Critica Sociale - Anno XIII - n. 20 - 16 ottobre 1903

308 CJUTJCA SOCIALE nel nome del socialismo 1 debba condurre all'attua– zione cli una parte almeno del nostro programma; ad una sconfitta parziale o totale del militarismo. Ma dopo il Panama e dopo la Banca Romana le borghesie d'Italia e di l!'l'ancia non sono perite. i\lcntre noi stavamo, con gioia feroce, attendendo il primo scricchiolio della cafastrnfc, queste :;raneli m;date si levarono con tutte lo loro ferite rimar– gi111.Ltc,on tutto il loro sangue rifatto, o, come avviene sempre dopo il pericolo, con una pii.1 intensa volontìt di vivere. J•:gualmonte avverrà. ora, La lotta di ]!'erri non riuscirà a clistrugg'Ol'O il militarismo, ma soltanto, nella miglior ipotesi, ~~ sostituire un organismo militare sano ad un altro che era infetto da un esiziale parassitismo. Con cho non vogliamo diro cho ht hattaglia si,t. inutile. l~ssa sarà utile sopratutto alla borghesia e alle attività sane elci capitalismo, cho soffrono di ogni sperpero cli ricchcz1.a. In seguito, per ripercus– sione lenta o complicata, potrft anche giovare al proletariato. Soltanto noi ci doliamo cito, por ottene1·e un l'i· sultato ohe solo in piccola parto potrà Yolgersi a nostro diretto vantaggio, si sia, abbaudonata quella che doveva essere la nostra opern più duratura e più salda. n compenso ci pfu·e non valga il sacrificio. * * * Elll'ico Ferri, nolPAvcmli! del 2G sottombro, conclu– dendo l'esposizione <li quello che egli si compiace chiamnrc metodo rivolmdonario, scriveva: 11 Conti1rnino i nostri compagni riformisti l'opera loro, che meglio risponde al !oro temperamento e alle loro presenti convinzioni. Noicontinuiamo la nostrn, con questo programma 1>000 estetico, di seguitare per dieci, quindici anni lo stesso monotono lavoro di semina, eioò di pro– paganda e di organizzazione politica ed economicn 1 del Parlamento valendoci pili (non soltanto) come tribuna di 1>ropagauda e di ·1otta 1 che come telaio cli.... pannicelli caldi. ,, QLLesta invocaziono alla concordia fra le due azioni diverse sarebbe molto ·promettente, se non conte– nesse un equi\'OCO. 1 rivoluzionarì ci invitano a con– tinuare la nostra opera, ma essi proclamano la ban– carotta elci nostro indirizzo, la inutilità della nostra fatica. Ci chiamano al lavoro, e li'errero traccia la teoria del nostro futuro insuccesso. Si tollera la no– strn attività 1 ma si attenete che "le nostre illusioni,, siano svanite per mettere al loro posto qualche cosa di diverso. t vero che Ferri prometto di dedicarsi " per dieci o quindici anni ,, all'organizzazione " politica C(l eco– nomica ,,, Ma, questa organizzazione economica è ben lungi da!Pesser la nostra. Questa sua organizzazione disdegna i piccoli vantaggi; abborre " i pannicelli caldi delle riformette,,; lo pal'C troppo piccola cosa conclune lentamente il contadino, che lotta per il suo salario, a capire la complessità dei rapporti so– ciali1 l'azione dello Stato, la possibiliHt di uua libe– razione graduale. La. sua organizzazione deve esser fatta subito in nome della proprietà collettiva, e non dovo 1n·oporsi altro scopo che cli " lasciare nel solco umano qualche seme fecondo di bene nell'11v– Yenire ,,. La, Lega devo diventare niente altro che un Circolo politico piì.Lvasto. Ora, quando si proclanH~ tutto questo; quando si dice a quei lavoratori, che ancora si ostinano acro– ciere nella efficacia delle loro Ijoghe e nella virtì.1 operativa delle graduali riformo, che essi sono dei poveri illusi; quiuldo il nostro lavoro viene descritto come