Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905

268 CRITICA SOCIALE natura, che ò sotto la minaccia di venir sospettati cli corruzione, evocnta dallo stesso presideute dopo il suo riaqsuuto, cbo i giurati hanno sentemdato. Dica poi se anche egli è u soddisfatto 11 ; dica poi se un verdetto, nato in queste condizioni di ambiente mo– rale, fra suggestioni di que~to genere, Io possa rassicu– rare. Dica da quale parte gli sembra e~sere - non di– ciamo la logica, la Yerità, la giustizia, delle quali cose nessuno può pretendere al monopolio - ma semJ)lico– mente la elementare umanità.; so dalla parte di coloro che il verdetto di 'l'orino fece pensosi e dubitanti o spinse alla ricerca di pro\'\'edimenti che meglio gunren• tiscano la eventuale innocenza, non tanto di questi, quanto di tutti gli imputati io tutti i processi - o dnlla parte di costoro. che la. vittoria delln loro politica e della loro mornle ottenuta col processo di Torino Jnscia così poco tranquilli, che il timore di dover ren<lerc la. preda sopprime in loro anche quel senso di pietà che, in presenza di condannati alla più atroce dolio lente agonie, commuo\'e talora perfluo il cuore indurito dei più rozzi secondini delle galere! L'Ava11ti della J)omenica ha aperto in proposito un referendum, a cui ogni lettore è invitato a rispondero, Noi. L'ARBITRATO OBBLIGATORIO EI FERROVIERI (Lettc1·a u1,ei·ta lt Gino Mn1•iaùli) Caro Jlfu1'iallli, Dal momento che nell'ultima sessione del Consiglio superiore del Lavoro non abbiamo potuto sfogarci completamente, forse per il ~ran caldo, intorno alla discussa materia dell'arbitrato obhligatorio per i fer• rovieri, al punto che tu sai essermi restato in corpo uno s1n111to cli discorso in favore dell'obbligatoriet1\ dell'istituto in questione - permettimi che continui la discussione nelle colonne di questa Rivista. Credo anzi clie sia opportuno richianHLrc in questo modo e da questa sedo l'attenzione cli coloro 1 che si occu– pano di questa materia, su un tema. di capitalo im• portanza per la vita e lo sviluppo delle organizza– zioni dei lavoratori. La cosa è nndata così li Consiglio superiore del Larnro, chiamato ad esaminare il problema della convcnicnzti di introdurre l'istituto dell'arbitrato per i ferrovieri, accettava le conclusioni della Commis– sione parlamentare, come risultano dalla Relazione Ptrntano-LrLcava, ammettendo l'istituzione di speciali Commissioni arbitrali per qurlle questioni che po– tessero insorgere, tra personale ferroviario ed am– ministrazione, sull'applicaziono cd interpretazione delle leggi e regolamenti riguardanti il contratto di lavoro. A questo modo s'intro,luceva l'istituto dei probiviri anche nell'industria ferroviaria, sebbene cscrcìta dallo Statoi e di quanta utilità possa eascro origine questa innovazione - cloman1lata ripetuta– mente dalle organizzazioni stesse elci ferrovieri - ha messo in bella luce l'on. Pantano. Fin qui nessuna questione. La grande contesa si svolse sulla. convenienza d'introdurre il vero istituto dell'arbitrato ohhligatorio, nelle vertenze tra ammi– nistrazione di Stato e ferrovie, quando queste ver– tenze assumono carnttere ecouomico, concernono cioè nuovi salari, nuovi organici) nuovi diritti, e minac– ciano di risolversi in un modo violento, mediante un conflitto. TI Consiglio si divise nettamente innanzi a tale questione, e le tesi estremiste, come io le ebbi a chiamare, si concretano in due ordini del giorno, uno Ohiesa-Montemartini, favorC\"Oleall'introduiione dell'arbitrato obbligatorio, l'altro Murialdi, contrario all'istituto. 11tuo ordine del giorno ebbe la maggio– ranza, il nostro non fu neppure svolto. Esaminando o criticando le rngioni che metteste innanzi per difendere la vostra tesi, verrò indiretta• mente ad esporre gli argomenti che indussero Chiesa e me a presentare il nostro ordine del giorno estre– mista. . * * Le ragioni fondamentali contro l'adozione dell'ar- bitrato obhligatorio per i ferrovieri si trovano nei discot·si dell'on. Pantano e ne' tuoi discorsi, e sono ragioni veramente formidabili. Esse si possono elen– care così: A) l'arhitmto obbligatorio non è ammissibile nell'industria ferroYiarìa, perchè qui trattnsi di un servizio pubblico che non ammette assolutamente la discontinuit/l (Pantano); B) nell'industria ferroviaria trattasi cli un eser– cizio monopolistico, per cui il pericolo della discon– tinuità Yiene ad aggravarsi (Pantano); C) la determinazione del costo di un'industria esercitata. dallo Htato non può essere sottratta al Parlamento, il quale rappresenta la collettività (Pan– tano, Murialdi, Pisa); D) l'arbitrato si deve solo ammettere per i la– voratori della libera industria; si deve escludere assolutamente per i lavoratori di Stato, che godono già i privilegi degli organici, della stabilità 1 delle pensioni (;\lurialdi). Questo è il vostro bagaglio di opposizione; si tratta di controbbiettnre a questo po' po' di roba. Cercherò di procedere con metodo. . .. A) I setvizt pubblici e l'arhitrato. Servizio pubblico non è altro che quel servizio che viene reso, in un determinato momento, da un'im• presa. politica (Htato 1 Provincia) Municipio) ai citta– dini. Può riguardare il bisogno sentito da pochi in– dh·idui, da nnn o poche classi, da quasi tutta una collettivitit Data la sfera diversa di comprensione, non si può erigere sul servizio pubblico in generale un principio cli eccezione per ciò che riguardtt l'e– sercizio cli un'industria da parte dello ~tato ed il trattamento dei lavoratori impiegati in tale industria. Non occorre insistere sulla tesi. Nella migliore delle ipotesi, un servizio pubblico è quello che corrisponde ad un bisogno risentito da. quasi tutta una collettività.. Evidentemente è questo il significato che attribuisce l'on Pantano a1\a sua espressione - cd ammettiamo pure che il SCl'vizio ferroviario l'ientl'i in questa categoria. 'J'rattasi di servizi che, corrispondendo ai bisogni di una collettività, non devono essere interrotti. Io qui potrei osservare: badate che vi sono servizi di primaria importanza, indispensahìli per la conserva– zione della vita dei cittadini, e che pure lo Stato lascia in bnlìa alla speculazione o all'industria. pri– vata. Cito, ad esempio, tutti i servizì che si riferi– scono al soddisfacimento del bisogno di alimenta– zione. Anche questi servizi non dovrebbero mai essere interrotti; eppure lo Stato non si preoccupa d 1 intervenire direttamente ed in modo continuo. Il che Yuol dire che, sulla tesi dell 1 obbligo nello Stato cli ottenera la continuitit di determinati servizt 1 non bisognerebbe troppo insistere. O si accetta la tesi nella sua interezza, e converrebbe allargare le fun– zioni clello Stttto in modo forse troppo collettivista per i sostenitori della tesi stessa; o la tesi si re– stringe, ccl allora perde della sua efficacia logiclt 13 generale. Ma io voglio i,cguire i sostenitori dell'intervento dello Stato fino all1ultimo ed ammettere che, dnla la natura clell1industria ferroviaria, convenga allo Stato

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