Critica Sociale - Anno XIV - n. 12 - 16 giugno 1904

182 CRITICA SOCIALE IL MOVBrnNTOOPERAIO l'rclczioue al Co,·so di economia politica nella Uni– ve,-sild. di Cayli<,;•i, lii. Accennate, così, alcune fra le pil't inlerossanti mn• nifostazioni delle tre principali formo del movimento operaio, mi affretto \'erso quello che costituisco, <hll punto di vista teorico e pratico, il fondamentale tm i problemi che ci incalzano. Può veramente il movimento open1io migliornrc IC'condizioni economiche tlc 1 suoi attori? E. se lt> può, incontrn dei limiti nella sui, n.pJ)licazione ~ I•:, se dei limiti si impon~ono, quali sono essi? Nella precedente esposizione dollr pili importanti manifestazioni del fC'nornono, una risposta a tali do– mande - specialmente alla prima era gi;\. impli· cita. _\bbiamo ,·i~to invero che, per esempio, la lc– g-islazione socinlc e la resistenza - cioè due frn Ic– irnc più tipiche forme- - si dimostrano feconde di utilii.simi e duraturi risultati. .\la quello che importa ora è di affrontare il pro hlcnht direttamente, controllando l'osservazione al lume della dottrina, e coordinando il particolar fc-– nomcno che ci interessa alle leggi economiche piì.1 ~onerali. J.e questioni poste non hanno naturalmente alcuna ragione di essere in rapporto all'affermazione mu• tualista del movimento oµernio. Ltt previdenza e In. cooperazione non costituiscono per sè stesse istituti esclusivi della classe lavoratrice. Ogni classe può pra– tirare, e pratica 1 così l'una come l'altra. l◄~sistono dunque per ogni classe attegg-iamenti speciali di entram be, ma i problemi essenziali che la ri~u11r– do.no , anche in rapporto ai limiti della loro applica– zione, conservano presso tutto la medesima natura fondamentale. La seconda. formt\ del moto operaio, invece, in quanto si riferisce alla legislazione sociale nel campo economico, e tulta la terza, la resistenza econo· mica, presentano un carattere assolutamente speci• fico di classe. Oli operai della grande industria, in quanto appunto sono operai della ::rrande industrin, vi si presentano in conflitto cogli imprenditori. I•: precisamente per la coesistenza di queste due forze relativamente antagonistiche, che sorge la domanda se l'una possa prevalere, o meno, sull'altra, e dentro quali limiti i e che si impongono i problemi a cui ho già accemrnto. '_l'uttavir., poichè molte norme della legislazione sociale si convertono mediatamente in vere m0tlifi– ca1.ioni del precedente stato nrnteriale degli OJ>Qtai: e poichè, d'altronde, è solo sul terreno della resi• ·stenza economica che le due parti si misurano di– rettamente, gli economisti hanno discusso tali pro· blemi nei n~pporti quasi esclusivi della resistenza medesima. Il complesso delle dottrine economiche, prevalenti in tutta la prirn:l metà del secolo &corso, affermava l'assoluta impotenza dell1organizzazione operaia a migliorare, per sè stessa, la condizione materiale dc' suoi componenti. Le tPorie che reciprocamente si sostenevano noi rendere una così disperante sentenza erano sopratutto: la legge malthusiana della popo– lazione - nel senso, 11lmeno, in cui allora veniva. generalmente intesa - la teoria della accumulazione e quella del fondo salari. :Nella im1>ossihilità di esa• minarle tutte, mi limiterò a qualche accenno intorno all'ultima, che costituiva come la chiare di volta di tutto l'edifizio, e che, in ragione della sua stessa importania, presenta la storia piì1 interessante. .. .. Anticipitbt in parte da Giacomo Mili e dal Scuior, la dottrina del fondo salari trovò il suo codificatore nello Stuart )liii, e<I il suo ultimo rinnovatore e di– fensore noi Cairnes. Data la sovrana preeminenzn del grande filosofo cd economista inglese, la OSJ>Orrò colle sue stesse 1>arole: " Si suppone - dice lo Stuart )Jill ne' suoi im– mortali ,,rinripii - che vi sii\ in qualunque dato momento una somma di ricchezza, che viene incon– dizionatamente destinata al pagamento dei salari del "lavoro. Questa somma non è considerata come inal tcrnbile, perchè è aumentata dai risparmt, e si ne• cresce col progresso della ricchezza; ma t"i si ralrola sopra come su di w1 ammonla1'epre<lefe,-minatoin ogni dato momento. " Pili cli quell'ammontare si suppone che la classe lavoratrice non possa in alcun modo dividere fra i suoi componenti i ma quell'ammontare, e niente di meno, questi devono ottenere. Dimodochè, la somn!a tla tliridersi essemlo fis sa, i salari di ciascuno di~ pendono asl:iolutamcnte cl.ti divisore: il numero dei partecipanti. ., La teoria. del fondo salari, ammettendo così che in ogni determinato momento la massa di capitale destinata al pagamento <lei salari fosse una quantit:ì fissa concludc\'a - col non dh~prezzabile appog~io della aritmetica - che gli operai, finchè ne rimane,•a. costante il numero, non potevano in alcun modo ot• tenere una modificazione nella condi1,ione del loro contratto. .\li è impossibile seguire qui lo memorabili di• spute combattutesi intorno a questa celebre teoria; l'inattesa e clamorosa sconfc~sionc inHitt.alo più tardi dallo stesso Stuurt ?!liii; l'evoluzione che, attraver~o alla continuità logica di una mirabile catena di pen· sa1ori, quali, sopratutto, il Walker, il , 'idgwick ed il 1farshall, ha indotta la scienza economica poste• riore a teorie ed a conclusioni assolutamente diYerse. Piuttosto vi riassumerò rapidamente quelle che sem– brano potersi considerare come le conclusioni in proposito dell 1 1 1 :conomia Politica contemporanea. La teoria elci fondo sal:lrì affermava, come ah• biamo ,•isto, che in ogni dato momento il capitale destinato al pagamento dei salari era. una quantit.ì fissa, una quantità per sè stessa prestabilita. Ora, poichè il capitale destinato al pagamento dei salarii rappresenta senz'altro la domanda di lavoro da 1rnrte degli imprenditori, la dottrina ve11iva implicitamente a stabilire che l'altezza del salario - costanto il nu– mero d<'gli operai - diper.deva dalla sola influenza di tale domanda, all'inruori di ogni azioue contem• poranea e correlnti\'a dell'offerta ciel lavoro stesso. Senonchè questo, appunto, ern uno degli errori fondamentali della teoria. In un regime di libera concorrenza, il prezzo di tutto lo merci si determina in funzione non già della sola domanda o della sola offerta, ma e della domanda e dell'offerta. r due fattori sono così essenziali per la dctcrrni• nazione cli qualsiasi prezzo, come per la costituzione clelracqua l'idrogeno e l'ossig-eno. Perciò, nello stesso modo che sarebbe assurdo affermare che in rapporto all'acqua ha maggiore importanza l'idrogeno o l'os– sigeno o, peg~io ancora, che uno solo di essi è suf– ficiente; non meno assurdo riuscirebbe, in rrtpporto al prezzo, affermare, che la domanda \"Ì esercita una maggiore azione della offerta, o, peggio ancora, che una sola vi esercita una azione. Ora, poichò il salario rappresenta appunto il prezzo del lavoro, su questo prezzo, in ogni determinalo momento, influiscono, in modo coordinMo, ta11to la domanda che di esso fanno gli imprenditori, quanto l'offerta che di esso fanno gli operai. Agendo dun– que sul 1:mlario, non solo la domanda, ma anche la

RkJQdWJsaXNoZXIy