Critica Sociale - XIV - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1904

256 CRITICA SOCIALE conto, debba risolversi in un positivo inceppamento alle poche buone iniziative che possono germinare e fiorire spontanee nelle zone periferiche dell'am– biente socialista italiano. ( 1 ) Noi. (') Apl)rOnd1flmO ora dal T~m/J() 07) cho I delegati llallnnl ul Con· gresso socialista l11tcrnnzloua10 til Impegnarono col delogatl austrlROI Adlcr e ~llenbogon di so\lceltaro la declatone delle rlspelllvc Dire– zioni: e auguriamo che 1•111111cg110 tro\·I pronto adempimento da ambe le parti. l'irredentismo e il Convegno di Udine Si connette strettamente all'articolo pubblicato qui sopra questa lettera che riceviamo dall'amico avvo– cato L. Gasparotto, alla quale diamo posto ben vo– lontieri. Caro Tura/i., Poichè il generale mcciotti Garibaldi in una lettera all'Italia del Popolo ha voluto legittimare la sua propa– ganda irredentista coi deliberati del Congresso di Udine, del settembre dell'anno scorso, e poichè anche quel gior– nale, in una vivace postilla, ha ricordato il convegno friulano, sarà. bene mettere le cose in chiaro. Ali credo, più che in diritto, in dovere di interloquire perchè io fui relatore, a quel Congresso, sul tema: "Jn– dirizzo dell'azione nazionale riguardo alle provincie ir– redente "; non porto perciò che la parola del testimone. Alla vigilia del Congresso irredentista, mi trovaYo ad Udine per la II Dante Alighieri,,, quando l'amico Fabris - anima di quell'iniziatiYa - pregò me, irredentista .... alla mia maniera, di assumere l'ufficio cli relatore su quel tema, importantissimo, in sostituzione dell'on. Oi– rardini, indisposto. Io, socio dell'Unione Lombarda .... per la J>ace,esitavo. Senonchè, proprio in quel giorno, erano giunti ad Udine telegrammi pressanti del Ministero Zanardelli che scon– giura,·ano i pili fidi amici ad impedire il Congresso ir– redentista. Deputati ministeriali, coprendosi di ridicolo, quasi lagrimanti (potrei citare i nomi), si attaccavano alla giacca dei più noti organizzatori ciel convegno per implorarli, in nome di Zanardelli, a smettere ... per non dare fastidi al Gabinetto. Era uno spettacolo nauseante per ehi, sopratutto, ben sapeva corno quel i\Jinistero avesse, fino allora, favorito l'iniziativa irredentista. Perciò accettai, a condizione che il relatore avesse interamente libera la parola, a costo di trovarsi in aperto contrasto con gli organizzatori del convegno. r,a relazione mia, pertanto, non fece che svolgere questo tema: Le società. moderne camminano verso uno stato di solidarietà e di cooperazione universale - sl nel campo economico che in quello intellettuale - che è incom– patibile con l'antico mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali: la guerra. Conseguentemente, la vecchia concezione dell'irredentismo, che aspirava alla libera– zione di terre non ancora italiane mediante l'immediata organizzazione di una guerra all'Austria, va bandita. È d'uopo riportarci alla dottrina del principio cli naziona– nalità, secondo la -,ua nuovissima concezione, che fa della nazione l'orya11izzozionepolitica di un popolo ,.;;econdo l'impulso di una volontà collettiva e i11corris1,ondenza aà wi yrnmle interesse sociale. Lumeggiato alla luce di questa dottrina, l'irredentismo diventa un superbo problenut di diritto ùller11azionale, non già un incomposto movimento di anime ingenue che vanno gridando nei teatri e per le piazze: (tbbasso l'Austria! Pertanto, studiato sotto questo aspetto, e cioè ricono– sciuto in tutti i popoli il diritto di essere arbitri dei propri destini 1 a seconda della loro coscienza nazionale e del loro interesse economico, può darsi anche che il quesito irredentista italiano trovi una risoluzione diversa da quella che si attendono i pH1.Garibaldini autentici, che hanno arrischiato la Yita, non nelle platee dei teatri ma sui campi di hattaglia, faYoriscono già l'ipotesi di una 'l'rieste cittl, libtra, come quelle della lega anseatica del Nord e Riceiotti Garibaldi parla, dal canto suo, di pos– sibili accordi di razze fino a,1 ieri nemiche. I socialisti, quindi, hannCI torto cli disinteressarsi di questo movimento (nessun Circolo, infatti, era rappre– sentato al Congre~so), perchè quanti sono i partiti com• penetrati della idea della pace non possono dimenticare o fingere di ignorare l'importanza del problema politico delle nazionalità conculcate, le quali rappresentano un perpetuo pericolo di guerra. E qui la relazione si diffondeYa nella dimostrazione che il proletariato di tutti i paesi deYe imporsi lo studio del grande quesito fino ad ora trascurato, in modo da esercitare una pressione costante e decisiva sulla diplo– mazia dei singoli paesi. Se pure Bebel, al Congresso cliHalle, disse che bisogna essere matti Jler domandare quale sarà l'organizzazione politica nel futuro stato di civiltà, non è da matti nè da ingenui riprometterci fin d'ora che lo stato futuro cli civiltà non può riposare che sulle libere organizzazioni di popoli. L'Italia, quindi 1 deve occuparsi non della prossima guerra all'Austria, ma del problema irredentistico in tutto il suo complesso - che è nobile e geniale - perehè, alla morte del vecchio imperatore, la diplomazia si troverà indubbiamente <lavanti un terribile quesito: quello di un possibile smembramento dell'Austria, che bene fu definita dal Dyuvara come la 1,rison des 11atio- 11alités. E, allora, il proletariato - che non vuole guerre ma vuole però nazioni libere - troverà il nemico non tanto nella Yeeehia Austria quanto nella giovine Ger– mania imperiale. Concludendo, io presentaya questo ordine del giorno: il Congresso, auspicando al civile ed umano ideale della pace e della fraternità clei popoli - unico stato di diritto conforme a giustizia nel campo della vita internazionale; ritiene condiziono essenziale di esso, e mezzo per con– seguirne l'avvento, il libero assetto delle nazioni secondo i fondamentali diritti della sovranità e di un alto inte– resse sociale, all'infuori di qualunque forma di coerci– zione politica; e, considerando che tutti i partiti politici italiani, i quali sieno compenetrati del principio che i popoli sono arbitri di se medesimi e liberi dispositori dei loro de– stini, non possono e non devono disinteressarsi del pro– blema delle nazionalità conculcate; fa voli perohè tutti i partiti politici italiani si uniscano in una concorde azione di ·vigilanza e di propaganda, per mantenere integri i diritti nazionali di 'l'rieste, di Trento e della Dalmazia di fronte alle diuturne aggressioni di nazionalità avverse e, sopratutto, contro yh appetiti e gli attentati di nemici futttt'i. Cosa ne segul? Ne segu\ che, mentre io credevo di trovare non poche opposizioni (poco prima Ricciottl Garibaldi nel discorso inaugurale ave,·a profetizzato che un anno dopo - cosi presto! - si potesse inaugurare nella sala del Congresso una lapide cbe dicesse : q1ti si

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