Critica Sociale - Anno XV - n. 4 - 16 febbraio 1905

56 CRITICA SOCIALE un Tstituto agricolo, quando il bilancio di agricoltu~a, che dovrebbe essere il vivaio di tante feconde energie, ha una dotazione vergognosa, quando non si è fatto nulla per promuovere in casa quella solidarietà agri– cola che si va a cercare e a consigliare fuori'? Del resto l'esempio degli altri ci ammaestt·a. Come scrive giustamente il Sole di :Milano, « gli Uffici di agricoltura negli altri StPJi hanno assunto, negli ultimi anni, molta importanta, infiuenza gran• llissima sui mercati delle derrate,; Sono cssi 1 si può dire, che regolano j prezzi, P sventano spesso le ca– bale degli SJJeculatori. ,, .PP..t' questi Stati il nuovo rstituto costituisce una wperfluità i e quanto alPI– taliA, ella. va a cercr.1e altrove quello che potrebbe avere presso di i>~. Così, perchè 11 Commissariato dell'emigrazione e l'Ufficio d~l lavoro non potrebbero essere, oltre che Osserratorii per lo studio del mercato mondiale uella mano tt1opera) Uffici di collocamento 11er l'e– migrazione, col sussidio di opportuni accordi tra. il nostro e gli altri Stati e di sempre più numeroai trattati di lavoro? E perchè li nostro Ufficio meteo– rologico centrale non potrebbe intrattenere una cor– ritipondenza più nutrita con gli Uffici delle altre nazioni, e diffondere la notizia delle previsioni e degli eventi atmosferici pel tramite della stampa, dei Comizi agrari 1 delle Camere di Commercio e degli organi governativi? Così nessuno contesterà la bontà di ttccordi internazionali per la difesa del be– stiame e delle piante da malattie contagiose ed epi– demiche, ma pochi capiranno che sia, indispensabile o necessaria all'uopo l'esistenza di un Jstituto in– terrrnzionale. Per quel che riguarda le assicurazioni rimane incontroverso il vantaggio di allargare la hase delle loro operazioni fino magari a compren– dere il mondo intero. J\fa, poichè non sono i dati che mancano al riguardo, nè occorrono speciali di– mostrazioni a provarne l'utilità) all'azione perma– nente dellfstituto sarebbe sufficiente di sostituire la buona volontà e il buon accordo degli Stat.i 1 che si pot1·ebbcro provocare in tant'altre guise 1 piì.t sem– plici ed economiche. Comprenderemmo, se si vuole) la nomina di una speciale Commissione temporanea di studio, iucaricata di s"iscerare la questione e di preparare gli schemi e i progetti delle nuove isti– tuzioni internazionR.li. E 1 quanto alle invenzioni 1 è superfluo l'osservare che non tanto è la notizia di esse che difetti generalmente, quanto i mezzi di tradurle nella pratica, la cui mancanza contribuisce onche a trattenere dal divulgarle quelle istituzioni stesse che ne avrebbero competenza e missione. E i mezzi non può provvederli che ogni singolo paese, per suo conto. A questo proposito è egli necessario avvertire che anche "per chi ha la mente annebbiata dalle dottrine marx.iste "' come si esprime la rela– zione illustrante il progetto Lubiu, le inve1rnioni sono fattori di ricchezza sociale e di più rapida evoluzione economica? . • * Sono tante le conseguenze che si fanno discendere dalla progettata fstituzionei che oramai sembra possa dare tutti i frutti possibili, e rimediare a tutti i mali. Oltre quelli già discorsi, notiamo l'incremento che se ne attende al movimento cooperativo, clcsti– nato a divenire internazionale. La cooperazione agraria internazionale sarebbe certamente una bella cosa, tanto pii'1 che si t!'ovc– rehbe sulla direttiva socialista, e, insieme coi trusts, l'ormerebhe una buona premessa al rapido divenire del socialismo. )fa essa suppone già un grande spi· rito di accordo e di armonia economica fra le sin· gole 11Hzioni 1 direi quasi la cessazione stessa delle ostilità e delle guerre