Critica Sociale - Anno XIV - n. 24 - 16 dicembre 1904

CRITICA SOCIALE 371 posizione contro questo ~linistcro, non abbiamo forse tutti quanti un\rnima sola? Così, con nuovo trucco, presumono di confondol'c insieme i duo metodi: quello della conquista o quello del disastro. Poi, quando la tela sarlt faticosamente ritessuta, risbucheranno al sole per sbrandellarla. E sarà il lavoro cli Penelope. .\vrà dunque il partito socialista, ammaestrato dall'esperienza, questo redentore coraggio di essere lui e, rifacendo il presente, di salvaguardare l'av– venire? Diranno i suoi uomini migliori la forte, la sincera parola, che hanno fin qui mormorata solo a bassa voce, e la quale ponga fine all 1 inganno che ci ha traditi fin qui~ che ha tradito, colla nostra con· nivenza, le plebi italinne? Xella minuta stampa settimanale, che ripete atte– nuate le canzoni dell'organo centrale, nelle silen– ;f.ioseorganizzazioni dei lavoratori, nello stesso Oruppo pnrlamentare, che apparve, si consultò e disparve al,dicanclo, noi cerchiamo indarno i sintomi della sa– lutare resipiscenza, che farebbe benedette e benefiche tmche le presenti jatture. ).la non disperiamo per questo. JI partito socialista italiano non rinuneierà alla sua vita e alla sua missione. :Xon vorrà che il suo nome suoni tradimento presso i ,·enturi. Le operose formiche del socialismo italiano non dischiuderanno un'altra volta alle stridule cicale i muniti granai dclii'\ redenzione proletaria. Questo il nostro augurio di fin d'anno agli amici, 111partito, al proletariato italiano. LA CRITICA SOCIA LE. LAPOLITICA DEGLI INSEGNANTI Le discussioni e le vivaci polemiche sutrorientamenlo democratico, vota.lo a Roma e a Perugia dai Coogressi degli insegnanti, non taciono ancora: dai giornali alle Hivisle ne risuona tuttavia l'eco, quasi a dimostrare che l"importanza del problema è tale, da non consentire in– torno ad esso 11 silenzio o la noncuranza in chi si oc– cupi delle questioni più gravi della vita collettiva, in– Lellettuale o pratica. Ma quanto sin qui é stato detto pro e contro, in discorsi, in lettere, in articoli, ha troppo spesso avuto di mira un aspetto qua,i esterno e con– tingente della ')ncstione, in luogo d'affrontarne il nu– cleo fondamentale ed essenziale. Al Congresso e fuori fu deLto e dimostrato, senza che una confutazione venisse dai vecchi e nuovi partigiani dell"apoliticismo conservatore, come quelFaLteggiamento delle confederazioni professiooali fosse l'inevitabile ri– sultato di un lungo insegnamento dei fatti e rispondesse ad una imprescindibile necessiti\ lattica. lla resta,·a in alcuni dei sostenitori, e più ancora negli avversari, il dubbio che potesse trattarsi d'uua contingenza passeg– gera det momento attuale,· che la corrente <lei fatti potesse quando che sia incanalarsi in una diversa di– rezione; che la necessità di tattica potesse un giorno venir meno o mutarsi. La dimostrazione sperimentale non bastava sopra tutto là do\·e l"atteggiamento pratico <lR essa richiesto veniva a trovarsi in conflitto con an– Lichi convincimenti, che avevan bisogno di esser con– futati e rimossi, non in nome di causalitil forse transi– torie o di finalità particolari, ma di un principio ideale e generale e d'una necessità razionale e permanente. . .. Vero è che i falli sono sopraggiunti sempre più co– piosi e convincenti a ralTorzare la tesi politica anticon– servatriCe. Di front.e a quelFatto, che i conservatori avevano qualificato di ribellione incon~nlta o di incon- siderata leggerezza, piU urgente e immediata era la necessità che essi esponessero i loro