Critica Sociale - Anno XIII - n. 15 - 1 agosto 1903

CRITICA SOCIALE 227 scere il proprio valore dinamico-sociale; ma, scate– nando in ciascuno questa passione di essere e di fare qualcosa ed ingenerando la gioia dello spetta– colo del proprio potere, gli lascia sempre meno tempo di pensare a ciò che egli non può, a ciò che non comprende, e lo avvezza a considerare l'ignoto come qualcostt cl\e potrà esser noto domani. Se anche al filosofo questa fiducia pare esagerata, è però certo che essa è la sola che può scaturire da uno spirito pratico, che ha per condizione di vita di spiegare foiziative e forze sempre maggiori nella lotta vitale. }:d è questo che attenua il sentimento religioso. R, se hen si osserva, le oscillazioni in questo pro– cesso non toccano le classi pili misere, ma le pili elevate, quelle che hanno l'ot-imn necessario al pen• sare e al lusso e alla morbosità della meditazione. Come il cristianesimo è venuto, dagli strati infimi de' suoi tempi, salendo quasi senza sosto nel seno di questi, proprio nello stesso mentre che il suo salire determinava stati alternativi di risveglio e cli de· pressione negli aderenti ai culti pagani; analogamente il nuovo ideale destinato a succedergli, e cli cui il socialismo è forse il nucleo, determina una serie cli reazioni e di ravvh•~unenti nelle categorie, i cui in– teressi si sentono istintivamente meglio tutelati dal cattolicismo. Perciò le tesi> npparentemente contraddittorie, di Sorci, clic vede imminente un irrobustirsi dell'au– toritarismo cattolico, e di Jaurès, che vede la Chiesa condauuata a restar sull'orizzonte come una. luna accidiosa e blafarde, anzichè tramontare nell'oceano come un sole radioso, si completano nelPunifa del processo evolutivo dell'azione e del pensiero moderno; e il libero pensiero e il movimento operaio, solida– rizzandosi sempre piìt e trovando l'uno neJl'altro la COll(lizione del reciproco sviluppo, possono seriamente passar oltre alle pel'iodicho ricorrenze, che misurano gli scatti preagonici d'una istitmdono secolare, so• prnvvivente alle proprie glorie e salmodiante a sè stessa n. al suo capo, nel mondo intero, la. supplica• zione della misericordia. ANGELO C1rnsP1. Per finire sulla propaganda improduttiva A costo di andare a bruciarmi definitivamente lo ali deboluccie nel folgorio di una di quelle postille, di cui i lettori della Critica serbano forse un })0 1 di gratitu– dine anche verso chi le ha indirettamente provocate, mi permetto di tornare - per una volta sola - sull'ar– gomento della propaga.uda improduttiva. e sulle altre questioni incidentali, che vi si sono, per via, rimestate. .La replica di iei-boglio e la postilla della Critic<t com– pletano a meraviglia il quadro dei moventi, dei metodi, delle noie o dei danni cli quella vropaganda al beug(tla, che anch'io son pronto a riconoscere talvolta improdut– th·a e tal'altra produttiva. di male . .Ma io torno a do• mandare: se realmente questa pl'Opagandaccia. dilagai quali rimediì suggerite per impedirla o per neutraliz• zarne gli effetti? Se dei medici al bengala, magari con l'intenzione di far del bene, vanno in giro avvelenando la po1)0lazionc, cosa devon fare in quel momento i medici serii e stu– diosi? A me sembra che, se sono dei milit~nti, essi debbono in quo! momento abbandonare, sia pure con rammarico, la scienza pura e la ricerca di gabinetto, e correre all'aperto a sugge1·ire e a somministrare i con– travveleni. Tutt'al più, se non credono all'efficacia cli somministratori automatici e meccanici di contravvelenii essi potranno 1 fissando tra loro dei turni e delle :i:one