Critica Sociale - Anno XIV - n. 11 - 1 giugno 1904

176 CRITICASOCIALE * .. Ma oltre a queste 1 e ad altre sulle quali sarebbe troppo lungo soffermarsi, vi <:1ono nella rnccolta due poesie, dove Farte di Ada Negri veramente tocca altezze non mai raggiunte. Esse quasi ria~sumono tutto il carattere del volume. e ne condensano il contenuto ideale - l'una, accentuandone il carattere di tran~izione, di lotta contro un io moribondo e tenace a dibattersi, - la seconda, affermazione ormai incontrastata, pienamente consape– vole di sè stessa, d'un nuovo io, rinato più puro dalle ceneri e dalle scorie. Queste due poesie sono il u Ri– to,·no a Molla Visconti n e il " Saluto fi·aterno. " Quel senso di acuto rimpianto, di nostalgia desolata che forma il ~ottostrato tragico di tutta la poesia leo– pardiana1 e che già inspirò a Giosuè Carducci Pirrequieta amarezza di S Guido e di '1'1·aversandola mm·emma pisana: ..... Ah! quel che nmni, quel cho sognni, fu in vano, J; sempre, corsi 1 o mai u.on giunsi il fino,... - qnello sbigottimento dell'irrevocabile, che disLilla il ve– leno del suo assenzio nella coppa di dolcezze della me– moria - dal petto di Ada Negri tutto questo prorompe in II rovente onda di lava , al rivedere " la selvaggia o strana terra,, della sua indomita prima gioviuezza, al respirare ancora una volta quel vento, " vento di libertà, di giovinezza, soffio di primavere &epolte, bello come me&saggore di gloria, piene d'nli o di bufere violento o d'immemore dolcezza!, li tempo trMcorso, le illusioni sfiorite, i lembi rii bandiera ripiegati lungo il cammino, necessariamente, per fatalità di cose, anche nella più felice esistenza e nella più armoniosa, nella più coerente ai propri ideali, tutle q neste realtà inesorabili che non si osservano, o si dimenticauo per il loro divenire graduale, le si affac– ciano in quel punto concrete 1 tangibili, riempiendo la sua anima di un terrore folle. È la lan'a di sè stessa che le balza incontro - è l'io passato che :;;orgein faccia al i;uo io attuale, quasi a scioglierne la continuità e l'unità ideale in un flagrante conflitto di dualità anta– gonistiche, armate l'una contro raltra, come la Spe– ranza e la Realtà, PAvvenire e il Presente, il Sogno e la Vita. La vergiue guerriera che agognava tutte le battaglie e tutte le cime, e la donna, la moglie, la madre "penetrata ormai della dolcezza del nido ,, - possibile, possibile che quella sin.questa? Possibile che un indissolubile vincolo di identità leghi tra loro la vittoriosa che ella rivede nel pensiero "con la fronte segnata dal destino sfiorar diritta il ripido cammino, baldo aquilotto da le ferme penne,, e la affranta, la vinta, .. tu, che de In morte senti, a trent'anni, il brivido ne l'ossa, e ben nitro nspettnvi da In rossa tua gioYinezza così salda o forte?" Tutto dunque tu vano? .... o così fugge oscuramente dal tuo cor !n Yita, dal cerebl'O il fer\'ore do i ritmi, corno sabbia fra le dita? .... Ah, niun guarisco il mal che ti distrujgo! J\la la donna, la madre, riprende il sopravvento. La realtà si affaccia e la visione dilegua. Colei che altrove canta: 11 '.ri vuole a sè quest'adorata - culla ove dorme e palpita il tuo bene, , 1 non si isteriljsce ilJ vani rim– pianti . "'de le sP01·0tuo ,·iscere il fiore, In bimbn del tuo amore torna da i boschi, cnl'ica di rose. J~ssa che porta la di\'ina fiamma del sogno tuo ne g-li occhi, lascia cader lo roso a' tuoi ginocchi, e dice, o par che l'anima trabocchi no la sua voce: Perohò piangi, mamma? .. Cosi le torbide onde del ricordo u travolgenti oome lempesta a notte ,,, si placano o si aoquetano nella sovrana virtù pacificatrice della vita francamente accet– tata per quel che è, con il bene che essa porge a chi sa e vuole comprenderlo, diversa dal sogno, meno ec– celsa e più dolce. E l'esplicazione schietta del nuovo io, il canto di liberazione dal passato - 11011 trionfale, non esultante, ma soave e mesto, e insieme forte e sereno, come di chi sa, conosce, compatisce, definitivamente ritrovato sè stesso - dilaga in infinita tenerezza di simpatia umana, proprio all'ultima paJiina del volume, nel II Sa– luto f1•atenio 11 : Sal\'C, fratello. -· '.l'u non mi conosci, non so il tuo uomo: non ti vidi mai prima d'ora .... . No1l m'im1><n-ta sape,· domle t1i ve11gci 11èchi tit sia, nè che fanti doma11i. Non ni'imporUt S<tperse le tue mani sien pm·e. - O 11ato,come me, da grembo dole11te; o fatto de la sUssa ca,·ne, ... . volgiti a questa voce de In via: - Dio ti ,mlvi, fratello - e cosl siP. Ricco o povero, dunque - oppressore od oppresso - vittima, 0 1 forse, carnefice - tutto ciò che pochi anni or sono costituiva per Ada. Negri il marchio incancel– labile, l'insuperabile barriera di vituperio o di lode, dl gloria o d'infamia, d'odio o di amore - per la donna che ha imparato a conoscere le segrete "lacrime silen– ziose m non quelle soltanto II che i cenci rivelano al sole 111 ma ancora quelle nascoste, mute, senza singhiozzi; per la madre che sa. e ripete la suprema parola di mònito innanzi a cui ogni odio appare stolto e fratri– cida - tutto ciò non ha. più una importanza decisiva e vitale. Al disopra di quella immediata, transitoria verità, il dolore, ma sovra tutto l'amore, gliene han rive– lata una infinitamente più grande, profonda ed eterna: uomini de la terra, che pnre affilato coltelli l'un contro l'altro, udite, udite ... noi siamo fratelli. 1 n verità vi dico, poichò voi l'avete scordPto: noi tutti uscimmo ignudi da un grembo di modre squarciato. 1Jna più larga, più possente onda di solidale frater– nità umaua sommerge ed annulla per lei quelle barriere - il suo cuore dilatato non la conosce più la. rovente parola dell'odio, - l'onda d 1 amore ha tutto allagato. " Vieni coi nostri tigli, benedetta - com'essi, al sole, a. l'avvenir che aspetta. m ella. dico a l'infanzia, a la u sacra infanzia del povero ,,, che soffre e sanguina per ogni licio: Vieni al robu&to anelito, a la febbre de la conquista e dc la gloria, a !'ebbre oro di gaudio che In vita dona quando al suo bacio il forte s'ubbundona; godi il hio maggio o cogli il frutto o il fiore, fra cielo e terra rospirnudo: amo1·e. Odiare è una forza; sapere è molto; ma amare è me– glio. E " J\faternità,, è verbo d'amore. MARGIIERITA 0RASSINI 8AIU-'ATTI. GIUSEPPE RIOAMONTI, gerente 1·esponsabile. Jllllano, f/6 1904,• Ttpogral'ltl Operai (Soo. coo,1.), o. VIU. Rm. 111-16.

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