Critica Sociale - Anno XVI - n. 7 - 1 aprile 1906

98 CRITICA SOCIALE cli essa che erano riuscite ad ag-grapparsi al potere. Giammai si vide J)Q)itiCacosì partigiana, così orien– tata verso le cupidigie immediate, così priva di vasti orizzonti. I momenti culminanti furnno le ta– riffe protettive, la legislazione tributaria. ferocemente settaria 1 l'abbandono di ogni legisla:.donc sociale, il prepotere del militarismo, con condimenti di man– gerie e di scandali. Scarsa la vigilan'la, dal di fuori, dell'opinione pubblica j scarsa, al di dentro, la rap– presentnnza di controllo o di stimolo - fosse radi– cale o repubblicano - in Parlamento. Il paese di– menticato, come un assente o un minus ltabens. l problemi di vero e prorondo interesse collettivo la– sciati in abbandono. Potevano inchieste o uomini di avanguardia denunziare le piaghe, Punico disinfet– tante era il doppio giuoco della promessa e dell'at– trazione delle forze di opposizione in quella tale OI'· bita, che tutti conosciamo. Finalmente irruppe nella vita pubblica il prole– tariato . .E:ra una forza nuova, una forza intatta. Non lo premevano idealismi, ma bisogni. Non tendeva a fini particolari, ma a un'opera vasta di rigenera– zione. Poteva non avere impazienze. Le ripetute prove delle violenze si spuntarono. !~'arte del lungo promettere non valse. li nemico era questa volta temibile ed implacabile. Non fuggiva la battaglia, la ricercava, con voluttà di sacrificio. L suoi uomini non ambivano onorii ma dolori. J,e persecuzioni ri– cinsero di luce ideale il nuovo partito .. russo trovò formule semplici ed evidenti di libertà e di giustizia e le battaglie finirono in vittorie; sono di ieri e si chiamano: ostruzionismo, sciopero di Genova, ricon– quista dei diritti elementari. Vennero Zanardelli e Giolitti. Il piccolo manipolo parlamentare socialista aveva SRputo tener testa così bene - per 1a larga onda di consenso popolare, per l'elevatezza intellettuale e morale dei suoi <'Ompo– nenti - a tutta una legione di decisi avversari, che parve una forza. Agli stessi deputati socialisti parve di poter valere, nell'indirizzo della vita parlamen– tare, come rappresentanza di un vivo intuito pub• blico e di grandi reali sofferenze colletti\"e, più di quanto concedesse il numero. Pareva che, in quel– l'ora, un llomo audace, di intelletto e di animo alto, potesse fate il bel gesto del riformatore che trascina dietro sè le turbe anelanti a una luce di bene e di giustizia non mai veduta. Per propizia e simbolica coincidenza non era lontana un'alba, dopo un tra– monto di orrore e di sangue. La coscienza collettiva esprimeva: aspettazione. Giolitti disse una parola nuova, non mai detta prima daJl'alto del potere. Parve l'ora di osare. Tutto il resto è nel ricordo di ognuno. li Mini– stero Giolitti non diede che ciò che poteva dare, nelle reali condizioni del paese e del Parlan,ento. [I riformatore atteso si rivelò di bel nuovo il solito politi– cante che conta sulla grossa furberia propria e sulla troppa buona fede degli altri. Anch'egli aveva avuto il potere sollecitando quel sentimento di speranzn, che non si addorme nè in individui, nè in colletti– vità. Anch'egli aveva giuocato il solito tiro cli scom– pigliare gli avversarì attirando a sè le coscienze inCerte del la democrazia. TI risultato si fe' chiaro ben presto: il Parlamento precipitato nelle mani dei peggiori trafficanti ed RJ– faristi, il paese riafferrato dalla tentazione anarchica, i servizi di maggior valore dinamico abbandonati al disordine ed alla rapacità, i problemi urgenti pro– rogati sine die, la democrazia sconquassata, il par· tito socialista isolato e infiacchito nella sua opera di difesa e di avanguardia. Tiasciamo pure, al loro destino, gli altri. Bi~diamo solo al caso nostro. JÌj innegabile - la sincerità è dovere - che la nostra azione, o di collaboraiione o dì stimolo, verso un Governo veramente democra- tico, naufragò nell'impreparazione delle masse, nel– l'insufficienza della nostrn effettiva forza di partito e di classe. ])a queste premesse, che sono le premesse dei foW, dovevano derivare due corollari: se11timenfodi preralente riserbo nei rappol°fi, cogli altri partiti, azione diretta (l(l accrescere il nostro valore palifico. fnvece) eccoci a rompicollo per hen altra via. Oggi quello che sarebbe parso un sogno o uno scherzo è avvenuto. La situazione politica ha por– tato in alto l'ex consig-liere di Pel\oux, Sonnino. Anche attorno a lui si è creato il solito ambiente di aspettativa e <li speranza, che si delinea, dopo i Governi nefasti. Si ripete il fatto che si è ripetuto già cento volte. S'inneggia &Ila serietà cli Sonnino, come si inneggiava alla chiarezza di vedute cli Gio· litti. .Il digiuno del potere lo ha purgato, come la gita a Berlino aveva purgato quell'altro. Giolitti aveva cercato di tinteggiare la sua barca col 1'0::iSO dell' ti Estrema ,, e, in mancanza. di Sacchi, si era accontentato di )larcora. Sonniuo ripetò lo scherzo e chiamò alla democrazia qualche valentuomo, per ~ompiacenza, per dare credito alla sua. merce. E l'ottima democrazia ha acconsent.ito e si prepara al– l'applauso. Veleggiamo cli nuovo in piena luna di miele di speranze. Il popolo d'[talia sa che Sonnino ha cou sè la fortuna. Può trangugiare l'acquolina nell'at– tesa. O io non comprendo più nullH 1 o noi dobbiamo ritirare dalla circolazione tutte le vecchie concezioni sui partiti, sulla lotta di classe, sul materialismo storico, sulla fuuzione socialista. Tanto, non servono a dirigerci, non servono a niente. Giolitti, Fortis - e va bene - non affidano per la democrazia e le riforme. Sonnino sì, perchè, es– sendo quel tale uomo moderno all'inglese che tutti oramai sanno, non aveva capito un'acca del movi– mento socialista e si era messo a traverso di esso, sperando di annientarlo come fatto artifi.-1ioso 1 11011 storico. Malvezzi, De :Marinis 1 :Hira - e va bene - non potevano far nulla di buono, in una Camera nata da una formula negativa. piena di trafficanti e di mezze coscienze. Pantano, Sacchi potranno fare assaii così bene appoggiati co111esono d~l Centro, dalla Destra) dai marchesi di Rudinì 1 dai 'l'orrigiani e simili. Traditore il Mira 1 avveduto il Sacchi. Di– sprezzabile il De l\[arinis 1 laudabile il Pantano. ì\fanca l'indirizzo organico di Governo democratico'? Che importa? Lasciamo le questioni che ci di\'idono, te– niamoci quelle che ci uniscono. Evviva, evviva il lattemiele uni versale! C'è ancora uno che non sia ministeriale, in nome dei 1300 milioni per le fe1TOYìee dei dieci milioni per la colonizzazione? Si è trovata la formula buonn, come la camomilla delle vecchie comari, per tutti gli usi. Occorre por– tare un po' di sinceritì1, si dice, negli istituti parla– mentari. Intanto si lasciano alla porta tutti i pro– blemi scottanti e davvero sostanziali. Occorre, si aggiuuge 1 riorganizzare i servizi, mettere un freno al disordine ed alla corruttela nelle funzioni di Stato. :Ma per ciò - ripeto una frase felice di 'l'u– rafi - era indispensa.bile disturbare socialismo e democrazia? lo spera,·o che a questo guazzabuglio ponesse un terrninei salvaguardando la sua dignità, il partito socialista ed essenzialmente la frazione che fu ma– lamente detta riformista. Ad essa spettava la gloria di arginare tutta questa montante marea di confu– sionismo. lnvece· le è parso meglio mettersi alla coda del neo-ministerialismo di Enrico V'erri. La tendenza del socialismo puro e semplice crede nell'efficacia della lotta elettorale e nel Yalore della conquista parlamentare. Non ha pregiudiziali contro

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