in cui la legge biogenetica fondamen– tale, secondo cui lo sviluppo individuale ripete quello della specie, diviene intelligibile. Queste conrlìzioni possono riassmuerdi nell'esistenza nel– l'organismo in via di formazione di una zona ce,i• t,·ate di svili1,ppo, che rimane immutata sostan– zialmente durante il processo formativo 1 che rimH.ne quindi eaterna a questo e dalla quale emanano gli impulsi che determinano il passaggio da uno stari io ontogeneUco all'altro 1 fino alla maturità del nuovo essere. Questa zona centrale di sviluppo è costi– tuita dalla sostanza germinale reale 1 mentre la zoua germinativa delle cellule sessuali non è che il ricettacolo di quella parte della sostanza ger– minale, che ad esse affluisce. Negli unicellulari, zona centrale e zona germiuativa coincidono, rna uei pluricellulari la zona germinativa può essere lontana dalla prima ed essere solo un ricettacolo di elementi derivati dalla prima. Questa zona cent1·ate agisce continttcmw11le sul 1·e:-do deltenibrione fino al pieno svil'uppo cli questo. Concependo ogni stadio embriologico come un dato equilibrio di forze, questo non può essere turbato che da forze esterne, o la successione dei vari stadi può concepirsi come dovuta al ratto che ognuno di essi è a sua volta trtl.sformato nel suc– cessivo dall'impulso emanante dalla zona centrale. Questa è costituita, come vedremo meglio più oltre, dt\ centri elementari d'energia potenziale specifica, ciascuno dei quali, turbando un dato equilibrio esistente nell'embrione, lo trasforma in un equi– librio nuovo, capace fli provocare dalla zorn~ cen– trale un nuovo impulso, che a sua volta porta u un nuovo stadio e così via. I teuomeni di sviluppo degli unicellulari con– fermano completamente questo modo di ve<lere di una attivazione di elementi potenzia.li specifici della zona cent,ra le 1 pro vocanti i l passaggio dall'uno all'altro dei varì sta.dì ontogenetici. La seconda ip otesi c oncerne la natura di questl\ azione continua e reciproca fra zona centrale e soma (resto <lell'e'mbrione in isviluppo). Lo studio dei fenomeni di sviluppo, compiuto da Houx, da Hertwig, da ]~. Muller, da P10ifer, da Oarten, autorizza il Rigmmo a pensare che fon– damentalmente tale azione sia di natura nervosa, vale a dire di una natura di cui le correnti ner– vose sono il tipo differenziato. L'organismo 1 uni– cellulare o pluricellulare, sarebbe continuamente percorso da un flusso di energia nervosa, di cui i nuclei cellulari indicano i centri e il reticolo pro– toplasmatico le vie conduttrici. Il passaggio da uno stadio ontogenetico a!Paltro <lovrebhe così spie– gt1rsi per mezzo delle ridistribuzioni materiali in– dotte in ogni stadio da una alterazione nell'esi– stente equilibrio dinamico dell'energia nervosa, proveniente da un impulso di natura analoga da parte della zona centrale. L'ipotesi d 1 un impulso nervoso trofico è già generalmente ammessa. li Rigna.no non fa che generalizzarla e definirla: ogni corrente nervosa di determinata intensità, durata, ritmicità, ecc., ossia di una data natura specifica. 1 traversando un nucleo dato, vi depone sempre una data sostanza, che, in condizioni 1leterminate, può

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