Critica Sociale - XIV - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1904

CRl'J'[CA SOCIALll 257 è iniziata la completa liberazione cVJJaUa), tutti finirono coll'nccettare il mio ordine del giorno, che trovò, ricordo, un eloquente difensore, oltre che nel Girardini, nel– l'on. Pozzi, attuale Sottosegretario di Stato, che aveva avuto il coraggio di venire al Congresso contro il desi– derio del Ministero. L'ordine del giorno fu votato, puossi dire, all'unanimità (500 voti, circa, contro IO), con un'aggiunta del repub– blicano Yinci che volle - e non a torto - che l'azione di vigilanza e propaganda rosse essenzialmente vopolare, all'infuori di qualunque opportunistica iniziativa gover– nativa. Ebbene? Dopo di ciò era legittimo attendersi che 11irredentismo battesse uua strada nuova. lnvece .... Si incominciò nè più nè meno che a parlare di battaglioni di volontarì pronti a varcare il conflue .... e si puUblica· rono, sopratutto dai giovani monarchici, numeri unici che sembrano bollettini di guerra .... Tu mi domanderai: Ma a cosa conclude tutto ciò? Conclude a dimostrare che tutto l 'attua.le , incomposto ed imprudente, movimento bellicoso è in palese contrad– dizione colPordine del giorno votato al Congresso di Udine. Credimi l'a /f.mo L. ÙASl'.\IWTTO. DEMOCRAZIA FBRlWVIARIA A pochi mesi dalla scadenza delle Convenzioni, il Ooverno - marchese Colombi più vero e maggiore - sembra ancora, fra i due pareri, di parere contrario. Di qui la verosimiglianza dell'incredibile: una J>roroga quinquennale. Persona che ha modo di essere ben in– formata. ci scrive infatti che " le Società rice1:etiero l'or– cline di dar corso ai contraili che si erano fatti tenere in s0s1Jeso 11• I partiti sonnecchiano. Non dO\'eva essere l'esercizio di Stato una delle piattnrorme caratteri.stiche dei J>artiti popolari? .TI Secolo, con lode,·ole intendimento, ~perse un'inchiesta. fra uomini politici per sapere che cosa pensino del problema in generale, e che cosa nei rispetti speciali del no3tro paese. Non è essere ipercritici con– statare che le risposte non brillano in generale per eccesso di idee peregrine o di fervore di fede. Degno di nota, a. titolo di curiosità, 11att<'gghimentodei " socia– listi rivoluzionari 11, che abbandonano, parn, la. tesi la– briolina, favorevole allo sfruttamento ferroviario ad opera dei banchieri, dissimulando la resipiscenza col parlare di " nazionalizzazione 71 nnzichè di " C5ercizio di Stato ,, ('); quasichò la " nazione 71 potess~ oggi esercire le ferrovie altrimenti che a mezzo dello " Stato ,., e quasichè l'eser• cizio di Stato, quale noi propugnammo, non si fondasse, fln dal principio, sul massimo oggi }>Ossibiledi autonomia. amministrativa o di spirito democratico! I ferrovieri, dal canto loro, nella sonnolenza unh'er– sale, s'ingegnano - e chi saprebbe loro dar torto? - di far.si il pili 1>ossibilmente "pratici II e di badare ai casi loro; e, in atte.sa che i partiti si risveglino, frattanto fucina.no memoriali adattabili indifferentemente a tutti i sistemi. Noi però non crediamo affatto che il J>roblema ferro• viario possa ridursi - anche nei riguardi del personale (•) Lo argomentla,no dllllC ultime lluoe del ()rimo Rrt!eolo dl :', fcrl'I &u / ,-j~11fl<1H dtll<l tMllca 1·!