Critica Sociale - Anno XIV - n. 11 - 1 giugno 1904

164 ORITICA SOOIALE Ad ogni modo 1 avveng1l prima o dopo, la dlbacle ò <'ortn. e appunto, in ragione dell'immensa quantità. d'interes– sati, determinerà una grande corrente di antipatia per la .Russia. Sommate Il disprezzo per l'atleta invincibile, rivela– tosi uno smidollato bighellone, all'ira. cli essere stati do– frnudati, o aneto lo condizioni necessario o sufltcionti per la fine dell'alleanza. Ci si potrà obbiettare che l'iofluenza delle masse ò ancora pressochè nulla sui Governi in fatto di politica estera, ma ciò è meno vero in J1"'ranciache altrove, o poi abbiamo ~ii\ visto che il Governo, nvviciuandosi all'In– ghilterra, ò precisamente all'avanguardin di questo mo– ,·imento, corno anche IO pro,•a la premura dell'on. Del– casst• nel segnalare In. 11uo\'a testimonianza d'affetto ri covuta dalla Russia. ì'l'oi snJutiamo con gioia la fiao, cho auguriamo proti• sima, di quest 1 alleanza. mostruosa. Sarà. essa la libera• zione della Francia, sulla quale tanto contiamo pel pro– gres;,o del\ 1 1:uropa e del mondo intero, ;,ia che essa come taluno \'Uole - debba dare il segnitle d'una grnndo flnmmala rivoluzionaria, !ila che debbt\ additare agli nitri popoli la \'ia dell'incivilimento pacifico \'Crso il dominio ll\'ellatoro. )IAIUO 'l'EDESCIII POLITICA NTERNA OPOLITICA ESTERA? Una superstizione della democrazia ~on abbiamo alcuna intenzione cli contraddire a quanto )lario 'l. 1 ccleschi :iCl'i\'Oqni soprH. Che la Du– plico perda ogni popolarità in l•'rnncia, che essa. si riYcli 111ilit11rmento un rulosso dal piede di creta, che 11011 alimcmti pili lo hellicose Sl)oranzr dei nazionalisti della rNanrlle, non può affatto spiacerci. Al contrario, in <1ueatodecadere dello illusioni frnntesi sull'orgo • nizzozionr militare <lolla Russia 1 noi riconosciamo un risultato altamente apprezzabile: la forzata cessazione cli ogni carnttere aggressivo della Duplice, e <1uincli una nuoYa g-aranzia per la pace c111•;uropa. )fa il 'l'cdeschi ci p11rcesageri un poco troppo la sua ~ioiu. Egli non vede soltanto 1111 nuovo fatto che allontana i pericoli di una guena cd orientn In po– litica eurOpC'a fuori dello aspirazioni pericolose dolio rh.aut.•inismo francese, ma pronostica la fine " dell'i– brido connubio ,, fra la " nazionr dei diritti del– l'uomo e l'lln1>ero dello knut .,, f' leva un inno alla - liberazione delln l•'ranria ,, da quello '" strumento di reaz.iono " che è " l'i1lleanza mostruosa ,,. Con– cetti o frasi che rivohrno anche in lui il pensiero tra– clizio1rnlodella democrazia, abitunta a ronsiderr.re ht politica estera come un prolunglunento , oltre i c on– fini, della politica interna. Una trtlo concezione ci sembra SOl'JHtssata. e quindi erronea. \'i ora unn, politica estera orientata sulla politica interna quando la !•'rancia rivoluzionari>\ mandava i suoi eserciti por l'Europa al suono dolln ~larsig-lie:~c,con l'albero della libertà in testa o con i diritti ckl11uomo sullo bandiere. Allora la Santa .Alleanza pote,,a esisero una coalizione reazionaria, con il fine di preser\'are rguropa dnl\1incendio clelht rivoluzione. Allora - quando ogni nitro fino non poteva competere con quello supremo di com1c1·varo le monA1·chit• e gli ordinamenti feud,,li - un'alleanza tra la Frnncio. della repubblica e elci consolato e l'.