pensieri e propoNit.i sul prohlema della scuola e, meglio che invettive, re– cassero idee 1 dimostranti come fosse in loro chiara e vigile quella coscienza dei bisogni della scuola, che altri aveva loro negata. Bisognava che col fatto dimo– strassero infondata l"accma di chi rimproverava loro un"incapacità organica a comprendere la nobiltà e le e.sigenze della missione educativa e la dignità di chi l 1 esercita. Questa necessità non fu sentita: parve quasi, al con• t.rario, che una follia di sincerità spingesse i conserva• tori a denudarsi in cospetto al pubblico, e a mostrare senza veli e sottiule!<i la loro concezione negativa della dignitii. della scuola e degli insegnanti. li Co1Ticm.:rlella Sei·a, che del partito conservatore in llalia rispecchia iu modo più genuino e coerente gli intendimenti e le convinzioni, non si peritò di affermare, in uu articolo sintomatico (21 ottobre), che all'iui-e– guante non sia lecito prender parte alla vita civile e politica della nazione, e che, qualora esso non si al!conci a tale rinuncia, valga meglio dichiarare il fallimento delrinsegnamento governativo e abbandonar le scuole. 11 A che scopo, chiedeva, ordinare un insegnamento di t. Stato, a spese dello Stato?,, Per i democratici l'educazione e un alto intere~,;e e do\·ere sociale e, quindi, nece!-saria funzione di Stato i ma il c6mpito dell"iusegoante, nel pensiero loro e di tutti grinsegnanti, non dev'essere di pura trasmissione e comunicazione di conoscenze, sì bene di formazione di coscienze e d'intelligenze, da indirizzarsi ad mi"L1tile attività pratica e al compimento dei doveri morali e sociali. E un cOmpito simile richiede negli artefici clel– l"opera delicata, prima che in altri, il pieno esercizio di ogni dovere civile e l'interessamento costante ai fiui e agli interessi della nazione, cui non potrebbero altri– menti educar gli altri. :\.fa per i comervatori e per il Corrie1·e le COliO sembrano stare assai diversamente: " Se l'indipendenza degrinsegnanti e condizione della 11 loro dignità, ogni loro liberti\ politica, nel sen:-o di " politica ordinaria e militante 1 •• dimostra che i fini " della scuola sono mancati. }.; il fallimento dell'inse– " gnamento secondario governati\'O. E, :,e non fos!'iepos• "si bile una restaurazione, non sm·el)be meglio che lo 11 Stato si <.ll-'•facessr.: addfrillw·a llella scuola e detJl'inse- 11 ,qnanli suoU 'l'anlo 1 da un insegnamento lasciato in .: balia degli enti locali e dei privati non potrebbe de– " rivare maggior disordine cliquello che si è constatato " or ora col Congresso di Roma. 11 'fale, secondo il Con·ie1·e, dovreùb'esscre il programma del ministro della Pubblica I.struzionc. Ora, questa affermazione, che chi deve formare i c:t. tadini non possa es!:!ercittadino che a metà, nel pen– siero ma non nella parola e nel\1azione 1 e che altrimenti lo Stato debba abbandonar le $Cuole in balia dei pri– vati, non e sintomatica nel momento in cui scendono in Italia le congregazioni religiose, pronte a raccogliere l'eredità che lo Stato gettasse? Più esplicita conferma non pot.evan dare i conservatori alla trsi di chi li aveva dichiarati organicamente incapaci, nelle persone e nei programmi, a intendere la mii,..sionedella scuola nella società moderna. . .. Anche la necessità tattica veniva, con i recenti [\\"-- venimenti1 ad esser meglio dimostrata. I Esclusi sciopero e boicott.aggio 1 usati dalle classi ope• raie 1 e l'ostruzionismo, applicato con tanto successo cln.· gPimpiegati di dogana, gl'insegnauti uon avevano lro ..

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