Critica Sociale - Anno XIII - n. 15 - 1 agosto 1903

CRITICA SOCIALE 231 VISITE DI SOVRANI e accosta1nento di popoli Noi fummo denunziati supergiù per czaristi e per teneri dello knout, perchè non trovammo cli nostro ~usto l'annuncio, dato in Parlamento, delle fischiate allo czar, e perchè ci parve che una tale minaccia non significasse coerem:a) fatta in nome di un pat·– tito che anzitutto esige nel proprio paese una poli– tica interna liberale ed autonoma, e la cui azione vuol essere rivolta, non solo ad assicura.re la pace fra gli Stati, ma a una sempre piÌl intima federa– zione economica fra le nazioni e a una legislazione internazionale difensiva del lavoro proletario. Senza esagerare l'influenza o l'importanza delle visite scam– biC\'Oli che possono farsi i sovrani e i presidenti di Repubbliche, noi vediamo anche in esse -uno dei segni e dei fattori, e non certamente il più futile, della sempre piìl vasta solidarietà fra paesi che fino a poco stftnte si guardi~vano in cagnesco l'un l'altro; e crediamo che tutto ciò, che coopera ad attivare una più intima fusione di interessi politici, econo– mici, commerciali fra i popoli, prepari, assai piì:1 di qualunque dimostrazione verbale o sibilante, la ine– vitabile democratizzazione anche <lei regimi pii1 ar• retrati. La Russia, che, nella. persona del suo rappre– sentante ufficiale, è accolta in Italia ed in Francia come Stato amico, al suono della :Marsigliese, e ma• gari dell'Inno garibaldino, è più prossima a diventare paese costituzionale - onde I1oppressione politica di cui soffre sarebbe prontamente schiantata - che non una Russia, per motivi sentimentali, tenuta al bando dal democratico Occidente, e ricacciata così, moral– mente, politicamente e commercialmente, verso la barbarie asiatica. Se il materialismo storico non è una foh1. 1 u□ trattato di commercio 1 che centuplica i rapporti d'ogni genere fra un popolo e l'altro, è maggior fattore di incivilimento per endosmosi) che non la piìL sonora fischiata n un imperatore. Siamo lieti che lo stesso concetto sia, in sostanza, professato dai delegati tedeschi al Comitato sor.ialista internazionale cli Bruxelles, i quali - discutendosi, acl istanza dell 1 ou. Ferri, la protesta del collega l\Cor• gari - dichiararono di non poter consigliare ai socialisti italiani procedimenti che essi, per loro conto, non si sarebbero sentiti di attuare nel loro paese. L'autorità. dei rappresentanti di un partito socialista., che spesse volte ci è citato a modello di perfetta intransigenza, e al quale ognuno riconosce una coerenza di condotta pari al senso di responsa– bilità che l'ha sempre animato e che ne spiega i prodigiosi progressi, non sarà rifiutata in questo caso dai compagni, che dissentono da noi nella questione speciale. Ma pii1 esplicita, allo stesso proposito, è l'opinione espressa noli~ Petite République da Giovanni Jaurès, il quale, pur lodando la nota lettera (1) con la quale l'on. Varazzani dichiarò il dissenso dei socialisti ita· liani da quel Comitato francese che, interprete il Cipriani, proponeva. un'accoglienza ostile al Re d'Italia in Parigi, trova da osservare quanto segue: Vi sono due punti, per altro, nella lettera di Varaz• zani 1 sui quali ho personalmente ,la soltevare qualche obbiezione. Dato il metoclo generale <li azione internazionale che egli formula, non mi riesce di ben comprendere l'atteg– giamento intransigente del Partito socialista italiano (2), riguardo a una. eyentuale visita dello Czar a Roma. ('I Pullllllcata nell'.A.vanH! del 10 luglio. (') È giusto notare eho 1 al 1wovoslto, non vi fu alcunn dellllern• zlone o lntesn nè del l'artlto 1 nè della sua Direzione, nè del Orup110 varlamentar::i. o ti1arco Non si tratta di portare un giudizio sullo czarismo. E neppure si tratta, pei socialisti italiani, di rinunciare a formulare le loro simpatie per i partiti rivoluziona.rii russi. 