Critica Sociale - Anno XVI - n. 7 - 1 aprile 1906

CRITICASOCIALE 99 nessuna forma di azione socialista, ma vuole Yalersi - finchè è possibile - d1.?lleformo civili che ema• nano dal suffragio popolare. J<~ssanon può accon– ciar:,i a questa ridda di promesse, ripel ute ad ogni nuova crisi, che si risolvono in amarezza 1 in discre– dito, in sfiducia, Yerso tutto l'ins ieme dell'azione indiretta. l~ssa non può acconcinr.si a questa Babele dei prirtiti, a que8ta collaborazione elci contrari, alla malleabilità delle schiene, alla depressione del carattere. Ln tendenza del socialismo pu:·o o semplice crede nel contenuto economico dei partiti, nella loro ri– spondenza netta a modi di essere delle cla:,isi,e non può credere scrio, vitale, npportutorc di fecondi ri– sultati, l'appello sentimentale alht 1. buona volontà "' ali' " amore del bene pubblico 11 • T partiti, le classi, vedono l'uno e l'altro e trovano i loro specifici in - teressi. L partiti, di origino e di indole affine, pos– sono convergere verso un detern1i11nto obbiettivo la loro azione, ma i partiti, che hanno un contenuto economico opposto, una concezione della vita so– ciale, della funzione dello Stato contraria, come pos– sono nccordarsi, su problemi piil importanti che non sia quello della manutenzione delle strade, Mia pure ferrate·t I La tendenza. del sorialismo puro e semplice crede nella necessità e nella gradualità delle riforme. Se– condo la sua concezione la parte sostanziale della rivoluzione socialista è unn catena cli riforme. :Ma, appunto, nell'interesse di un progresso evoluti \'O, non può concedere che esso si risolvano in inganno. La tendenza sociafoita Ila radice nelle masse, essa non può cacciarle nelle braccia dell'annrchia a forza di disgusto e di delusione Quindi le è d'uopo essere pili ferma di ogni altra, più vigii€' 1 pili intransigente - mi si passi l'apparente paradosso - nella scelta dell'azione, del bersaglio e della compagnia con cui si imbranca. Ora, ò bene non dimenticare che vi sono riforme e riforme: altre urgenti, altre sostanziate di feconde promesse ed altre no. Non tutta. la merce può pas– ~are sotto il comodo aforisma.: " meglio il poco del nulla "' Ne segue che la nostra Rdesione, che è im· portante, non deve rispondere a w1gho speranze, a piccole l)riciole di carità caduto dal tavolo di Epu– lone, poi povero Lazzaro, ma dere essere una con– seguenza <l'un indirizzo di GoYerno dal midollo de· mocratico e dalla volontà arditamente riformatrice. ~ quc8tionc cli convenienza. Altrimenti il nostro appoggio è un fallimento e fallire, in politica, non è così comodo come in commercio. Siamo in presenza di una tale situnzione: Non pare. :Mancava al ministero Sonnino l'anima demo– cratica, e tlifatti sulPindirizzo si taco. J~,se per Ca!:ìO !,aYcaao, gli mancherebbe null'altro che la forza. Non c'è che il tecnicismo. Gaudecmms 1yitur. Bat– tiamo lo mani. O io, ripeto, non comprendo più nulla o la nostra tattica devo essere, in quest'ora, ben altra. Vogliamo essere dei positivisti e tener conto del– l'esperienza e dei fatti? Gli ultimi anni cli vita po• litica ci hanno chiarito che, nel paese, non siamo una forza fotta cli consapevolezza. e cli preparazione, nel Parhunento non rappresentiamo un centro, suf– ficie11te per numero e per attrazione, capace cli essere arbitro delle situazioni. Siamo a quella zona grigia. in cui ò lecito offrire, invece delle coso sostanziose, lo zuccherino delle promesse e dolio speranze. Fin– chè la nostra forza non si sia creata o consolidata, nulla potrnbhe nuocerd cli piì1 della collaborazione con un elemento equivoco. Abbiamo fatto delle dimostrazioni inarrivabili. "' Colla pi-esente Camera non si riesce a nulla di buono. Col vostro sistema. ri1Stretto di suffragio tutta la nostra azione sarà in omnia srcculci eliminata dalla Yandea dt-1 clericalismo e dall'analfahetismo. Occo– rono nuo,·e elezioni, nuovi elettori.