Critica Sociale - XV - n. 22-23 - 16 nov.-1 dic. 1905

342 CRITICA SOCIALE Ancora pEr lariforma dElla Scuola mEdia Polemica fra colleghi. Caro Turati, T,a lotta impegnata sulla riforma. della Scuola :Media non è propriamente fra ctnssicisti e modernisti, come non è fra conservatori o democratici. Purtroppo, ogni disputa in Italia - nuche sulle questioni di spiccato carattere tecnico - si allarga e dilaga per i campi pili vasti della filosofia e della politica. Si vede che non ci pO~illamo liberare da un avanzo di tue metafisica. La tal cosa ha da esser cos\ 1 non perchè ce lo dicano l'e– sperienza e il ragionamento, ma percbè è in armonia con un dato indirizzo fllosoflco o politico. E, siccome Il JJroprio indirizzo filosofico o politico è quello che devo sal\'are il mondo, ceco che anche una certa soluzione (111111 problema eminentemente tecnico partecipa in qual– che modo alla salvazione dell'umanità. Yeramente In riforma scolastica ha un'importanza eccezionale, ma il male sta nel volerla costringere in un sistema filosofico o politico. 11nocciolo della discussione ò tutto in questa domanda: Yal meglio dare al giovano indirizzo sicuro ~ classico o no -- appena. esce dalla .scuola elementare, oppure dobbiamo tenerlo n bada, lrnstullnrlo, provarlo ))Or qur~lche anno ancoro. e permettere che esso segua, alter• nativamente, ora un indirizzo 1 ora un altro, flnchè uon abbia trornto il basto che gli entri - come si dico in Toscana. - ? Posta così la questione ~ ed è in questl termini ,·erameute - nessuno può dubitare che la prima solnzlone sia immensamente migliore della seconda. 'ru sol per la scuola unica senza latino - almeno ciò appare dal cappello so,·ra1>posto all'articolo d'Ussani - e mo ne duole assai, perchè io ho sempre piacere di trovarmi d'accorrto con un alto intelletto come il tuo. Ora ti dirò, quanto pili bre\'cmente posso, perchè io sono cl,opinione contraria. Le ragioni che si adducono per la. scuola unica si ri- 1lucono a due. La prima è che a uo,·e o dieci anni l'a– lu11110 uou può chiaramente man\fostare le proprie attitu– dini.In queito siamo all'unisono o sottoscrivo con due mani a quanto ha SJJiegato - in rorma limpissima - l'amico Hodolro llondolro. Ma io domando: Questa manifestazione hi 11otrà avere a quattordici anni, ammesso che la scuola unica debba durare quattro anni e non due o tre come altri vorreblle? Io potrei citare il caso di un bra\'O pro• rossore di lfatematica - da vart anni insegnante negli J-.tituti Tecnici - il quale, arrivato al terzo anno di Liceo senza capir nulla di matematica, prese affezione a questa disciplina studiandola per l'esame di licenza; e potrei citare anche il celebre - qui l'aggetth·o non ò iperbolico - Vito Volterra, oggi senatore, il quale, dopo un anno o due di Storia Naturale alla Facoltà di Firenze, lasciò piante o animali e s 1 inscrisse alla facoltà. di Matematica a Pisa, dove dal banco d'alunno passò Immediatamente - compiuto il corso, s'intende - alla riittedra professorale. E badiamo che queste non sono eccezioni. Oli alunni che, al primo biennio del Liceo, non hanno ancora scelto la loro via sono innumer0\'0li. Si determinano presto solo i poltroni.... 1>erla facoltà di legge - col massimo rispetto che si deve alle molte e nobili eccezioni, fra lo quali cl sei tu, di begl'lngegnl opero~i declicatisi allo studio elci Oiure - e alcuni nitri nuche studiosi con spiccata avvornone alle lettere o alla. matematica - avversione moll13\''>Ife nata e alimentata dalla inabilità dell'insegnante. ~: allora? Allora è meglio che la scelta si determini alle porte dell'Università, lasciando che 'vi si acceda da qualunque ordine di scuole, classico o moderno. L'altro argomento è dedotto dal fatto che, noi paesi più progrediti, si vedono maggiormente ricercate le scuoio tecniche e industriali, che non dove le condizioni economiche sono - come nel Mezzogiorno - arretrate. Se ne deduce che dunque il progresso industriale e com– merciale è causa ed effetto dell'abbandono degli studi classici. Potrei rispondere che gli nvverdari della scuola unica non anersano mica le scuole industriali e commerciali, anzi le chiedono con insistenza, ma intendono che uon siano fuse e confuse con le scuole che preparano agli studi superiori. Ma io aggiungo, di più, che probabil• mente, so si facesse una severa statistica, Bi troverebl>c che dalle Università escono giovani in minor numero - proporzionalmente nlla J)Opolazione - nel :Mezzo– giorno che nel Settentrione; ed è poi certo che l'aper– tura di scuole tecniche e industriali, mentre fa. arcodere all'istruzione media una maggior parte di popolazione, non diminuisce, o diminuisce assai poco, la frequenza delle scuole classiche. Ridotti cosi a zero - almeno pare a me - i due argomenti degli unicisti, esaminiamo le obiezioni che si oppongono a coloro che, per comodo di polemica, si chia• mano classicisti, ma che in verità si dovrebbero chia– mare plul'isti. J,a più rorte è quella delln difficoltà che incontrano necessariamente i fanc-lulll fra i dieci e i tredici anni nello studio del lessico e della grammatica latina. Prima di tutto osservo che tale diffìcoltà ha origine pili dal metodo che dalla materia stessa. Con tutto il rispetto a Romagnosi - citato da i\londoHo - non è affatto ne– cessario che si obblighi il ranclullo a imprimersi nella memoria una serie di vocaboli quando la mente manca del corredo dello idee corrispondenti; percbè ciò non si fa insegnando l'italiano, nò il francese, nè qualunqun nltm lingua; onde non si ca1Jlsce perchè si debba faro per il latino. Inoltre - pure ammettendo questa difficoltà nell'ap– J)rendimento d·una lingua cosl rigorosa come la latina - mi sia permesso di afformare che la difficoltà di un esercizio mentale non ,leve distogliere dal praticarlo. Quale maggior difficoltà del penetrare nei misteri di quel libricciuolo, su cui tutti abbiamo distese le piccole dita infantili a guidare l'instabile occhio cercante, voglio dire dell'abbecedario? L'importante è di stabilire se un esercizio menta.le abbia una grande virtù formativa. 01·11 1 nessuno, che abbia esperienza della scuola, può affermare che ci sia un altro studio che, pari a quello del latino, abbia la virtù di allenare tutte le racoltà mentali, la memoria, l'immaginazione, il raziocinio. E si aggiunga che lo studio ciel latino è come la pìetra di J>nragona delle attitudrni dell'alunno, perchè ogni aperto intelletto lo apprende anche se - refrattario alle bel– lezze stilistiche - non gusta le opere letterarie dei grandi scrittori del Lazio. Che cosa insegneranno gli unicisti per provare le atti• tudini degli alunni? l<orse l'italiano? .Ma ci sono, per esempio, molte alunno che, mentre nelle prime classi del Ginnasio superano nel comporre i compagni del sesso forte, rimangono a.ssai addietro quando, nel Oin• nasio superiore e nel Liceo, si estende lo studio alla fl. losofia 1 alla storia artistica e letteraria, alle traduzioni dei class.ici e alle scienze positirn. Ma, ribattono gli unicisti, che faranno i vostri alunni

RkJQdWJsaXNoZXIy