Critica Sociale - Anno XIII - n. 15 - 1 agosto 1903

CRITICA SOCIALE chezza che va pazientemente accresciuta, sapiente– mente distribuita, e non scialacquata con aria da gran signori, se si vuol rimediare sul serio ai gravi mali che tormentano una gran parte d'ftalia. Infine anche la sovrapopolazione da cui siamo afflitti non è che un frutto della nostra miseria. " Perchè si manifesti l'esuùeranza della popolazione - scrive\'a in un suo articolo Achille Loria ( 1 ) - bi– sogna. che l'economia del salario assuma una. forma specialmente cruda, che essa riduca l'operaio al minimo necessario alla sussistenza. J; sicuro che, quando l'ope– raio è ridotto al salario della fame, la sua }lrocreazionc non ha pili alcun limite; lo hanno dimostrato con cifre eloquenti Passr, Villot, Cheysson, Levasseur, Del Vec– chio, Nitti e tanti altri. Ma appena i progressi nella produttività. dell'industria permettono di aumentare il salario, e di conseguenza la condizione dell'operaio si eleva sul livello brutale che fin qui lo avviliva, si nota immediatamente una. diminuzione nella fecondità dei lavoratori o quindi un rallentamento negli aumenti della popolazione. n E Pillustre economista concludeva: "li vero rimedio all'odierno eccesso di popolazione non JJOtrà esser fornito se non da un ordinamento eco– nomico il quale stimoli, anzichè rallentarlo, l'impiego produtti\'O del capitale ed elevi durevolmente la sorte del lavoro; e solo in tal modo, accrescendosi per una parte la quantità di viveri impiegati al mantenimento dei lavoratori, limitandosi por altra parte la prolifica– zione di questi, verrà spontaneamente eliminato l'eccesso della popolazione sulle sussistenze. ,, Auguriamoci dunque che sorga e si consolidi presto in Italia l'ordinamento economico indicato dal Loria; altrimenti noi dovremo seguitare a battere umilmente alla porta clelle nazioni pill fortunate e più giudi– ziose di noi, perchè diano pane e lavoro ai nostri nu– merosi figlioli. l~ questi, ove non si adattino a clis– soclare, a condizioni di schiavi, le terre dell'America latina, potranno ancorn trovare un discreto rifugio agli Stati Uniti, finchè durino colà. i colossali lavori di costruzioni tutt'ora in corso e non siano esaurite le viscere delle grandi miniere, che richiedono l'opera rude dei nostri conuazionali. Ma in processo cli tempo, qumcl'anche l'America del Nord avrà cessato di es– sere un paese in formazione e la sua attività si restringerà unicamente alle industrie e ai commerci, allora sarà pill agevole aUa nerboruta aristocrazia dello skilled labor 1 trincerata nelle 'l'rade Unions e ben rappresentata nel mondo politico, di dare l'ostra– cismo per sempre agli odiati cinesi d'Europa. Dott. CARLO PETROCCHI. (') Mi vucllia t la 1111ova f st ntfla fto1·la dttla ;POJ)Ola.:to11e, ln Rit>f.sta itatl-t'ma di Soctolouu,, luglio JS97. ERRATA. Un lapsus calami è incorso (molti lettori l'nvrnnno mcntnl• monte corretto) verso lit fine - pag. 219, Jinon 4 - dell'nrti– colo del prof. O rnziadei su N(tJ>oli e lei questione merùlionale, inserito nel precedente fascicolo. lvi 8i riferisce cho il Nitti, nol sosteuoro cho gli sgravii do· nebbero cssf!re speciali 111 l(czzogiorno, conforta. la sua tosi dimostrando che gli ultimi prov,·edimenti del l!Iinistoro si ri· solvorebbero,se applicati," a vantaggioquasiescl1isivo del Sml ,,. Dovent e volern dire: " del Nord ,,. te 1 l no ti1a o Antropologia e idealità sociali V'è una specie di questioni scientifiche 1 sopratutto po– litico-sociali, che per la stessa natura del loro oggetto, quantunque apparentemente morte e sepolte, a ogni tratto risorgono più vive che mai ,talle loro ceneri. E molte 1 sia per la tendenza sempre })ill spiccata del sapere mo• derno a democratizzarsi, sia ancora per l'attinenza che esse banno colle speranze e colle idealità maturantisi nella coscienza sociale 1 escono dalla cerchia dei dotti di professione e travalicano nel gran pubblico, contribuendo a riempire nella fantasia dei più quel gran vuoto che per la fredda. ragione è l'avvenire. Una di tali questioni è quella dell'importanza. da attri· buirsi alla razza nella dinamica. dei fenomeni storici e dei fenomeni sociali. Si sono chiesti molti antropologi: 11 Vi sono veramente popoli che, per la loro speciale composizione antropolo– gica, abbiano il pr!vilegio di una. superiorità costante e assoluta 1 e altri che portino con sè il fato indepreca.• bile di un'inferiorità. originaria e ineluttabile? E se dal raffronto delle grandi razze scendiamo a considerare le singole unità etniche, da.I momento che ciascuna. di queste si dimostra. formata cli più elementi antropolo– gici1 non sarà dunque ma.i possibile che tutte le parti o classi di cui ogni popolo è costituito siano capaci di assurgere a1'luna medesima. altezza di benessere, di ci– viltà, di pl'Ogresso? ,, Posto il quesito iu questi termini, è facile compren• dere quali e quante siano le deduzioni storiche, socia.li e J)Olitiche che se ne possono derivare a seconda del modo in cui lo si risolve. Una recente scuola. di antropologia, che fiorisce so• pratutto nei 1>aesigermanici, ma che troYa seguaci an• che nei latini e negli slavi, sostiene a spada tratta la tesi della diversità originaria, irreduttibì!e delle stirpi umane, e pretende che tutto ciò che si è prodotto cli grande, di nobile, di elevato nelle sociefa storiche sia stato e sia. sempre l'opera di una sola stirpe, la genna– nica1 di origine settentrionale, antropologicamente doli– cocefala.. e bionda, la. quale avrebbe asservito tutte le altre e in ]>articolare le mediterranee e le celto-sla.ve , compiendo l'ufficio ·di iniziatrice di tutti i movimenti progressivi e civili. Tale scuola, mentre fissa i rapporti fra le suddette stirpi, asserendo che la razza dolico-bionda sta agli a.Itri rami della grande razza bianca come questa, nel suo insieme, sta alle razze di colore; pretende di poter ri· cavare dalla storia la prova delle sue assolute afferma• zioni. Difatti, essa. dice, la razza dolico•bionda fu sempre conquistatrice, non mai conquistata, e nelle regioni do– v'essa prevale e, dove ebbe le ~ue radici, nessuna traccia esiste di doininazione straniera., nè SJ>irituale, nò po• litica. E, sem1Jre secondo detta. scuola, la psicologia. di un popolo, il quale intraprende il ciclo della sua vita sto– rica, non subisce alcuna variazione, nè si indirizza in un senso piuttosto che in un altro sotto l'influenza delle circostanze esterne o dell 1 azione dei fattori sociali; ma è invece il portato neces.sario di predeterminate dispo– sizioni, deposte dall'eredità nel suo tessuto antropologico. Cosicchè la storia di un popolo si fa nel tempo stesso che se ne fa l'antropologia, e il criterio, che sene di guida per rilevare a qual razr.a esso appartenga antro– pologicamente o quali razze si siano associate a com• porlo, è pure il criterio certo per stabilire quali ne sia.no le tendenze e le capacità psiclliche.

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