Critica Sociale - XIV – n.21-22 - 1 e 16 novembre 1904

336 CRI1'ICA SOCIA.LE ria le precedente il decreto per le elezioni!) dei sociali– sti. e pertanto inde~ni che questi perdano il tempo a occupnrsi di loro; e per quanto l'Avanli!( 1 ) dopo che la adesione fu proclamata, con una franchezza piuttosto tnrcli,·a, allbia ratto intendere cbe, a suo parere, i pro– fessori non possono pretendere di " ipotecare a priori " per sè una parte, sia pur modica, della somma, che eventualmente sia JJCr risparmiarsi sui l>ilauci impro– duttivi. Senza ambngi 1 invece, senza dubbiezze, senza restri– zioni i partiti democratici, e quello socialista in 1,arti– colare, han da JJroporsi come un debito d'onore l'affran– camento degli insegnanti medt dalle distrette e dall'u– miliazione della povertà, l'acceleramento della loro sempre più lumachesca carriera, l'inscrizione nei ruoli questi burocratici letti di Procuste ogni dì piì1 insuf– ficienti ai bisogni della scuola - <lolle centinaia e cen– tinaia di essi 1 che, dopo fitticose e co~tose pro"c di con– corso sovente iterate e lunghi anui d'insegnamento e di fame, hanno ancora il titolo d'incaricali o snpple11ti, con remunerazioni risibili e senza neppure il diritto alla pensione, e fanno invano ressa per entrarvi. A tal flne non, naturalmente, aumento alcuno di tasse scolastiche - tasse, del resto (e chi se n'è accorto 1>rima di questi dì?), rincrudite giù, alla chetichella, con un articolo furbescamente inserito nella legge 12 luglio del corrente anno, a vantaggio dei maestri elementari i ma 1>iì1 oculata e più equa distribuzione del bilancio esistente, che è miserrimo, ma meno che non si pensi, ove si considerino i molti onerosi contributi comunali o provinciali e i lasciti e i beni ecclcsia!11tici incamerati; e accrescimento ciel bilancio medesimo mercè tutti quei proneclimenti. che risultino, a tal uopo 1 necessari e suf– ficienti: riduzione delle spese militari e dinastiche, fal– cidia dei fondi segreti, massime dei dicasteri degli in– terni e degli esteri, conve1·sio,1~ della rendita, imposta progros~i va. Dei ritagli da fare e delle riforme finanziario da at. tuare anche subito - purchè l'Estrema si ricompong-a, dopo il cimento e il lavacro dello elezioni, cordiale e solerte, e si accinga, positiva e tenace, all'o))era sua - ce n'è - stia tranquillo l'Avanti.I - quanto basta per non obliterare la scuola; nè questa, comunque, in u11 paese civile va. posposta mai Chè essa, sia pur difettosa, sia pure inadeguata, sia pure arcaica nelle sue disci– pline e nei suoi ordinamenti, è e sarà sempre pili, in luogo della caserma (ci si passi la trita espressione mi· litaresca), la cittadella e il baluardo del paese, e da essa, pur dovo si occulta e serpeggia pii', inav,,ertita, si sprigiona la luce ideale, che discopre incessantemente e addita nuove vie e nuove èrte del diritto tonano non meno che nuove faccio del vero. E nessun popolo, nes– sun proletariato è più cieco e gretto e impari alla sua redentrice funzione storica, di quello che noi ,·ede; e nessun tribuno tradisco e mistifica di 1>ii1 la causa, che ha sposato, cli quello che designa all'indifferenza e alla. antipatia dell'operaio lo zelo di affrancamento e di mi– glioramento dei dispensieri della coltura meno umile e cerca d'indurlo a ricusare l'offerta fraternità ed al– leanza. * .. Risolta la quistione economica, sarà con ciè-•stesso - chè gli insegnanti saranno .pili sereni, più soddisfatti, pit1 liberi di dedicarsi tolis vi1·ib11s nJla scuola - av– viata la risoluzione <lei problema didatuco, com 1 n dire 11) :••umcro del S ottobre HìOI. del nuovo assetto eia dare alla scuola media perchè meglio risponda alle nec~ssitù. e agli ideali della società. odierna e dell'ora storica che corre 1'ale rinnovazione - diciamo ancora - non si può improvvisa.re ; ma non si può neppur e::;sa, appunto per la sua complessità. e gradualità, differire. E i partiti de– mocratici devono dar opera ad affrettarla. ed attuarla, a.vendo, al riguardo, la mira al presente e, più, all'a.vve– nire, ma senza disdegnare, in blocco, il passato. Chè i11 tutte le scuole nostre, e specialmente nella classica, c'è molto da togliere o da mutare, ma anche non poco da conservare e migliorare. xy. L'INDUSTRIA DELLE OALZA'l'ITHE o i la,born,t,orii J_H•t· ealzola,i I. Nell'industria delle calzature, come nella maggior parte delle industriP, alla forma dell 'artigiana.to andò man mano sostituendosi quella della manifat. tura e a questa 1 negli ultimi anni, in seguito ai progressi della meccanica, la fabbrica, che si serve di mezzi meccanici. La confez.ione delle calzature offrì subito un ter– reno propizio all'artigianato. Ogni locale è adatto a servire da laboratorio, non occorre che un capitale di impianto e di esercizio minimo, gli strnmenti costano poco,. la materia può essere comperata in piccola quantità, la tecnica del mestiere non pre– senta troppe difticoltà e la domanda dei prodotti è :tenerale e non cessa mai. Accanto all'.l.l'tigiano, che produceva pel cliente e che confezionava scarpe su misum, si aggiunse b 1 en presto però il calzolaio grossista che produceva scarpe per i mercati e per le fiere. lì'u dall'artigianato, che produceva pei consuma– tori dei dintorni, ricorrendo perciò al concorso cli altri operai lavoranti a domicilio, che si sviluppò tutta una serie di fabbriche collettive, dapprima piccole ma che diYentarono a poco a. poco o-raneli manifatture. Coi progressi della meccanica alla ma– nifattura si sostituì, ultima in ragione di tempo la fabbrica meccanica. Però, come il passato è cara'tte– rizzato dalla transizione delPartigianato alla mani– fattura, il presente è caratterizzato dalla coesistenza della fabbrica collettiva e de-Ila fabbrica meccanica. Vartigiano lavorante su misura non è ancora scom1>arso ai dì nostri, ma conta appena nell'insieme del1 1 industria delle calzature nei centri di r,rancle produzione per il mercato mondinle. Qui h~ eo-Ji stesso, nella. maggior parte dei casi) abbandonata 0 Ia situazione di padrone indipendente che diventava precaria e, elevandosi nella gerarchia del lavoro ha dato origine ali~, piccola fabbrica collettiva, qua~do, come accadde p1u spesso, non fu forzato a diventare uu semplice operaio. La lavorazione a mano 1 quantunque creasse anche la grande industria accentrata, venne prevalente– mente esercitata a domicilio. l,a fabbrica meccanica sorse coll'applicazione dei motori alla. fabbr.icazione delle scarpe, che determinò una vera nvoluz1one nell'indush·ia. Essa non so– stituì ~erò. di colpo, i.tè c ompl_etamente, nè dapper· tutto, Iantwo modo cli procluz1011e.La fabbrica mec· cani?a, la manif'attur.a i1~grande o la piccola impresa, coesistono tuttora, si aiutano a vicenda e vivono Puna accanto all'altra ncll1attesa che P~vvenire si pronunci per l'una o per 11altra. A misura che Jlorganismo industriale si trasforma e si sviluppa, si produce una evoluzione co1Tispon-

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