economiche, cioè di tutte le ORtilità e di tutte le guerre, una specie di esordio felice alla pacificazione universale. Siamo troppo pes– simisti, vedendo ancora un po' lontana la mèta? Noi immaginiamo bene, con gli occhi della mente, tutta la terra irretita e fasciata da queste grandi Coope– rative internazionali, uniche dominatrici dei mercati e ciò nondimeno saggie coi consumatori cedendo loro al minimo possibile le derrate, eliminatrici o moderatrici degli intermecliarì 1 e così via. Guardando un po' più in là, e divenuti i lavoratori diretti pro– prietari mediante le loro non meno internazionali e formidabili organizzazioni di classe, arriviamo a ve– dere .... il socialismo. 1' bbiamo nominato gli intermediari: ò contro di essi che parte specialmente in guerra. il sig. Lubin. ]D sta bene. Ma la conoscenza delle condizioni dei mercati si va facendo, per le ragioni già dette~ più ampia e profonda (e maggiore potrebbe essere anche in Italia se il Governo se ne occupasse con piena coscienza dei vantaggi di estia) 1 e gli eccessi della speculazione sono meno frequenti e più controlla– bili. l~ in parte per sfuggire alla specula:,;ione mo– nopolistica che 1 come abbiamo ,•isto, alcuni paesi aument,LnO le proprie 1;olture. All'infuori del mono– polio, e dove agisce la libera concorrenza, cioè nella maggior parte dei casi, é naturale che anche la parte che spetta all'intermediario tenda a restrin– gersi automaticamente. La stessa concorrenza fra gli intermediari produce identici effetti. Le Case commerciali americane, ad esempio, si fanno una vivissima concorrenza. offrendo ciascuna la propria mediazione per la vendita. e l'acquisto dei prodotti a condizioni sempre più vantaggiose. Il porto di Liverpool ha soppi!u1tato in dieci anni quello di Londra come centro di distribuzione del commercio della frutta nel Nord 1 nel Sud e nel Centro dell'In– ghiltern11 perchè ha potuto farlo in maniera piit economica (ler i consumfttori, e offrendo condizioni non inferiori ai produttori. 11] infine è certo che un sistema rapidissimo di informazioni, per le derrate e i mercati più importanti, può essere alla portata di ogni singolo Stato, e còmpito di un organo spe– ciale del Ministero di agricoltura. Nè l'antagonismo fra industriali e agricoltori è così assolutoi come si affermai giacchè i primi hanno interesse alla prosperità di quest'ultimi, i quali sono loro clienti, e tanto migliori clienti quanto pil'1 agiati. . * * Dunque alcuni degli scopi pratici del proget.to Lubin sono senza dubbio ottimi e effettuabili i ma Ja loro effettuazione non esige la esistenza di un organismo internm-,ionale, così grandioso e molte– plice come quello ideato. Perciò esso rappresenta per noi una superfluità. E rnppresentft un'illusione per tutta quella parte di assurdità e di incongruenze con la realtà, che abbiamo tentato di dimostrare. Ci pare altresì che) precisamente in ragione della sua scarsa efficacia a cletermimire la rigenerazione agra– ria clell'ft!llia, celi un pericolo: il pericolo che dagli uui, dagli agricoltori cioè, si attenda ogni provvida. azione dall'Istituto e si distolga la mira dal vero bersaglio in cui essi dovrebbero colpire, che è lo Stato con tutte le sue oppressioni e i suoi parassi– tismi; e dagli altri, dai governanti, si riposi tnrn– quilli sulla tregua fornita opportunamente dHlla istituzione novella. J~ piì1 ftgevolo capire, invece, perchè il Governo e il monHrcato caldeggino la proposta Lubin; giacchè essa, nel loro pensiero, è destinata n" neutrnlizzare la forza delln classe operaia) e ad essere fortemente conse1·vatrice della proprietà privata 71 ; come non è difficile spiegarsi l'entusiasmo degli agricoltori, i quali si sentono " moralmente 11 sollevati dal1 1 inizia·

RkJQdWJsaXNoZXIy