quello di colui che voleva prosciugare a cuc– chiaiate un gran mare; quando si distraggono i Cir- Bib ,oteca CJ1no B,arco coli da un'opera che si profetiiza impossibile 1 per trascinarli in altre vie; quando la fioritura di spe– ranze1 che seguì il destarsi elci proletariato italiano, viene arrestata e inaridita dal gelo cli un pessimismo sconfortante; quando, per cancellare le antiche " il• lusioni ,, 1 si offrono nuovi allettamenti alla combat• tivifa del partito, e questi si dicono veramente pro– ficui, profondamente rivoluzionarì, autenticamente socialisti; come è possibile chiedere h~ nostra colla– borazione? E in qual modo potremo darla? Giovanni ~iborcli, che •nella .. Nuova, 'l'errct avvertì questo contrasto paralizza.nte fra le due tondenzc, conclude melanconicamente che è " impossibile la azione di un partito che va avanti a tira e molla, in cui una parte deride o demolisce quel che fa l'altra o al pili si degna tollerarla, con benigno com– patimento,,. Parole tristi, nelle quali è ht sintesi della crisi che attraversiamo. Da. questa crisi può ancora salrnrci un ritorno a, quel metodo, clic non è uò rivoluzionario nè rifor– mista) ma semplicemente socialista, al quale noi ab– biamo serbata fede. (/,li /l11e M JWOSdimo 111,mer(J). LA LOTTA PER LA SCUOLA Noi recente Congresso Magistrale di >iapolii l'ono– revole Credaro, presidente clclhL Unione Magistrale Italiana, constatò lo sviluppo preso dall'agita.r,ionc per la scuola, accennò all'azione parlamentarn o,spli– catasi col trionfo dello due modeste nm provvido leggine sul 11fontePensioni o sulla Nominete licen– ziamento dei maestri e colla ottenuta e ormai irre– YOcabilc prnrnessa, quali che siano le vicende parla– mentari, di una legge che migliori gli stipendi del corpo magistrale; delineò da ultimo i piì.1 larghi orizzonti che l'organizzazione si propone di raggiun– gere. Riferiamo - dalle bozze inviateci - quest'ultima parte della Hclazionc 1 che ha un alto interesse poli– tico specia.lmonte per il partito sochllista e le orga– nizza;,;ioni proletario: I disegni, le finalità., le aspirazioni do!P Unione Magi– strale Italiana, nella J)resente fase storica, non 1>ossono esaurirsi nelle leggine ottenute nè in quella sugli sti– pendi, e neppure in un'altra iniziativa, che I.Jisogned~ assumere con forza e con cuo,·e a cliresa delle maestre dei giardini inf:rnti!i 1 le quali ,·ivono nell'alJIJaudono e nella umiliazione 1 mentre compiouo una funzione sociale importante e strettamente collegata. coll'i:stl'uzione ele– mentare. L'Unione deve volgere lo sguardo piìt in là o prepa– rar:si fin d'ora, almeno nelle linee generali, uu vasto campo cli lavoro, gu:~rdare a un ideale che è lontauo, ma non è utopistico, perchò esso è già rea!fa presso le nazioni piìt progredite della nostra. L'Unione non fu costituita dal concorso di tante vo– lontà operoso per fermarsi alle riformatto del ).lonle– J>ensioni, della sta.l.Jilitàin uflicio dei ma.estri meritevoli, delle mille lire di stipendio. li suo orizzonte trascende questi confini: il lavoro più scalJroso incomincerà appena a11provata la legge sugli stipendi. I~ allora si vedrà la sua forza, la sua. idealità, la sua devozione alla patria italiana, nucleo fond, ~menta.lo della patria umana, che affratella. nella solidarietà. i lavoratori di tutto il mondo. J maestri d 1 Halia sono persuasi che nessuna. })rosperità e grandezza nazionale può altendersi da masse ignoranti di lavoratori, le quali sul mercato mondiale della mano

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