Critica Sociale - Anno XIII - n. 20 - 16 ottobre 1903

CRITICA SOCIALE 309 d'opera fanno concorrenza umiliante e incivile, insieme coi cinesi e giapponesi i e all'interno, per rozza impulsi– vit.'l. o supina acquiescenza, sono minaccia continua del– l'ordine, od ostacolo all'evoluziono storica clello Stato, o cieco strumento dei politicnnti. I maestri d'ltalia veggono la fortuna del loro paese e a un tempo l'avvenire rlella pro1)fia classe nella salita intellettuale delle masse la– \'Oratrici. Superata la battaglia del pano per sè e per le proprie famiglie, tosto inizieranno l'altra per il prolungamento del– l'obbligo scolastico; non tre, ma sei anni di scuoio. popolare imponc 1 per necessiti~ logica e armonia sociale; anche la nuova leggo sul lavoro dei fanciulli. Qui non si tratterà pili di aumentare di alcun poco gli stipendi dei maestri delle scarse scuole esistenti; ma di crenre scuole e ordinamenti nuovi; con nuovi locali, con nuo,·o mate1·iale didattico, con numero l>en pili grande d'insegnanti. .E in questa lotla i maestri ilalinni dovranno avere compagni i lavoratori italiaui. La legge del 1877 sull'obbligo scolastico non diede ancora i frutti sperati, perchò non fu voluta e imposta dal proletariato, pel qualo era fatta; ma concepita per un movimento cli liberalismo ideologico delle classi colte o dominanti. La nuova logge snlnstruzione popolare dovrà essere chiesta e imposta dal popolo lavoratore. V U11fo11e, senza apriorismi politici, devo sopratutto proporsi questo: far penetrare la coscienza scolastica nelle organizzazioni degli oporni e dei contadini, le quali dovranno pretendere per l'Italia non una scuola dell'avvenire, ma la scuola che pei proprt figli seppero ottenere i lavoratori do! suolo e delle officine nelle na– zioni più civili, nella seconda metà. del secolo testò spento: Almeno sei m111i d.i fstrnzion,. vopolai·e obbliga– fm·ia. l•'in eia questo mese le Sezioni hn.nno l'obbligo <li ar,rire nuove scuole serali per la cla.ssc agricola e ope• rain, J)er cui la Oiunta generale del bilancio, fatto sin– tomatico o nuovo nella vita parlamentare italiana, con– cesse un milione di aumento sul bilancio della P. 1. E anche questa può dirsi una vittoria del\' Unione. Ma,per superare un lungo passato storico, per ,•incero contro gli altri, bisogna prima ,•incero noi stessi. Ì~ pro– verbio antico e sempre nuovo. La nostra organizznzione, che senì di esempio e di eccitamento alla formazione delle due grandi Federn– idonì degl'inseguanli secondarì o degli impiegati postali, è ancora in germe. 1l vostro presidente, con dolore, ma senza ombra di rimorso, confessa. questa situazione; e con più , 1 ivo dolore misura le difficoltà che egli non riuscì a superare, neppure col forte aiuto degli ottimi e valorosi colleghi della Direziono; e dichiara che nessuna mnggiore gioia. egli avrà., quanto dal sapere un giorno che altri a questo posto ebbe maggiore fortuna. La 1wevalenza.numerica del sesso femminile, la guisn. ciel la,•oro scolastico che ritrae pili dell1artigianato che della grande industria; il temperamento professionale; la mole stessa. dell'Associazione, ne rendono lento lo sviluppo e l'orientazione \'Cr:So i suoi fini cli difesa e di resistenza legale, di rigenerazione psicologica. L'umilia– zione di nlcuni soci, sollecitatori di medaglie, cli favori personali, di vani diplomi di benemerenza, mentre gli impiegati posta.li insorgono come un sol uomo contro i !)Unti di merito, sminuiscono nelle srcre go\'ernativc o parh11nontari e nella puliblica opinione la nostra forza 1 q