Critica Sociale - XIV - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1904

288 CRITICA SOCIALE camonto (12 organizzazioni) ~lk. 7872, per biblioteche (lG organizzazioni) hlk. 14.882, per altri scopi Mk. 818.90G. Per conferenze e assemblee generali, inoltre, (43 or• ganizzazioni) Mk. 161.909, compenso alla Commissione generale Mk. 89.318, spese processuali Mk. 227G,stipendi agli impiegati (61 organizzazioni) Mk. 304.172, spese amministrative (57 organizzazioni) Mk. 27G.215. Sono diminuite negli ultimi anni le spese per snssidii di viaggio e di disoccupazione i cresciute invece con– siderevolmente (da Mk. 10.818 a Mk. 150.721 nel 1003) le spese per la protezione legale i cresciuti pure i sus• sicl'ì di malattia e di invalidità. La spesa di Mk. 4..529.G72in scioperi nel 1903 rappre– senta la cifra più alta fino ad ora raggiunta. Però anche nel 1003 la spesa per sussidii e per la stampa e ad essa superiore e raggiunge la cifra di Mk. 4.605.078. Cresciute sono pure le quote di contributo dei soci alle organizzazioni. Nel 189J, il 39 °/ 0 di queste aveva meno di 15 cent. e 80 ° 10 meno di 20 cent. di contributo settimanale. Nel 1903 delle 63 federazioni solo il 3-5 ¾ aveva un contributo settimanale minore di 20 centesimi. Con tutto ciò il numero dei soci è in costante au– mento i ciò che dimostra ancora una volta come le or• ganizzazioni possano assicurarsi un numero grande e costante di soci quando elevano il contributo in modo tale che permetta loro l'adempimento dei loro doveri. Dall'esame di tutte queste cifre si vede quale mera– viglioso sviluppo presentano le organizzazioni socialiste tedesche, come varia sia la loro attività, come salda la loro compagine, che le rende ora meno soggette al– l'azione della ~ongiuutura economica, quanto grande ~ia l'aiuto che es~e danno al proletariato per il miglio– ramento delle sue condizioni materiali e per il suo svi– luppo intellettuale. (. p. I sofismi economici deimilitaristi I. Gli argomenti economici dei difensori delle spese militari, quali e quante oggi sono, si possono così riassumere: 1° [ milioni dei bilanci militari vanno a finire, quasi tutti, nell'acquisto di prodotti delle industrie nazionali; quindi, poichè quei danari non escono dal paese e ne alimentano anzi la produzione economica, è falso che le spese militari impoveriscano la na– zione, e che esse siano improduttive. r1•utt'al pilt, il danno economico derivante dalle speso militari va ragguagliato alla differenza, pro– blematica e in ogni caso assai piccola (forse una decina di milioni all'anno), fra l'utilità economica che si ricava dal capitale così impiegato e la mag• giore utilità. che dallo stesso capitale si ricaverebbe impiegandolo direttamente a scopi di produzione. 2° 11 capitale effettivamente impiegato nelle spese militari non va del resto ragguagliato a\1>1 somma totale inscritta annualmente nei bilanci della. guerra e della marina, ma solo all'importo medio delle rate di veri;amento delle imposte: poichò, prima ancora che i contribuenti versino la rata successiva, ha già fatto ritorno nelle loro tasche, per la via dei consumi militari, la rata precedentemente versata. 3° L'esistenza dell'esercito è utile ai lavoratori, perchè essa, diminuendo le braccia disponibili sul mercato del lavoro, fa rialzare i salari. 4° Se anche l'esercito e la marina costassero più di quanto effettivamente oggi costano, aarehbero pur sempre eia ritenersi acquistati a buon mercato questi duo vantaggi, la cui utilità economica. è indiretta ma grandissima: a) effetto d'intimidazione sugli Stati esteri e quindi minor pericolo di provocazioni eia parte di quelli, e quindi diradamento delle guerre; b) assicurazione contro i danni di una guerra perduta o almeno contro i danni cli una guerra troppo facilmente perduta. 5° Non meno grande ò l'utilità economica incli· retta che l'esercito apporta col proteggere in tempo di pace l'ordine pubhlico. I~ questa funzione dell'esercito è la principalissima, se non unica, ragione della guerra. che i partiti sov• versivi fanno alle spese militari. IL Confutazione del primo argomento. Ammettiamo pure che i milioni dei bilanci mili– tari vadano a finire quasi tutti nell'acquisto di pro– dotti delle industrie nazionali. Ma quei prodotti chi li consuma? Li consuma u11 ennesimo della popolazione italiana, iJ quale: a) trac danaro <lai bila11ci della guerra o della marina; b) non prodtH·e i prodotti che consuma; e) non produce prodotti che il resto della po– polazione consumi. E dunque come se, di n persone (che, per sempli– cità supporremo dotate tutte di una uguale poten– zialità di produzione e di consumo), solo n-1 produ– cessero, mentre tutte consumassero. Ma in tal caso non è forse evidente che quella persona, la quale consuma senza produrre, rappre– senta, per Je altre, una spesa improduttiva? Che quella poi consumi i prodotti delle altre n-1 o con– s1t1ni prodotti che le altre n-1 debbano procurarsi da altri gruppi di produttori mediante scambi, l'ef– fetto economico di quel parassitismo resta evidente– mente sempre lo stesso; e cioè, riduzione della pro– duzione del gruppo, da n ad n- /. fl giorno in cui quel para:,sitA. diventasse anch'egli produttore, il consumo del gruppo resterebbe immu– tato, ma la produzione aumenterebbe di 1 /n. Dunque la perdita derivante dalle spese militari consiste, essenzialmente, nella mancata produzione economica da parte di coloro che vivono sul bilancio della guerra o della marina. Se anche poi esercito e marina consumassero esclu• sivamente prodotti esteri, da questo solo fatto non deri ,•erebbe gran danno all'economia nazionale, pcr– chè oggigiorno la dipendenza economica d'uno Stato verso un altro non può in nessun caso essere aft~itto unilaterale ed assolutamente inevitabile e quindi molto onerosa. Consumino, esercito e marina, prodotti nazionali o consumino prodotti esteri, resta. immutato il fatto fondamentale che, se la forza armata si trasformasse da improduttiva in produttiva, crescerebbe la quan– tità dei prodotti nazionali, e quindi o diminuirebbe l'importazione di taluni prodotti esteri o aumente– rnbbe l'esportazione <li taluni prodotti 1rnzionali o si avrebbero, in pari tempo e in minor misura, en– trambi quei fenomeni. Notiamo poi di sfuggita che nella società odierna parecchie altre categorie cli persone, cltre quella elci militari, si possono classificare improduttive; non però gl'insegnanti 1 come ha imJ1licitame11te ammesso uno scrittore militarista, enunciando che mantenere n maestri o n militari è, per l'economia nazionale, la stessa cosa. r maestri non producono i prodotti che consumano, ma producono l'istrnzione pubblica, cioè un prodotto

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