Critica Sociale - XIV – n.21-22 - 1 e 16 novembre 1904

CRITICA SOCIALE I~ vero che In industria meccanica porta al mas– simo la diYisione del hnoro; ma la manifattura si gion1 appunto del parziale impiego della macchina per re1H!C'I'('piì.1 facili i ::,ingoli hwori e render meno nC'<'essarie l<' abilitìl tecniehe spccin.li 1 facilitando l'C'scrcizio del mestiere' cd esponendo h\ classe dei ralzolai alla concorrenza di nuovi elementi noa qua– lificati. L'indwstria n domicilio si sviluppn a,"l'anto alla fohhrica, J)C'r nuie cause. l~tisa si acci·C'sCC' anzitutto per g-li artigiani eh(' non pos~ono sol,tenore la con– corrcnut della grandC' manifattura r sì fanno operai salariati, pur continuando. a complemento dPI sa– lario, a sen'irc qualche <'ii<'ntc per proprio conto, aiutnti in riò dai eomponenti la famig-lia, e si ac– crc~ce anrorn J)Nehè i piceoli padroni 1 per l'Ìi:ipar– miarc il fitto del locale 1 hanno iutrressn a far lavo– rare gli operai a domieilio, tenendo nrl proprio lahoratorio solo un operaio che prov,•edc alle acco– modature r un )!arzone che porta i prodotti ai clienti. Da quc~to genere di la,·01·0 a <lomicilio al " sistema del sudore " non c'è che un passo. l•i facile che fnt il padrone e l'operaio si intrometta un tNzo che risparmia al padro1H-.'t('mpo, fatica e spci-;e e che pro,·vede il lavoro all1opNaio .. \bbiamo a.liora i so– liti fenomeni del s1reafi11g :-qp:fem. Xon più limiti di orario; il luo~o di laYoro sene ad un tempo da abitazione e la necessiiiL fa accettare al lavoratore qualunque salario. Però questa specie di piccola in· du:,tria, IC 'gcl.ta . all'artigianato, non lrn grnnde impor– tamm eù è per lo pili limitata alle città maggiori, nelle quali l'altez;,,a dei firti e i bnssi prez:d rendono più onc,ro~o J'e:;ercizio di un g-rande lahoratorio. Il magazzino di vendita, <·he si fa sempre pili stnHla, C' il J,noro a domicilio che ne deriYa, deter– mineranno la fine <lell'artig"ianato nelle città. Sic<'ome però il grande mn~azzino di vendita pre– suppone la produzione della merce col sistema della fahhrica, così dobbiamo trovare nei rapporti fra quest'ultima e il lavoro a domirilio la fonte princi– pnle dell'accrescersi e dello sYilupparsi del lavoro a domicilio in questi ultimi tempi. La fabbrica ha <lato orig-ine ad una ,·era e grande industria a do– micilio. I~!ad essa che si deve attribuire il g-rande impiego della donna e dei ragazzi nell'industria delle calzature. ColPintroduzione della macchina eia cucire cominciò l'impiego delle donne e drlle ragazze in molti lc1,•ori parziali nei quali si divide Findustria, specie nella preparazione delle tomaie, e si diffuse il lavoro a domicilio, in quantochè il padrone forniva spesso le macchine agli operai a domicilio o gli operai stessi si pro\·vedcvano di macchine. J.'introduzione di macchine per la preparazione di altre parti delle calzature servì pure ad estendere il la.\'oro a domicilio, che si limitò sempre più alla messa insieme ciel prodotto. Re, dunqur 1 la grande industria meccanica si svi– luppa sempre pit1 e i1wade vittoriosamente il cam1>0 del la,·oro a mano, d'altra parte questo e011serva ancora un posto noteYole nel complesso della produ– .tione, servendosi, come mezzo di clifC'sa, ciel lavoro a domicilio. Anzi, il lavoro a domicilio si accrebbe specialmente nelle grandi città ove predomina il la– Yoro a mano, la varietà dei consumi permettendo a tanti piccoli produttori indipendenti di lavorare peJ cliente, ~ produrre merce cli diversa. qualità a se– conda del gusto dei suoi consumatori, mentre, cl1allra parte, l'alteiza dei fitti rende sempre pH1economico pcl padrone di thlre all'operaio il la,·oro a rfomicilio. Il lavoro a domicilio perpetua e accresce sè stesso, in quanto, mantenendo J 1 operaio nell'isolamento, lo rende incapace di organizzarsi e lo priva dell'unico mezzo di difesa. Certo che la grande industria e il progresso della meccanica, se da una parte renderanno sempre più