C no B,ar o la. nostra dignità. La pietosa condizione di altri, cui manca perfino il 11ocossnrio alimento per sè e per la famiglia, rencle deboli e inefflcnci moHe mosse. L'accidia, propria dei solitari - e solitari vivono troppi dei nostri consoci - l'antagonismo individualista e la triste di. scordia dimezzano o disperdono da un giorno all'altro Società. e Gruppi, che prima parevano salde colonne del nostro edifkio. Bisogna ritemprare in noi la coscienza di classe; vi– vere noi la collettività e J>Crla collettività; disciplinarci i coordinare il lavoro individuale coll'azione armonica. della intera Associazione: nl>ituarci a dire 11oi e non -io. e quel giorno che questa rigenerazione psicologica si potrà compiere nella nostra organizzazione, anche ri– ducendo i quadri, noi, nel paese, nella \'ita comunale e politica, nelPopinione publ>lica,nella scuola, saremo tanto stimati e forti, che non sarà })ii\ utopia il detto cli Luigi Settembrini, gloria purissima di questa nobilissima terra: "Venne il regno dei sacerdoti; venne il regno elci mi– litari; verrìL pure il rogno degli educatori. ,, LUIGI Cnt:DARQ. QUATTRO CHIACCHIERE SULLO SCIOPERO ('' L'azione socialista di fronte agli scioperi dov'es• sere varia secondo che varia la condizione dei lavo• ratori cli fronte alla propaganda ed alla diffusione della. coscienza di classe. Abbiamo alle volte degli scioperi ·che sono cieca– mente impulsivi e non sono altro in fondo che ri 4 volta. Lavoratori tra i più degradati, la cui mente non fu attraversata mai dal lampo di una chiarn. idea redentrice, si rifiutano ad un tratto di prestare il lavoro anche senza il concorso di uno stimolo esteriore in apparenza adeguato, magari solo perchè alle loro orecchie è arrivata la strana eco eccitante di lontane ha.ttaglic. Dalla sospensione del htvoro) talora poi passnno, come uhbriachi di furore, alle piì.1doloroso violenze. Questi casi non sono molt.o dissimili da quello del cavnllo, mansueto e docile, elio imprevedutamcntc si rifiuta di tirare, poi spara calci e, fatto insensibile al morso ed alle redini, rompe in fuga. Gi1'~i nostri vecchi conoscevano il fenomeno, che non ò nè di oggi, nè di ieri, e le cui apparizioni sono più frequenti tra le masse cnmpn.– gnuole. :E1ssilo avevano figurato nel motto: a fu1·orP– rustic01·um libem 'llos, Domine. Di fronte ad una tale forma di sciopero primitivo e impulsivo, quale deve essere l'attcgginmento del pnrtito socialista? Prevenire è quasi sempre oltre le umane forze, quando anche, il che è raro 1 sia stato possibile di prevedere a qualche distanza. A noi non resta che adoperarci perchè le conseguenze inevita– bilmente disastrose della rivolta sieno men gravi ai vinti, dopo cli avere in quanto possibile tentato di dare al movimento un indirizzo ed una coscienza. Ma sopratutto è debito e c6mpito nostro, quando la depressione sia successa alla esaltazione, di confor– tare gli scorati da.Ila disfatta, traendo anzi argomento da questa per la diffusione dei princip'Ì e per la propaganda socialista. 'l'utto è chiaro fin qui e semplice e preciso. . .. Il quesito è più complesso e non pii'1solubile con semplicità. di criteri quando si abbia da fare con ( 1J Questo Mllcolo (lei 1iostro lfalronl ò stato scritto molto tempo pr!nm di certi recenti 11clo1)erle tent1ltlvl di 11cloper!che grondano tuttoru lagrlme e Mngue; e do\·ette 1inzlcntaro por ragioni di 8J)l\zto. Ma come Ì:l IHlr tteml)rC",o p1i1ehe mnl, ~ 1,n11>1tanto tll nU1111.1lt1'1 "t (,\"ot« de//(1 <'lllTICA),

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