Critica Sociale - Anno XVI - n. 7 - 1 aprile 1906

104 CRITICA SOCIALE cinici, di quei cani, che rinnegavano la famiglia, le leggi, la religione, la schiaviti\ le basi morali ed eco– nomiche d'ogni consorzio civile (1). Ma avrebbero forse sentite quelle parole i mercanti e naviganti insieme - chè i due uffici non erano ancora distinti - pei quali la patria era la na,•e; gli abitanti delle città. marinare greche, asiatiche, africane, che ap. prendevano dagli stranieri nuovo lingue e costumanze, che avevano spirito mobile e mutevole come il mare che avevano dinanzi: perchè qui incolw1t eas ttrbes non haerent in suis setlibus, sed, volucri sempe1· spe et cogita– tione 1·apiuntur a domo longius, atque etiam cum manent corpore, animo tamen exulant et vaga11tu1· ( 1 ). Poco più ta.rdi l'avrebbero compreso gli abitanti di quel grand'om– porio commerciale che ru Alessandria, dove, incontran– dosi genti di Grecia e d'Oriente, andavano fondendosi le anime ed i sentimenti pit, disparati. Forse i cinici stessi, che enunciavano il cosmopolitismo, non ne com– prendevano ancora tutta l'importanza 1 perchè l'idea non trovava l'addentellato nel sentimento in via di forma– zione, e gli davano solo il sènso negativo delPindipen - donza del filosofo dalla casa, dalla patria, dallo Stato ( 8 J. Occorsero altri tre secoli, occorse che Roma in sè rac– cogliesse elementi del mondo occidentale ed orientate, che le vie, le comunicazioni, i trasporti, moltiplicatisi, mettessero in relazione uomini delle JJiù differenti parti del mondo allora conosciuto, che la lotta per la ric– chezza sovvertisse ogni principio morale ed ideale, ed in ogni uomo, dc,vunque, si vedesse il socio d 1 affari ed insieme il nemico, perchè più forte ed esteso divenisse il sentimento dell'umanità di fronte a quello ristretto della patria, e lo stoicismo, pas8ando dal senso negativo al positivo, potesse affermare la reale fratellanza di tutti gli uomini, ed essere compreso. " Se la filosofia diceva che tutti gli uomini hanno eguale uatura 1 e sono citta– dini con pari diritto d'un unico regno, se essa compren– deva la ,·ìta morale come un rapporto di uomo ad uomo, indipendentemente dalla sua nazionalità e dalla sua condizione nello Stato, essa ha semplicemente reso co– sciente ciò che in parte era già effettuato nella re1,lfa o per lo meno in parte era stato posto 11 l'). Ed allora anche il cristianesimo che, come <lottrirrn, accettava gli elementi più opposti, purchè fossero diffusi già nel sen– timento delle masse, predicava la fratellanza universale, e, per seguire il figlio di Dio, non era delitto nè degra– dazione abbandonare la patria, la famiglia, ogni cosa diletta più caramente. Cosl Seneca poteva ripetere com– preso quello che era già. stato detto in altri tempi ecl era semOrato inconcepibile: non sum uni a11gulonatus, pat1"ia mea totus hic mw1dus est ( 5 ). L 1 idea imprimeva il suggello al sentimento, che ora arrivato finalmente sino ad essa. Poichè alla società si può estendere il principio che vale nella psicologia individuale: "il progresso in– tellettuale precede l'evoluzione della vita affettiva 11 ( 6 ); noi siamo ancora conservatori dal lato del sentimento, mentre siamo già avanzati dal lato delle idee, donde le intime contraddizioni, sia nostre, sia delle classi e dei partiti, per cui noi vediamo cittadini romani padroni di schiavi essere anche cristiani, e certe democra.-.ie avere Yelleità aristocratiche, militariste, imperialiste. (I) i,;_ U:Lu:11: Dte Pllil080Jlllle citi" OrUcJum. - Tiiblngen, 18::.9, Ptll'te 11, l)Rg. 228 e scgg. f'J Cwt:11O:.t;: De rep11QUca, 11, ◄, (3) J~. Zt:LLEK, OJ). clt. - 1,ll)SIR, 1$6&; pa1•to 111, tomo_ I, voi. I, J)llfl'. 277. {') lbl(l(>m 1 l)Rµ'. 12. {") Sl:lNF.('A, J,,'plsl., XX\'111, I. (11) 11. 