Critica Sociale - Anno XIII - n. 17 - 1 settembre 1903

CRITIC.A.SOCI.A.LE 271 l'esJ)erien:r.a e a cui assegna come principali obbietti la iwl11ra, l'inclfri<luo e Il\ societù, a un procedimento " 1>ra• tico e rruttuo!!o .,. Pur troppo, anche in questo campo, egli accennò pilì che non disse, abbozzò e intuì pili che non e.-ipose; 1>or modo che abbiamo di lui delle idee fllosoflche, non abbiamo quello che si rli~e un sistema o per adoperare un termine meno metafisico - un corpo di dottrine; abbiamo dei sagai, perspicui e scul– torii, ma rrammentarii; non abbiamo un·opera compiuta. Un solo argomento egli tmttò non a rondo e deflniti• ,•amcntc, Recondo elio avrebbe desiderato· ma meno scheletricamento degli altri e con relath·~ ampiezza, trncciaudone con mano sicura le linee principali: l::L psicologia dello menti a.asociate, ebe è quanto dire la indagine o l'analisi <lei u nuovi modi d'azione onde la Società fa sì che si c;;;plichino le f1Lcoltàdell'individuo ,n e delle rogioni, per cui " lo menti associate vengono ad 11 operare con metodi cd effetti, che sarebbero impos– " sibili a.Ilo nrn11tisolitarie ,,. Dell'idort di tale psicologia, no\Pannlisi della quale 11011ci indugiamo e cui il Cattaneo sviluppa. laconica– mente, ni:L con mirabile prorondità, la paternità. non spetta i11leramente come nsserl Alberto 1Iario - al no-;tro ftfo11oro, elio cbhc, nell'intuizione almeno di essa prec:~rsori pii, o meno espliciti nel Locke, nel dondillac; nel I ra_cy,nel Vico, nello Jnnelli, nel Fichte, nel Ro• nrngnos1, nello llerbert e nello stesso Spencer, i cui Principii di JJ1Jicolo(lia 1 stampali primamente nel 185b sono anteriori agli anni in che il Cattaneo attendev; allat sua A1icolor1iri <lt'lle 111e11fi a~~ociafe. Egli ha tuttavia il 1~1~ritodi 1iver~aper il pr.imo trattata ex vrofesso, con luc1d1tà, con nov1t1\ con coprn. reconda di concetti ca1>aci di ulteriori utilissimi S\'Olgimenti, e per essa sopra tutto ha il diritto di es~ere menzionH.to come cospicuo nella storia della fllosofia italiana del secolo decimonono . . Noi _dobbi.nmot::ssere grati al Poggi, che in una tren– trna c11 1►ng1110 spigliate e succose ba - dopo di a.vernc brevemente, in una bolla sintesi ricca di notizie e os• senazioni o citazioni copiose e diligentissime tracciata la vita e istoriata la solerziA. intellettuale - Coordinato ed esposto il pensiero fllosoflco del Catt aneo e n dclita– tane com1mrnti\'il.mento l 1 importnnza· < lobbia.mo esser– gliene tanto pilt grati, i11 quanto la 'mole succinta. del suo lavoro palesa al lettore non inesperto una prepara– zione larghissima e amorosissima. X!J. L'EQUIVOCO DEL LATINO OiuS1eJ>PO l.,ip1>nrini 1 commentando, appena un mese fa, nelle colonne del Uet;fudel Carlino il libro recente del tero ohis~iche e per gli studi linguistici. Voler spingere, spinte o sponte, tanle orde di profani svogliatA.Cci nel sacro tempio dolio Muso antiche, è un amore malinteso e riesce ad una vom e propria irri\'8renza, ad una pro– fAnaziono di cui le Muse ste~so non sono tenute a troppa riconoscenza ver,;o Et"l'inopportuni zelanti. I riformatori, almeno i più lntelli!,t'enti ed avveduti, memori ciel motto evangelico " 11olift>1n-ojicere 111f,rgarif<1s ., con quel che segue, lun~i dnl cospirnro a danno delle sorti degli studi cln'<sici, mirano anzi a rialzarne il livello, ora tanto de1>resso, limitandone l'accesso a J>Ochie buoni, ai soli <leyni sacerdoti, e sbandendone risolutamente i guai.ta– mestierì e gli scnf,{nozzi. Si creino nelle grandi città. degli istituti classici modello, do,·e sia rinforzata e in– tcnsiflcn.ta la coltura clMsicn, sin un vero e generoso lava.ero di snpienza nnticn e non una spruzzatina super– flcialo quale si dà negli attuali ginnasi e licei, ridu– r.endo al minimo lo studio delle nitre discipline che non ànno oonnc.