Critica Sociale - XIV – n.21-22 - 1 e 16 novembre 1904

Clll'l'[CA SOCIALE 337 dente nei metodi 1.li lavoro) che caratterizza l'accen– tuazione costante e regolare della divisione del la– voro. La calzatura, che un tempo usciva finita dalle mani del11artigiano, passa ora dalle mani ciel ta– gliatore a quelle dell'orlatrice, per finire nelle mani dell'operaio, il quale, mano mano che l'industria si perfeziona, non fa che una. sola operazione. Colla divisione del lavoro, da ogni singolo operaio non si richiede che un minimo di cognizioni tecniche, facili da acquistarsi; Pantico calzolaio perde il van– taggio della sua scienza del mestiere, che gli diventa, se non completamente inutile, almeno largamente superflua, ecl è alla mercè del primo venuto, chc_può diventare un concorrente temibile. La macchina si limitò da prima a sostituire certi lavori, ma, perfezionandosi gradatamente, sostituì completamente il lavoro a mano, dando vita alla grande fabbrica che produce l'intera calzatura. J,a produttività. cli alcune macchine è colossale. " Ln qual rapido modo - dice li'ranke (1)- proceda questa evoluzione per alcuni lavori, lo prova il fatto che, in 3 anni, nella scoperta di macchine di fini– mento si è ottenuto tanto che ora si prepara un la– voro otto volte maggiore con un numero soltanto <loppio di operai. ,, Nel Nord America - da cui essa proviene - in Inghilterra, in Germania, la macchina predomina quasi assolutamente nell'industria. In Austria la produzione meccanica delle scarpe è in continuo au– mento, aiutata in ciò dal progresso della tecnica e dallo scomparire dei pregiudizt contro la merce di fabbrica che prevalgono anche oggi; tanto che, quan– tunque le basi della grande industria siano ancora mal sicure, per la deficienza di capitale, per le va– riazioni nel prezzo del cuoio, per la concorrenza estera, per la facilità di perfezionamenti nei congegni meccanici 1 pure, nei centri pili importanti, essa ha ri– dotto a.I minimo la sfera d'azione della piccola indu– stria ( 2 ). Progressi notevolissimi fa pure l'industria meccanica in Belgio (3). La macchina dà del resto una qualità migliore di merce, perchè, lavorando il cuoio molto pili ruvida– mente di quel che non faccia l'operaio, richiede della buona materia prima; mentre il calzolaio può adoperare anche le peggiori qualità. Inoltre, la mac– china meglio risponde ad una grande industria espor– tatrice, che elevo soddisfare a grandi commissioni con prontezza e fornendo un prodotto uniforme, che difficilmente si può ottenere dal produttore singolo. Con tutto ciò, la produzione a mano non è ancora in una condizione di assoluta inferiorità e ha soste• nuto e sostiene vittoriosamente finora la concorrenza colla industria meccanica, sia perchè pili facilmente resiste alle crisi gra,·i e facili nell'iudustria, sia porchè finora le macchine sono facilmente rese inu– tili da macchine i.Jii'L perfette, sia perchè la grande industria meccanica s'era rivolta, fino a questi ul– timi tempi, alla produzione di calzature a buon mercato, produzione nella quale il laYoro manuale conserva, se non la superiorità assoluta, almeno serii vantaggi. La macchina però è invadente e ha rag– giunto ora un grado altissimo di perfezione, sicchè dopo essersi conquistato il mercato per le calzatme a buon prezzo nei centri che producono por 11e– sportazionc, si è rivolta ora ai prodotti pili fini e piì1 cari, cl~e erano rimasti monopolio ciel lavoro a mano. li'ra i clienti che consumano merce finissima e quelli che si accontenta.no di scarpe da 8, I O, 11 lire, vi è una classe di compratori che si rivolge ancora al calzolaio. La fabbrica ha cominciato a servire (1) Fnt:-.Kt!: /)le Sch1'11mac11e,·ett11 Bc1yen1. ('; O. }:Nr.r,u:--o,m: lfeber dtt lleimarbtit t11 thll{JW /Je;;Lr~·e11 dt.'I -~iillih;II. IJijhmeu. (3) c. 0,,:,.