11ih•i;-01i;o: E'lqnisse U'1111e p.~yf'/,01ouie. J>11r1a, l!J(l3, pne. :no. Aclunque, la facilità. e rapidità delle comunicazioni, distaccando gli uomini dalla 101·0 terra natale, metten– doli in rapporto con uomini di altra razza, li rende tolleranti verso il proprio prossimo in generale, e li prepara, inavvertitamente, alrindifferenza verso la patria. Le ferrovie, i vapori, il telegrafo, il telefono, invece di servire a cementare le unioni primitive della famiglia e della patria, non sono riusciti che ad allontanare gli elementi delle società, ed a renderli tra loro indipen– denti; i! fattore economico ha contribuito a strappare <lai loro amOiente anche gli esseri più refrattari a mu– tare le loro abitudini. L'emigrazione temporanea e sta– bile, sia nelle classi povere e laboriose, sia in quelle ricche e oziose, ne è il più bell'esempio, e con l'emi– grazione s'unisce la scomparsa dei costumi locali e na– zionali, dell'attaccamento al suolo nativo e perfino al proprio linguaggio, ratto gravissimo pel sentimento pa– trio, e che le società per la protezione della lintrua, sorte nelle varie nazioni, tentano inutilmente di com– battere. E ciò avviene por necessità nelle classi povere, che non escono dalla concezione antica: illa mihi patria est ubi pascor, non itbi nascor; sì avvera per moda nelle cla!isi ricche, che preferiscono le città, la lingua, i JJrO· dotti stranieri, perchè soltanto in tal guisa può distin– guersi l'uomo dei salotti da. quello dei campi e delle officine. D'altra parte, il fattore economico fa sì che il senti– mento patrio assuma valore negativo, specialmente là dove Governi plutocratici oligarchici, sotto par\'enze de• mocratiche, vogliano confondere il concetto di patria con quello di classe dominante; allora i proletari sfrut– tati vedono nella patria la grande nemica, la grande sfruttatrice, ed arrivano alla negazione e all'odio. Quindi il Machiavelli, cresciuto in una città che aveva espe– rimer:tata acuta la lotta di classe, ottimamente affer– mava nelle sue Storie: "quella patria merita essere da tutti i cittadini amata, la quale ugualmente tutti i suoi cittail.iui ama; non quella che, posposti tutti gli altri, pochissimi n'adord-,,. In simil modo col solo fattore economico si riesce a spiegare lo smarrimento dì senso patrio di quegli industriali e commercianti, che Yendono armi, mtrnizioni, vettovaglie ai nemici della nazione in tempo di guerra, o fraudolentemente ne preparano la rovina, fornendo armamenti iuefficaci o guasti. Con l'unica differenza che costoro, appartenendo alla classe dominante 1 spadroneggiando in sette patriottiche, sov– venendo giornali nazionali.~ti, figurando con forti somme nelle sottoscrizioni nazionali, a titolo d'assicurazione contro i sospetti 1 poc;sono anche apparire come difensori di quell'idealità, che essi hanno già venduto e trasfo1•– mato in moneta sonante, ed essere proposti a moclello di patriottismo alle classi diseredate, rendendo vana ed inutile la lotta degli onesti ed idealisti contro gli scia– calli d'ogni paese. Indice, pure, dei tempi sono le numerose associazioni internazionali, che si sorio già. formate o si stanno for– mando: internazionale dei lavoratori a cui si contrap– pone necessariamente quella dei capitalisti - giì~ in !svizzera s'è tenuto un simile Congresso - ; intemazio– nale del pensiero, che si riYela coi varì istituti scientifici internazionali e relativi Cougressi,e nella tendenza, non piì1 derisa, ma accolta con favore dalle nazioni più pro– gredite, a creare una lingua universale o per lo meno una lingua ausiliaria internazionale ('). L'idea, gettata (1) A. I.ALASD1,:: ies dictto,111ah·es phHosopliiques In Rti'Ue pl!Uoso• p,aque, tomo XYI, 1903, p11g, 6•2.

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