\ ustria o la Russia, sarebbe par~a assurda e mo– struosa. )In. oggi'! Og~i, per quanto il cti,,erso grado di sviluppo po litico dolio varie nazioni d 1 Europ11 mantenga una note,•oh• differenza di ordinamenti e quindi di li- bertà pubbliche, nessun popolo ai arroga il diritto di pro1>a)!nro nel mondo lo suo esperienze, i suoi istituti politici, le sue credenze nazionali. La Francia non ila pili una mhssione rivoluzionaria, e la Santa Alleanzn è morta du un pezzo. Così ogni rrnziono, nei suoi rapporti con l'estero, conta solhlnto per quello che può valere, per le po~izioni che vuol di– fenclorc, por le aspirazioni che \'UOlseguire. ,~:sem– plicomonto un pezzo della scacchiera che si muovo in un senso o nell'altro, secondo il giuoco della J)O· litica o 11incrociarsi de~li interessi. ~ra il Tedeschi, contro questo modo realistico di consiliemro la politica estera, affaccia un'obbiezione che può parere cli gran peso. J. 1 11lleanza con la Russia, egli dico, ha giO\"ato in Francia ai partiti reazionari, i quali, ugitando l'eventualità. di un dis– SOl\"im('nto della Duplice qualora la democrazia sa– lisse RI potere, ha11no potuto mantenere a lungo il loro dominio. Obbiezione questa cho fa. il paio con quella che ci viene messa innanzi da molti demo– cratici italiani. Mentre \'Oi - essi ci dicono - af– fermate che la politica estera non va giudicata coi criteri della politica interna e che 11011,·i sono fini liberali o reazionari negli aggruppttmonti d'Europa, ceco elle la smentita \'i ,,ione da l rutto che s empre i partiti reaziorrnrl cl'ltalia hanno partoggia.to per la '.l'riplico monarchica. contro la Fr ancia. repubb licana. Ehbone, noi non ci arrendiamo a queste obbiezioni. Anzi lo superiamo spiegandole. Xon sono i partiti reazionari o democratici che impongono unn determinata politica estera per il raggiungimento dei loro fini di politica interna, sono piuttosto le alletrnze 1 consiglìate <la interessi o da nvvenimcnti estranei allo lotto 1>orla reazione o per la democrazia, che giovano poi ai partiti per le loro contese. Quello che pareva la causa. non è cho un effetto. 'J'orniomo alla Francia. Qua.li furono le ragioni che coni:JiA'liaronola Duplice ·t :Koncerto la russificazione dell'Europa e neppure l'esportazione della repubblica, ma il bisogno delh1 Francia di non essere piì1 sola. di fronte alla Triplice. Stretta Palleanza, essa divenne subito 11111toria cli contese per i partiti. I partiti rea– zionari vollero vedervi un fino consorrntore, una con– sacrazione delle loro aspirazioni imperialiste; i 1>artiti cleri10craticiun pericolo por le liberti\ in1erne, un contu– bernio della rivoluziono con la reazione. Così i primi poterono far credere che l'alleanza si sarebbe man– tenuta solo mercè loro, niutati in questo dalla infronua oppobiziono degli altri. ~ra la prova dell'nrtificiosità cli questo contese ò venuta irrefutabile col ~linistero \\'aldock-Rousseau e 1>oicon quello Combes. Da piìl di cinque anni la l•'rnncia è governata dai partiti democratici, e l'alleamrn che per questo fatto dovrebbe appttl"irc - se fosso subordinata a fini reazionari - anche piì1 mostruosa, non accenna a sciogliere i suoi vincoli. Se oggi essa 1>crdeogni carattere aggrcssh'o non lo isi clern al ~ignor Combes, ma - lo confessa il Tedeschi - alle vittorie ginpponosi, le quali forse non a.vrnnno poca inwortanza nell'orientare la Fruncia verso l'Inghilterra e l'ltolia. Quanto alla Triplice, le coso non sono molto di– verse. Bismarck, s1,irito realistico o profondamente SJ>rogiudicato, si burl.H'a allegramente di tutta la politica cstern che tl\'C\'a imJ>Hrato nella sua giovi– nezz,1 alla Corto cli Vienna 1 o cho consisteva nC'I su1Jordi1utrht i1gli scopi della politica interna. Ne rideva tanto, che, mentre gli insegnavano che la Prussili dove,·a aderire all'Austria J}er opporsi n.lla ri,·oluzionc incarnata nella Francia o nel Bona[>Rrtc, egli medibtva. la campagna finita. a Sadowa. Pure egli, cht fino politico, sape"a usare elci pregiudizi di cui si em spogliato, por raggiungere i suoi scopi. Così qunndo gli parve opportuno Iegnrsi con l'Austria anrhe l'Italia, egli non lasciò scorgere che In Triplica

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