(on11l:sta (,lt'IIIIH/, 14 ~gosto). - a un semplice affare di indennità un po' meno spi– lorcio e di carriere un tantino pili svelte; e riapriamo la. campagna per la restituzione all' Jllllia delle ferrovie ita,lia11e, riproducendo, per intanto, la risposta al Secolo del nostro direttore. Sarebbe ingenuo o presuntuoso supporre che la pro– posta dei Sindacati obbligatorii e di nn ordinamento democratico del contratto di lavoro paresse degno socialisti di un zinzino di di~cussione? Carissimo, Perdona iI ritardo. "mano, zz Jugllo. Sono perfettamente d'accordo con Tassi o agli anti• podi dal collega Brunialti. La soluzione del problema, por l'[talia, è data - inappellabilmente - dal constatato e eia ogni parte confeeeato fallimento delle Conrenzioni che stanno per scadere e dalla certezza, ormai uniYersale, che non si potrebbero rinnovare se non a condizioni migliori. ... per le compagnie! La tesi dei " pri\•a– tisti ,, ebbe qui una disfatta sperimentale. Era facile argomentarlo a vriori. Qui l'apriorismo è in realtà dell'aposleriorismo, tante sono le espe– rienze concludenti fatte in tutto il mondo. Per me, il primo quesito: " se in linea, gene~ rale, ecc. ,, porta implicita in sò la risposta al se– condo ed ai successi vi: perchè non so imaginarc una teoria,, esatta e completa, che possa essere smentita dalla v1·aticaj e perchè l'Italia non è un paese di selvaggi, pel quale non Yalgano lo regole e le espe– rienze dei paesi civili moderni. Al contrario 1 l'[talia, appunto perchè è nazione giovane 1 agli inizi i ciel suo sviluppo industriale, mal fusa nella gran varietà geografica, etnica, storica delle sue regioni - fra le quali è talora distanza come di secoli - ha in ciò cento motivi di più per voler possedere e manovrare essa stessa, con piena libert:\ 1 quel potente stru– mento di perequazione e di sviluppo economico che sono le ferroYie. Uno Stato, che si priva del dominio pieno, assoluto, sulle sue ferrovie e le dà da sfruttare a un fitlabile, che ha necessariamente interessi egoistici divergenti, spesso diametralmente antitetici ai suoi ~ fino ara– chitizzare artificialmente il traffico per usufruire lo sovvenzioni, ad abbandonare pei più ricchi centri le plaghe che più avrebbero bisogno di aiuto, a rinun– ciare pei lucri immediati o diretti i grandi vantaggi economici a scadenza lontana che darebbe un vera J)Olitica, ferroviaria nazio111ile - è uno Stato che si castra da sè, che abdica ai suoi uffici essenziali di Stato moderno, che disconosco la parte che gli spètta nella eYoluzione naturale che fa. la società presente sempre meno militare, poliziesca, religiosa (tre ter• mini equipollenti) e sempre più industriale, contrat– tuale, scientifica. E il più curioso sarebbe che si castrasse così pcl' .... diffidenza di sè stesso, per la paura di cadere in pec– cato, per timore della propria burocrazia e dei favoritismi a cui potrebbe essere indotto dalla inge– renza parlamentare - i due capitali argomenti ad– dotti dal Brunialti; - quasichè ora tutte le grandi aziende, e in modo tipico le ferrovie, non fossero dirette, controllate, servile esclusivamente da un per– sonale stipendiato, esattamente come le aziende <li Stato (le ferrovie hanno il doppio del personale delle Poste e dei Telegrafi .... che pure nessuno pensa di aflìdarc all'industria privata!) e il famoso oeil du waUre fosse là a far partire i treni o vigilare lo smercio dei biglietti; - quasichè non vi fossero am– ministrazioni di Stato (citerò il '11csoro, il ronclo Culti, i Dcpnsiti o Prcsti1i 1 ecc.) nelle quali alcun sospetto cli favoriti mi e di illecite ingerenze non s'è mai fatto str11da; - 11uaskhè non fosse 'possibile organizzare

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