Critica Sociale - XV - n. 22-23 - 16 nov.-1 dic. 1905

CRITICA SOCIALE 341 abusata bandiera liberale, per piantare in asso il loro Wollemborg e correr dietro alle prudenze avare elci Carenno. Non corto i radicali, divisi in altret– tanti gruppetti quante sono le teste, e una parte dei quali - la meno culta - sparge i suoi incensi sotto il naso di .E'ortis in odio a Sonnino. Non final– mente i repubblicani o i socialisti, i quali, se hanno clisputnto per anni su quello che deve essere il me• todo riformista, non sono per anco riusciti a met– tersi d'accoL·do sulle grandi linee di una qualsiasi riforma. E, come i partiti parlamentari, cos1 è anche il paese. La nostra massa elettorale vota ancora. per queste due cose: la libertà o la reazione. Non le importa cli sapere se il liberalo {oh! i liberali del Mezzogiorno a quanti forcaioli potrebbero dar le– zione!) è più miope, più misoneista, più avverso alle riforme del candidato di Destra. I due partiti si sono divisi un tempo intorno ad un programma di politica interna,e deve continuare così per saecula saeculorwn. Così) nè il paese, nè gli uomini che esso manda a rappresentarJo, nè i partiti parlfunentari, si sen– tono preparati a risolvere le grandi questioni eco– nomiche e tributarie, di cui essi non conoscono che il nome. E gli uomini di studio e di competenza. - che pur siedono nel Parlamento - si troYano im– pacciati dalla diffidenza degli uni, dall'indifferenza dep;li altri, dall'ignoranza di tutti. E l'ignoranza partorisce Pinerzia. . .. Premessa questa diagnosi, è facile inteudere perchò noi dubitiamo che il suffragio universale possa es– sere il rimedio adeguato. E qui Yogliamo che non ci si fraintenda. Il suf• fragio uniYcrsalc è per noi, come per qualunque democratico, il fondamento genuino della sovranità popolare. Verso il suffragio universale è destino che camminino tutte le democrazie, come è dover nostro affrettarlo e prepararlo. Ma oggi in Italia ha esso probabilità di Yenil· adottato e può esso dare gli utili immediati che se ne rìpL·omettono il Modigliani ed il 'l'reves '? È fuor cli dubbio che un'agitazione per il suffragio, come si è fatta nel Belgio e come si sta tentando - speriamo con miglior fortuna - in A.ustria, non po– trebbe sortire in Italia gli stessi effetti. Nel Belgio tutte le frazioni democratiche lottavano contro il suffragio plurimo, odiosa sovravviYcnza del privilegio feudale nell'atto originario della democrazia. In Austria il proletariato e parte della borghesia liberale lottano oggi contro quello strumento reazionario che è il si• stema elettorale per classi. .Ma, in Italia, doYe per la nostra legge elettorale politica, tutti coloro che hanno frequentata la scuola obbligatoria sono - o almeno doYL·ebbero essere - elettori, un'agitazione pel suffragio universale si tradurrebbe in quest'altra formula: il voto agli analfabeti. E sarebbe quindi più che probabile che il proletariato fosse lasciato solo in una battaglia, nella quale - più che nelle altre - gli occorre il concorso della borghesia li– berale. PeL' questo noi crediamo che, se un'agitazione pel suffragio si vuol oggi iniziare in Italia, si debba li– mitarla ad ottenere che tutti coloro che sanno leg– gere e scrivere siano reintegrati nel loro diritto di voto. La revisione delle liste ordinata dal Crispi si tradusse in un vero e proprio restringimento del suf– fragio; ond 1 è che ristabilire il suffragio qual era prima di quella reYisione, assicurarlo a tutti, coloro che di– mostrano di saper fare la propria -firma, sottrarre le liste elettorali agli arbitrii delle Commissioni locali - le qu8.li nel Mezzogiorno si abbandonano