economico il lavoro collettivo, serviranno ancora al– l'educazione sociale di un numero sempre più grande di operai, rendendoli accessibili allo spirito di orga– nizzazione e creando, così, un saldo nucleo di forze coscienti che influiranno, poi) su tutta la massa im– pirgata nell 1 indusfria . . \[a non si può attendere mussulmanamente che la grnnde industria compia il suo lento vittorioso ca111 mino, fugando le antiche forme di produzione, le quali, per resistere alla forza invadente della mac– china, ricorrono a. sempre nuovi e pili spietati si– stemi di sfruttamento della macchina-uomo. Lo studio accurato, f,1tto in molti paesi, delle reali condizioni dell'iudustrifl. a clomirilio, che un tempo maudant iu visibilio tutti gli arcadi delle scienze sociali, ha fatto conoscere i danni che questo genero di lrworo porta. alla classe operaia non solo, ma alla società tutta, e ha spinto alla ricerca dei rillledì atti a lenire i mali, inesorabilmonto connessi con questa forma di pro– duzione. L recenti studi sulle ahitazioni operaie hanno pure ~ontrìbuito a provare rurgenza di pl'Ovvcdi– menti contro una forma cli produzione che Yive della miseria e dell'11bhrutime11to di tante esistenze, ed hanno senito u far capire come il problema non sia soltanto un affare prh ato fra imprenditore ed operaio, da lasciarsi alle sapienti cure del laissez-faiJ'f', ma sia piuttosto una questione di interesse pubblico che riguarda la sociefa tutta. quanta. 1 mali del la– voro a domicilio sono, infatti 1 ad un tempo, econo– mici - bassi salad, eccesso di lavoro, mancanza di spirito cli organizzazione - e questi pili stretta– mente riguardano la classe operaia. interessata, e mali di natura fisica e morale - agglomer1.uncnto di più persone in una stanza, promiscuità, malattie, ecc. La questione del lavoro a domicilio ha. 1 quindi, un duplice aspetto . .I~ una questione economica di sa– htrì insufficienti e di eccessi\•i orari, che vuol essere risolta mediante una trasformazione del sistema pro– dutti\'01 e mediante l'organizzazione delle forze lavo– ratrici. )la nelle grandi città, dove esso più special– mente si espande, è un prol)lema di natura preci– puamente igirnica e mora.le , giacchè il lavoro a domicilio, ha, come necessaria conseguenza, di co– stringere l'opcrnio a viYere in condizioni perniciose di ambiente e di renderlo refrattario ad ogni spirito di organizzazione. Se noi, infatti, esaminiamo le condizioni dei Ja\'O– ranti in calzature in l\lilano, troviamo la riprova di quanto abbiamo affermato. Anche eia noi, come nella maggior parte delle grandi città, l'industria è, cli re– gola, esercitata col sistema clelht piccola impresa e il lavoro è fatto, per la maggior parte, a domicilio. Su 76•i ditte, studiate dal .Montemartini (1), 579, rioè il 70 ° 1 0 , impiegavano L, 2 e 3 operai. Le grandi imprese sono rarissime. Ci sono cinque grandi fab– briche per la produzione delle calzature, una sola delle quali impiega le macchine, e tre grandi fab• briche di tomaie. Questa grande industria non può uccidere la. piccola industria, che può curare il cliente e legarlo colle riparazioni. La piccola industria trionfa, talchè si possono calcolare in :.'\filano circa 600 pic– coli laboratori che danno lavoro, in media 1 a due o ti·e calzolai, e circa :350 padroni che laYorano e danno lavoro a domicilio. )1.algrado il gran numero di piccoli produttori, non infierisce la concorrenza fra di essi, perchè 1 '-- innanzi tutto, la qualità. della merce portata sul mercato dalle dh·erse ditte non è eguale; non si tratta sempre di clienti o cli prodotti similari. 1 negozi del centro lavorano solo calzllture fini, ser– YOno l'alta. l>orghesia e non risentono per nulla la concorrenza dei piccoli neftOzi; si tratta di un lavoro più elegante e di materia. più costosa. )lan mano che si ,·a verso la periferia, si discendo nella scala (•1 {,. MONTEll \l!TINI: f!l11dm>lri(I clelle C(1/:(1t10-e ii, .lH/(OIQ.

RkJQdWJsaXNoZXIy