1\:invece esclusivamente come atto internazionale e dal punto cli \'i sta delle" contingenze internazionali n (quelle 11 co11tin{lenze ncui alluse il Bissolal.inel <li scorsocitato appunto clal Varazzani,) che la visita dello Czar a Roma dovrebbe essere da essi esaminata. Quando noi rendiamo testimonianza dei nostri sentimenti di gioia e cli simpatia per la \'isita del Re cl'Halia a Parigi, noi socialisti fran– cesi non ratiftchiamo affatto con ciò la monarchia cli Sa\'oìa e la sua politica interna. Del Jmri, i socialisti italiani, che si rallegrano di questo viaggio, non consacrano punto la Repubblica borghese francese. Oli uni e gli altri si domandano soltanto: queste prn.tiche servirrmno esse la causa della pace? aiuteranno esse, pure sotto il cerimouialc monarchico e borghese, il ravvicinamento necessario dei due popoli? Ora, se la questione è così posta pei rapporti ufficiali dell 1 Italia e della J,'rancia, t)erchè- YP.rrebbP.post.a altri– menti peL·la. ,•isita dello Czar in Italit~? T'erchò questa non verrebbe giudicata, senza alcun riguardo all'essenza dello czarismo e alla sua politica interna, unicamente per gli effetti elio può avere sull'equilibrio delle forze in Europa? Per me, lo .confesso, è quest'ultimo un inte– resse capitale. La 'J'riplice e la Alleanza franco-russa sono due ratti, e coi ratti è sempre da contare. Non dipende da noi abolire in un giorno questi due grandi sistemi, che parvero così a lungo minacciarsi l'un l'altro. Ma tutto ciò che tende a rammorbidirli, a toglier loro il carattere esclusivo ed offensivo, tutto ciò che li rende vicende• volmente penetrabili, è 1 a .,;enso mio, un beneficio di primo ordine. Ora, che Pltalia, membro della 'l'riplice, coltivi ufficiai• mente, diplomaticamente, relazioni il pit1 possibilmente cordiali colla H.nssiada un lato e colla Francia dall'altro - ossia con tutte le forze clell'accorclo franco-russo - ò questa una tr,\sflgurazione paciftca della Triplice e della Duplice; ò l'arco della 11acedisteso, sopra la tempesta, dall'uno all'altro estremo dell'orizzonte europeo. Se questo è 1 perchè i socialisti italiani non lascereb– bero compiersi senza proteste il \'iaggio dello Cz1\ra Roma? La loro libertà di pensiero e di parola circa la politica czarista non ne sarà. più diminuita, di quel che sarà la nostra circa la politica di casa Savoia tlel viaggio di Vittorio Emanuele a Parigi, o quella dei socialisti italiani circa Loubet e i suoi ministri pel viaggio del nostro Presidente a Roma. La stessa logica fatta di cose spiega in seguito lo Jaurès criticando il poscritto della lettera del Varaz– zani. In quel poscritto - che parve anche a noi in diametrale contraddizione col testo della lettera - il Varazzani scriveva: " Quanto all'astenersi dal JJrender JJ(trle, come è detto nel vostro proclama, alle feste del brillante ricevimento, ecc., ecc. (del Re d'Italia a Parigi) 1 su questo - è inutile dirlo - i socialisti sono perfettamente del vostro parere. Non ci mancherebbe nitro!! ,, Lo Jaurès non capisce queste riserve 1 che hanno del pentimento e della transazione. Egli è sempre l'uomo che in Parlamento osava primo dichiarare, in pieno viso allo II sciovinismo ,, francese di tutti i partit.i, essere dovere della Francia rinunciare alle velleità di rivincita per l'Alsazia e la Lorena. E qui lo Jaurès osservtt: Che siguiflca questo formalismo? Che è questo II pro– tocollo,, di rigorismo tutto esteriore? Se si interpretasse

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