a vere e proprie proscrizioni sillane - ci sembra dovere urgente della democrazia. Anzi, ci stupisce che il partito socialista, il quàlc ne ritrarrebbe i maggiori vantaggi, non vi abbia pensato prima. Ma, con questo allaL·gamento del suffrngio, come pure col suffragio uniYersale cli 'l'roves, di )lodigliani o di Labriola, noi non crediamo affatto si possa porre immediato rimedio alla inel'zia pal'lamentc1,rc e poli~ tica. di cui soffre l'[talia. Poichè quest'inerzia è - come crediamo aver dimostrato - il prodotto del~ Pimpreparazione degli elettori, degli uomini politici e dei partiti a risolvere i nuovi e tiravi problemi economici, questa impreparazione noi non la potremo rimuovere se non con J'educazione intellettuale delle masse e degli organi politici che le rappre:sentano. 1n sostanza, il problema urgente da risolvere non è tanto cli quantità <1uanto ùi qualitèt. Non si tratta cioè di accrescere le forze rispettive dei partiti ali– mentandoli con nuove linfe - che sarebbero certo di qualifa inferiore alle attuali - ma di educare le forze, di cui possiamo attualmente disporre, in modo da poterle applicare alle soluzioni dei grandi pro– blemi tributarì ed economici. . .. Questa disputa ha poi una speciale importanza per il nostro partito. Coloro, che troppo sperano dalla virtù risanatrice di un larghissimo suffragio, dimenticano che il suf. fragio di per sè non è che uno strumento, e che, senza una forza che sappia validamente servirsene, può riuscire di danno a quelli stessi che lo invocano . Non c'è bisogno di ricorrere ai Yecchi esempi storici, che Arturo Labriola richiamava in una sua Relazione intorno al referendum, per pol'rc in guardia i socia– listi da e.erte eccessive speranze. Basta per questo ricordare come il suffragio allargato non abbia iu [talia dato i suoi frutti se non quando, dopo il 1800, il partito socialista potè iniziare la sua opera mera– vigliosamente feconda di propaganda e di organiz– zazione. E chi potrebbe sostenere che quest'opera sia finita? 1~ chi potrà. dimostrare che noi abbiamo reclutato tutto l'esercito elettorale che ci era possi– bile mobilizzare? Rinaldo Rigola, che nella sua oscurità dolorosa vede bene e tonta.no, asseriva che l'errore dei rifor– misti consiste nella soverchia speranza di poter fare, con poche forze, grandi cose. Per carità non rica– diamo in quest'errore! Non presumiamo, proprio oggi che ci siamo assunti il còmpito di richiamare il paese e i partiti all'esame elci grandi problemi economici, di poter anche accaparrarci nuove masse elettorali e precisamente le più incolte. Allarghiamo, so è possibile, il suffragio a tutti co– loro che sanno leggere: questo sl, e sta bene; ma non mostriamo di credere sul scrio che l'ingresso nel corpo elettorale di tutti gli analfabeti d'Italia possa sanare questa inerzia dolorosa che è frutto della generale ignoranza. E, sopratutto, non procuriamo di distrarci dall'opera aspra di educazione e di coltura interiore ed este• riore, per correr dietro ai grandi disegni fascinatori 1 i quali sono spesso il laticlavio entro cui si avvol• gono i partiti per dissimulare agli occhi proprì la propria impotenza. IVANOE BONOYI, Avete la 1 a annata? L' Ammi11islrazio11edella Critica. è sempre clisposta a ricambiare con mia qualsiasi successiva u1t11<1ta1 rilegata, oppure con un a11110 d'abbonamento, l'i11vio che le venisse fatto della 1a.amwla (1891}di Critica Sociale in buono stato di co11sen:azio11e. Ricambieremo con opuscoli, a richiesta, oummo dei.se• guenti mmieri separati dello stesso 1° a,1110:4, 5, 6, 7, s, 10, 12, 13, 16, 17.

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