Critica Sociale - Anno XVI - n. 7 - 1 aprile 1906

108 CRITICA SOCIALE taro un piuolo in terra e credere che esso rimanga al suo posto, anche quando la supcrf\cie del suolo sia st11.tnscossa da una rivoluzione geologica. La storia della civiltà. ci rivela il progresso della li– berti\ e nello Rtesso tempo un nccordo crescente delle volontà. li nuovo regimo dovrà appunto avere come criterio direttivo: la so/id(trietù nella libertù. Ed è da notarsi, osserva sapientemente il Lassallo, che, a misura che gli uomini più si solidarizzano, plì1 essi si rendono liberi. Accrescere la libertà è rendere Inalienabile un più grnn numero di diritti, cioè metterli in comune. Xou ò da scindere la libertà indi\•idualc da ciò che è diritto comune, poichè la libertà non ha limiti, e ciò che la limita meno è la comunità. Ciò che occorre limitare i l'arbitrario, cioè il potere di alienare il volere. Ogni pro– gresso del diritto ò un ostacolo messo al potere di alie– nare una volontà, poichè ciò che tnluni alienano 1 altri possono accaparrare per proprio conto 1 di modo che ogni arbitrio conduce al monopolio. La mvoluzioue francese, secondo il La~salle, ha reso inalienabili i diritti 1 ma ha mantenuto J'alienabilifa delln proprietà materiale, e ne con')egue che alcuni la mono• polizzano. 11 Medio .E,,o persiste nelPEvo moderno, e permangono le cause della seniti'1. L'emancipazione ~i de\'e conseguire mettendo in comune la proprietà ma· tcrialo e la rendita che ,•i si connette. L'accrosc!mento della liUertà si ha stabilendo il diritto per tutti di di– SJJ0rre degli istrumenti di lavoro. r..a libertà. può solo essere realizzata dallo Stato: in esso si compie l'unità dell'individuo e della colletti\'ità; esso è l'organo visibile della coscienza popolare crea– trico dei diritti. Come esso compie la sua missione? Ogni questione di diritto è una questione di forza. Ogni soluzione giuridica non ò cho un trattato cli pace tra forze belligeranti. Il diritto reale cangia colla situazione delle forze che si trovano di fronte. Le rivoluzioni non si fanno, e-,se na– scono per necessità storica. Quando si compie una l'iY0- luzlone, si fffettua un cangiamento di p1·incipi nel con• tratto sociale; essa attesta che l'anima popolare si è modificata; una tendenza rivoluzionaria non trionfa, se la ,•olotità colletti\'a non si è con\'ertiln. La ,•iolenza può accompagnare la ri\'oluzione 1 ma non la costituisce. Ciò che la costituisce in\'ece è uno spostamento di forze, messo a servizio di altre credenze. Gli eccessi violenti nngono unicamente dal fatto che si disconoscono tali crcden1.e e dalla resistenza che loro si oppone illegitti– mnmente1 quando esse sono per trionfare. V'ò sempro la scelta tra la rivoluzione violenta e la rivoluzione pacifica; ma non v'ò mai scelta "1-a la rivo• luziono e lo sfatu quo, poichè questo rappres011ta Cl'e– donze estinte, laddo\'e la rivoluzione esprime la vita. Ogni ri\'oluzione è stata fatta noi cuore llella soeietà 1 prima di scendere nella strada tra i colpi della fu– cileria. Il Lassalle conehiude: percbè non e,·itnre ciò che si può prevedere? La scienza ò pacificatrice. E ogni cosa pas– serebbe iu pace, se i GO\'erni si ramiliarizznssero colle credenze viventi, tenendo conto dello forze di cui di• spongono. Jn mancanza di ciò, la Ri\'oluzione discenderà noi popolo, come diceva il poeta, 11 tra le conYulsionl dolln forza, coi capelli discinti, col sandali di bronzo ni piedi 11• ln questo còmpito paciflcatoro ed organizzatore dello Stato la concezione del La.ssnllo si riconnette a quella del Hodbertus, il quale