~siono coll'i:-itruzione classica: questi istituti snranno i grrrndi seminnrìi i pnllndt, i custodi coscien– ziosi e rispettosi Uclle venerande trndizioni che ci legano al mondo greco-romano. Tutte le altre reclute dell'eser– cito scola<;tio!o, che non ànno le specifiche attitudini per nffrontaro con onore il curricolo classico, si ri\•ersino nelle scuole secondarie a base di coltura moderna, le qunli, naturalmente, dovrebbero essere senza confronto più numerose. Questa ò la soluzione più conciliante e pili razionale, Jlil1 in armonia colle esigenze irresistibili <lei tempi e col rispetto allo buono tradizioni della col– tura antica. Se non si vorr(1, rare questa concessione, con delle resistenze assurde non si rarà. altro che affret– tare la decadenza degli studi idoleggiati, potendosi ra– cilmento peninre che, <Inpovere scuole classiche quali sono le attuali, non potranno u<;cireche dei fiacchi uma– nisti: all'Università non si ri1)ara piÌI l'insegnamento deflciento degli otto anni del ginnasio-liceo. Si tratta in'!Omma di romperla una buona. volta col principio arbitrario dell'unitlt e accogliere, come à.ncora di salvezza, quello della 11wUcplicifù di tipo della scuola media, dal momento che il tipo di scuola unica, atrcr– mnto come un clogma, ò vcra1uonte il principale osta– colo contro ogni utile ed effctti\,a riforma dell'istruzione secondaria. Mosso .1/ens s<111a fn COl'J)(}re s(mo, coglieva occasione dai Questo princl1>iO,che ra))presonta il più ampio omaggio lodati ordinamenti americani in ratto di educazione fisica alle varie ,•ocazioni individuali o a cui dovrebbero ispi- e di coltura generalo, per sti1umatiz1.are l'abolizione del rarsi le imminenti riforme, è stato sostenuto con insigne latino che, tra noi lntini, dn. un pozzo si va predicando, coraKgio d1Lun dotto eminente, che non è - come si 1>eropera di alti ed acuti intelletti come il Frary, il potrebbe credere n. J>rima vista - nè un fisiologo, nè Sorgi, il Nitti (senza parlare dei grandi pedagogisti in- un medico, nò un ingegnere, nò un fllosoro modernista 1 glesi), e perfino di squisiti letterati come il Graf e il ma è un valentissimo ftlologo, J>Oetae orienta.li.sta, il Lemattre. pror. Michele J(erbaker. Non si può pensare che da un L'opinione del LipJ>arini non è un caso isolalo; pur uomo corno il Kerbaker por,snno partire suggerimenti e troppo, non ò che una delle tante \'Ocidi persone, anche propositi vandalici in odio ai buoni studi antichi. valenti e dotte, lo quali, vittime di un equi\•oco dipen - ltngioniamo, vin, una buona. volta, e non ci facciamo dente da una mal JXJill{, quistione, protestano indignate trascinare da indiscreti renori professionali. Che affl- contro questa pretosa corrente iconoola~ta ehe parrebbe nare l'ingegno e lo stilo alla cote dei grandi maestri di voler riJ)Ortare l'urnanit;'~ I.Ld un imbarbarimento estetico o Atene e llom1\ sii\ una cosa bella e commendevole presso mornle. :Ma come ò malinconica la riflessione su certe un limitato numero di iniziati, e che questo gruppo ci inesplicabili confusioni d,idee, J>er cui si perpetuano per dehba essere 110rcouservaro, ampliare e pel'J>Ctuare il anni ed anni dei dibattiti ohe potrebbero essere in un patrimonio di quelle intrnperabili letterature, siamo batter <l'occhio rìso!uti 1 pur cho si fossero posti con un d'accordo; ma ohe questo tirocinio si debba. imporre po' J>iÌ1di J)l'OCisionei termini della. questione stessa.! come un sacrnmonto insurroga,)ìle per a.ver nccesso al- ~ lt\ cosa sarebbe tanto sem1>lice! Non si tratta di 11Ateneo, ò una protesa destituita di ogni suffragio di radiare il latino e il greco dagli studi e dal patrimonio plausibili rniioni. Diciamo vino al vino. I~più dei tempi intellettuale dell 1 umnnità, ma si trntta soltanto di riser- nostri la cultura umanistica. signoreggiante nell'istru- vnre un cibo così clotto esclusivamente agli eletti, ossia ziono giovanile? Oli studi professionali all'Università. a coloro ohe sentono una speciale vocazione per le !et- 1 esigono oggidì una preparazione ben diversa. da quella

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