te C no B,arc o di azione e, ripetendo ciascuno magari fino alla nausea la stessa operazione, risparmiare tauto tempo e tanto fosforo da riserbarsene una buona proV\'ista anche per lo studio e per il lavoro scientifico. Ma Zerboglio obietta con Gresham che la moneta cat• tiva scaccia la buona, e la Critica ribadisce con la vn·– sistente impreparazione del pubblico aà ogni discorso fatto di sttulio e di pensiero. lù (e, bacliamo bene, non lo dico con orgoglio) ho poca dimestichezza coi fenomeni della moneta. Credo quindi ciecamente a Gresham; ma credo pure che, se la moneta. è una merce, sia una merce così s1>eciale da non poterne o.stendere ad altre le leggi. Se s'ha. da tro• vare invece un buon paragone per le conferenze, mi sembra che lo si debba cercare nelle rappresentazioni teatrn.li di musica o di prosa. Non son molti anni che vengono tollern.to o apJHez• zate dal pubblico delle nostre grandi città. alcune delle opere di Wagnet\ e vi sono ancora dei teatri di pro– vincia, in cui ftn la JJoltème vien ritenuta un'opera astrusa e si preferisce ascoltare pe1· la centesima volta il 1'ro– vatol'e o la 1 1raviata, anche so eseguite da cani anab• biatii o ripetute dall'organetto di Barberia ... o dal fono• grafo. Provatevi a da.re per la prima volta in ques!i teatri un'opera fatta di studio e di ve11siero e sentirete che uragano di fischi, eccetto che il cautaute non salvi la situazione con qualche volata di sua iniziativa al di !à. clelle intenzioni dell'autore. Ma se l'autore, l'apostolo o l'impresario non si arrendono olla JHima o ritentano la prorn a giusti intervalli di tempo, vedranno di volta in volta. crescere il numero degli estimatori, prima ri.ser• vati, poi entusiasti, e arriveranno, detronizzando il ge• nere leggero, convenzionalo, non studiato, a far diven• tare musica del presente, cioè sentita dal pubblico, quella che, se fosse rimasta senza affrontare lo scene nella corchia ristretta dell'autore e dei soli studiosi ca– paci di gustarla nelle riproduzioni stampato, sarebbe pur rimasta nrn::ica bella e grande, ma. musica dell'av• venire. Così avviene a un dipresso per le conferenze. Per molti anni nei borghi e nelle piccole città non si sono urlito che lo declamazioni del quaresimalista, lo filastrocche a suon di tromba. del ciarlatano, i luoghi comuni del cavalier sindaco o del commendatore onore• \'Oie nella ricorrenza del genetliaco principesco o del• l'anniversario patriottico, le mozioni dogli nffetti nelle arringhe degli avvocati. Con questa razza di tirocinio ò ben naturale che le nostre popolazioni, anche in fatlo cli propaganda socialista, prcreriscano quella a base cli luoghi comuni e di effetti plateali; e continueranno, io dico, a p1•eferirla, se le conferenze fatte cli stltdio e di pensiero, rientrano, dopo u11'unica apparizione, nei cas• setti della scri\'anla. e non vengono diffuse S})essoe dap• pertutlo. So beno che chi ha altre occupazioni e altri doveri da compiere non può di queste conferenze prepararne nè una al giorno, nò una alla settimana, e nemmeno una al mese; ma io sostengo che, quando una ò stata studiata e preparata, va diffusa; e, flnchè la st:lmpa, che sarebbe il mezzo meno faticoso, pili rapido e più nobile, non garantisco questa diffusione 1 e flnchè il fo– nografo resta una canzonatura, dobbiamo ben rassegnarci a esser noi i rouogrnfl di noi stessi. Certo sarebbe IJiì1artistico poter cambiar tema o forma ogni volta. che si parla in pubbliCOj ma l'estetica deve cedere il passo all'utilitìi, e il conferenziere socialista.,

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