-.1.RTII: l/i11d11sti·le de la CIHIIISS/fl't Ù lll11clle 1901. anche questi consumatori, minacciando, in tal modo, una nuova categoria di la.vot·atori manuali. fl macchinario piìi perfezionato realizza la.piì1 com– pleta divisione del tworo, e così la finitura completa di una calzatura mette in opera un numero grandis– simo di macchine. Malgrado il loro numero, la loro produttività ò così grande che potrebbero bastare ventiquattro minuti per finire un paio di scarpe. Alcune di queste macchino sono prodigi della mec– canica. Le più perfezionate sostituiscono 1 nel modo piì1 perfetto, la cucitura a.mano e fanno la cosidetta "cucitura a tre punti ,,. E impossibile sostenere la concorl'Cnza col lavoro perfetto cli queste macchine e il lavoro manuale ò quindi minacciato dalla mac– china anche nella produzione più accurata e potrà difficilmente resisterle. Dovrà perciò limitarsi ai la– vori finissimi che la macchina non riesce ancora. a produrre. " Quanto più procede l'impiego delle mac– chine nelle fabbriche, tanto più limitato diventa il campo lasciato all'industria a mano e verrà il giorno in cui, senza influenze esterne, ma per il solo svi• lnppo clell'inclustria stessa, la industria domestica a mano scomparirà del tutto dalla fabbricazione delle scarpe. " (') Per quanto grandi siano i progressi della grande industria meccanica, il lavoro resta ancora. in gran parte, come dicemmo, lavoro a mano. [n Italia, si inizia ora la grande industria mecca– canica, e la piccola impresa, quindi il lavoro a mano, è ancora predominante. [nfatti, secondo i dati del censimento, abbiamo 172A4.4 padroni calzolai, 1.oc– colai, fabhricanti di pantofole, orlatrici cli scarpe; 2295 commessi e impiegati e 193.415 operai. Ma, anche nei paesi come la Germania, l'Austria, il Belgio, dove già è florcnte la grande industria meccanica, e nei quali l'artigianato va scomparendo, la manifattura col lavoro a domicilio, specie nelle grandi città, sostiene vittoriosamente la concorrenza colla industria meccanica, impiegando il ma~gior numero di operai. Anche nei paesi suddetti il lavoro a domicilio assorbe la maggior parte della classe lavoratrice. Così in Germania., mentre è diminuita la cifra assoluta degli addetti :t.ll 'industria 1 enorme– mente scemato il numero dei piccoli padroni indi– penrlenti lavoranti per la clientela, ed aumentato grandemente il numero delle grandi industrie mec– caniche, è cresciuto considerevolmente dal 1882 al 189~ il lavoro a domicilio, specie nelle grandi città, clflndo nel 1895 lavoro a 5 .793 persone di fronte a 36.30L nel 1882. ( 2 ) i~; appunto per opera del lavoro a domicilio che la manifattura può resistere alla fabbrica meccanica. Infatti, col lavoro a domicilio si risparmia la spesa per l'impianto cli un grande stabilimento e dell'affitto - risparmio considerevolissimo, specie nelle città dove aumentano enormemente gli affitti; - si può prolungare o raccorciare il tempo di lavoro, ciancio maggior o minor quantità di lavoro da fare all'o– peraio a casa sua; si possono facilmente ridurre al minimo i salarl 1 per la.concorrenia che si fanno fra di loro gli operai dispersi e non organizzati, si rende difficile agli operai di organizzarsi, si sottrne il la– voro ai vincoli delle leggi protettive, ecc., ecc. I~ vero che questo lavoro diviso, senza che l'operaio sia sotto la sol'\'eglianza di un capo tecnico, dà pro– dotti inferiori, è vero che la produttività è maggiore per l 1 operaio che lavora, fra compagni e non è di– stratto dalle cure domestiche. Ma la, cattiva qualità della. merce danneggia il compratore e la. lotta. fra fabbrica e manifattura si combatte appunto a spese del consumatore. (I) Cl. F.:,1;.1,AR;,(ORR: 01). t'it. <il •:. PR\l'iKI': /)/e l/a,1sli11l11sh·te lii der SdmhnlflChtre, nwt.~dl• lfmds.

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