riconosce pure che la rivolu• zione nuova non deve arrestarsi ad un'opera puramente negatiYa, la distruzione dei privilegi, come &\'C\'n ratto la Rivoluzione francese, ma dovo anche ricostruire un regimo giuridico con misuro positive. Per realizzare la libertà nuo\'a occorre In disciplina, occorre conciliare Jlldea. di libertà con quella. di autorità. La. devozione del sudditi e il liberalismo dello Stato sono la garanzia. della rivoluzione pacifica. Però il Uodbertus, a differenza del Lassalle, non con• notte il diritto esclusivamente alla coscienza sociale, immaginata a guisa di un'entità. imJJcrsonale e astrattn, dietro le orme della scuola storica. Egli distinguo i di– ritti s11bietlin dai diritti obieltit'i j gli uni sono impera– tivi (11eminem laede), emanano dallo Stato ed obbligano l'iudiYiduo; gli altri sono rogativi 1 affermano un diritto proprio flell'individuo indipendentemente dal legame che lo riattacco. alla collettività. J-;d ò bene èhe il di• ritto, secondo il Rodbertu.-i, abbia questi due poli, poichò il conflitto dell'egoismo, scaturente dalla volontà indi– viduale, coll'autorità riesce a quP.sto compromesso: i diritti indil'iduali ci preservano clall'assoluto sacriflzio di noi stessi, ma son limitati dai diritti lmperathi, che preserYnno lo Stato dagli abusi individuali. In tal modo l'autorità e l'egoismo si ranno equilibrio. (Confoma). Pror. FnASCESCO CosE:.'TJ!'il. I PRKCEDKNTI STORICI DKL ATIFONDO SICILIANO III. Le invasiowi e lei fe,ulalità. (Co111.Jnuazlono. L'abolizione della feudalità. -- È un er– rore credere che la feudalità fosse abolita di colpo con la l'iYoluzione francese del 1780. Essa nel corso dei secoli ora andata perdendo un poco della sua fiso– nomi!l originaria: anzi, riguardo alla Sicilia, può dirsi che, dopo la scomparsa dei Saraceni, andò più di fatto che di diritto scomparendo la servitù della gleba . .Difatti non si ha. sotto la feudalità un nome che esprima il sen•aggio, ma quello generico di t 1 illa11i, ~parsi in casali e villaggi, o indipendenti, o sotto il clomiaiCI dei signori feudali, ma con la pos– sibilità. di uscir di servitl1; ovvero quello più equi– voco di llomi11ì 1 eletto ai contadini lavoranti presso un pa.lroue. Fu così che, crescendo la popolazione dei 1,orghi O\·e COll\'eni\•ano o convengono i villani del latifondo 1 sorse il horgcsato rurale, e che in Si· cilia il 14 borgese" fu sinonimo di villano libero e anche cli piccolo possidente. La maggior parte elci diritti che esercitarono i baroni sui sen•i feudali si erano andati commutando in J)l'CStazioni in denaro. GuRdagnavasi con ciò una maggiore umanità di rapporti personali tra villani e sig11ori, ma per compenso il diritto alla terra si concen• traYa tutto nel latifondista. La servitù feudale fu rela– tivamente mite in Sicilia, perchè il feudatario, 1>iù che nei servigi 1>ersonali 1 trova ,·a la sua potenza nello sfruttamento privilegiato delle terre dei latifondi, a cui presta\'ansi le braccia anche libere dei lavora– tori. Il mantenere quelle braccia incatenate era una crudeltà inutile. Ai servigi personali non mancava h~ gente mi'sera che si prestasse per un tozzo di pane o per le briciole della tayo\a doi signori. Como dissi trattando delle forme originarie della feudrllità, il feudo non potea alienarsi, non dividersi, non ipotecarsi, ed era riversibile al Principe secondo i casi, come in esempio per reato di fellonia. del feudatario. " lla i feudatari estesero sempre più la loro giurisdizione e con,·ertirono in proprietà asso-

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