~ Ancora di più. " Bisogna capoYolgere il si:.tema trihutario, tagliare nei bilanci militari, sottrarre IC'CO::icienzeall'impero del clero. , 1 QuC'sto era il progrnmmn minimo. O pl'ima bur– la\'amo. O le nostre dimostrazioni 01·a110fantasie. O non sentivamo il conbttto coi dolori e le aspirazioni del proleti1riato. E allora va bene. Ma ae si discu– teva da senno, è ora cli non huttare tutto nel cal– derone elci dimenticatoio. J\lu, si ripete, nessuno jHIÒ darci ora nulla di tutto C'iò.E Yft hcne .. \ ttenderemo la. nostra ora. Il nostro atteAgiamonto di stimolo potrà ~ervire a noi e a quelle poche riforme che al Ooverno piacerà di at• tuarC'. Invece ci rimangiamo tutto. L'invocnzione cli riforme org-aniche, che prendono cli fronte il confessato malessere ciel pnese e le più rivoltirnti sperequazioni fiscali, si trnmuta in belante consenso per le inuoyaz.ioni formali ciel :\(inistero del hworo e simili; la. ternhile hattaglia 1 senza quar– tiere, contro le spese improdutth·e e per il suffragio uniYersalc, è rimandata alle calende greche; la di– fesa della stq>remazia laica 1 della coscienza laica è rimandata a più bel sole. C'è tempo. Honnino ha riacreso la solita, vecchia, abusata fiamma della speranu1. l~ssa basta. I~~ pascolo suffi– ciente. Pel popolo ricomincia h~ tortura dell'ebreo Abraham. ~fa siamo ai primi pa8si. La troppo benevola clif– ficlenza prn') prendere altra direttiva. Occorre chie– dere al Governo - oltre i problemi neutri - che pensa, che vuole nel campo delle grandi direttivo della democrazia e del proletnriato. La timida e in– noctut legislazioncella, a base di buon cuore e di dolci parole, non ci tocca. Yogliamo sapere se il Mi• nistero Sonnino è :Yinistero di vitn. o dì torpore. Le esperienze costano troppo e sarebbe stolto ri– peterle. O una diretth·a di azione i:tagliarda rifor– matrice o la nostra opposiz.ione apl'rta. Ma io credo che - se non In. volontà - man– chino nl Jllinistero le penne nl volo ardito. Esso si accontente1·à di vivere colla politicn. della speranza, come gli altri. E noi? Sinceramente, pel momento, ne abbiamo abbastanza. Un esempio coraggioso dilegislazione s ciale in difesa della ;;salute Tutte le malattie interessano Il legislatore ed il so– ciologo, 11011 foss'altro per i danni economici che esse producono; alcune però tra di esse hanno un interesse speciale, perchè piì1 esattamente rispecchiano nel loro diffondersi lo condizioni economiche delle classi e delle persone che colpiscono. Per que-;to, con un termine molto improprio, hauno anche classificate alcune di esse col nomo di malattie popolari, sebbene di popolare non nl>biano nitro, fuor del terrore che in'Jpirauo. La tubercolosi (è un luogo comune il ripeterlo) è la tipica di queste forme: diffu-,a nel popolo, sebbene non esclusiva elci popolo, trorn in esso il terreno migliore per estendersi e per fare le vittlmo peggiori. 'l'utti sanno o tutti ripetono che per la tubercolosi, meglio che per qualsiasi nltrA. forma inrettivai ò manifesto l'intervento del fattore sociale ed economico i e non v' ha medico che 11011 sappia, come il po,·ero è colpito più del ricco dal triste ttagello, e come il povero, colpito, ha minori probabilità di guarire del ricco.

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