Critica Sociale - Anno XIII - n. 13 - 1 luglio 1903

8 202 CRITICA SOCIALE la fratellanza e i doveri della vita civile, se Pinte– resse spinge a vedere il proprio bono nel male del prnprio simile. Indarno la scuola impartisce il sa.pere od esseri affamati ed abbrutiti. Solo l'interesso pro– prio fa stringere il lavoratore ai suo_i compagni cli peno, diventando interesse comune. J.,a fratellanza, predicata come un dovere intimo, diventa un bisogno cli santo e~oismo, che fa vedere soltanto nell'unione il proprio miglioramento o il bene proprio nel bene di tutti. L'apostolo di Nazareth, morto sulla croce per aver detto agli uomini " amatevi ,,, non è ri· sorto ancora dal suo secolare sepolcro con la nuova bandiera della solidarietà 'dOcialc. Ma dalle alte sfere del pensiero, a cui ci trasporta la visione di un mondo migliore, bisogna ridiscen– dere sulla terra e cimentarci con le realtà della vita. Lo Leghe e le Cooperative, allo stato attuale delle coso, sono strumenti assai limitati cli redenzione so– cialei quantunque si trovino sulla via che mena al collettiYismo: la loro azione, arrivando nd un dato punto, si arresta e clonrnnch, il concorso rli altra più vasta. azione. 9. - Le Leghe, come tutte le coso umane, hanno la loro utilitA e la loro deficienza. 8sse, ordinate 1>cr ogni mestiere o arte in Sezioni locali e in Federa– zioni nazionali o internazionali, e le Camere del lavoro tra le Leghe di ogni arte, evitano la concor– renza dentro una stessa Arto e da un'arte all'altra. La Lega, imponendo il contratto collettivo di la– voro, sopprime i danni del cottimo e ciel lavoro a domicilio, e rende possibile il turno tra i lavoratori associati di una stessa. arte. 11 cottimo maschera il peggioro degli sfruttamenti con l'incentivo del mag– gior guadagno al più mulo dei lavoratori. Costoro, sferzati dalla concorrenza, non potendo t.ollerare una mercede al disotto del minimo possibile a11a vita piì.1 misera, lavorano per la stessa mercede tutto il maledetto giorno e nelle lunghe veglie. 11 sala– riato della grande industria ha. maggior tempo di libertà che il misero artigiano cli bottega e il più ancor misero lavorante a domicilio. n cottimo. co– stringendo ud una fatica. eccessiva, tende ad aumen– tare la produzione piì.1del bisognevole. Il maggior lavoro di ogni singolo operaio restringe il numero elci lavoranti ed accresce quello dei disoccupati. .Il lavorante trova nelJ'opcra sua stessa la causa della misera e incerta mercede. Solo In Lega può sosti– tuire il cottimo con il contratto colletti"Oi e solo il turno può sopprimere la maggiore causa deUa disoc- cupazione. • Col mezzo delle Leghe, la classe lavoratrice può esercitare una efficace azione politica di pressione sui pubblici poteri per lo leggi protettive del lavoro e dei deLoJi. Queste leggi non sarebbero rispettate senza il mantenimento delle J,oghe. Le Leghe cli mestiere hanno pCl'Ò,come dissi, le loro deficienze. Esse conservano la tendenza medioe– vale, che solo I1azione socialista può combattere, di chiudere la. classe lavoratrice nello organizzazioni corporative, solo intente, ciascuna. per sè, all'aumento dei propri salari, contando sull1errore di render caro il proprio lavoro e comprare per poco quello degli altri. La. Lega per l'aumento elci salari trova ostacoli insormontabili nella scarsezza della produzione, nell" disoccupazione che alimenta il " krumiraggio ,, e nella mancanza di un capitalista contro cui lottare. Quando l'industria dà un profitto all'imprenditore o quando il padrone gode di una rendita gratuita derivante dalla forza naturale, come ,lei latifondo, nelle miniere e nelle saline ciel nostro mare, allora i laYoratori possono accrescere i loro salari intac• cando il 1>rofitto industrialo e la rendita. fondiaria. Ma. contro chi dovranno lc~arsi i maestri di bottega, i QUAiinon hanno altro padrone che l'avventore? Quale azione resti loro vedremo fra poco. Se tutti i lavoratori, pensando ciascuno per sè, possono accrescere il loro salario - e si è visto che non tutti lo possono egualmente - l'aumento del salario di ciascuno san\ distrutto dal maggior costo della vita per l'aumento di salario degli altri. 'l'utti gli in.dividui di unn folh\, se sì rialzano sulla punhl dei piedi per vedere meglio, piglieranno una posizione più scomoda e non vedrn.11110 lo stesso. Con il maggior costo della vita., la disoccupazione di\•cnta piì1 insopportabile e più difficile da curare. ~_;perciò che il problema della disoccupazione si è fatto gra"issimo nei tempi presenti. La beneficenza medi oevale era meglio atta a lenire le sventure pri– va.te che noi siano ora le Croci rosse o bianche o cli al tro colore, o la menzo~na del pane e lavoro 1 a diradare la fitta nebbia della disoccupazione che av– volg·e tutte le società moclonH). IO. - Con lo studio delle Leghe di mestiere ò connesso quello dello sciopero, che forma còmpito princi1>alo cli esse. Lo sciopero risente dello vecchie forme di lotta sociale con il relativo speq>ero cli ricchezza; ed è la prima scaramuccia della lotta civile di una classe contro un'altra per imporre il trionfo cli quegli in– teressi che meglio si accord,1110con gli interessi ge– nerali. l~sso, quAndo è riuscito ftworevole ai lavora• tori, è divenuto di già inutile, perchè le conquiste sue devono es sere manten ute e sviluppate dalla por• mancntc orgo. .niz:1.azìoue delle forze cli lavoro; o la permanente or ganizzazione , se mantenuta, ha mezzi di lotta più sicuri dello sciopero. Sospendere il lavoro, danneggiando la produzione o il consumo e spremendo nello stesso torchio il ca1>italismo vero e quclJo che dà scarso _ed incerto profitto, è opera necessaria come prima affermazione ciel proletariato, ma rimane strumento barbaro di rivendicazione. Lo sciopero cli lavoratori in pochi cusi riesce ad elevAre i salnrl a scRpito del profitto o dcll,1. rendita ( 1). Però 1'1utigianato 1 la piccola. possidenza e il pic– colo trRffico, vittime pure dclii, sfrenata concorrenza, non hanno contro chi scioperare. Sciopererebbero, non contro i capitalisti che per essi o non esistono o sono inafferrabili, ma· contro i consumatori, stre– mati pure dalle basse mercedi e dalla disoccu– pazione. Contro lo sciopero il latifondista può cedere, è vero, parte della rendita fondiaria; ma è pur vero che esso può offrire unn resistenza maggiore di ogni nitro capitalista, perchò il latifondo, nudo di capi– tali impiegati, può essere lasciato incolto senza grave danno. Lo sciopero ha bisogno della simpatia popolare per sostenersi. Or per mantenersela non deve esso offendere l'interesse dei consunrn.tori oltre il compa– tibile. C fornai, reclamanti un migliore trattameuto dai padroni, scioperano; nessuno ha diritto di co– stringerli Al lavoro o punirli; ammettiamo pure 1 nes– suno vorrà sostituirli i ma ncsi;uno ha l'obbligo di morire di fame, e chi cerca pane e non ne trova (I) In )lftrSAlR, (), e., 61 J)UÒlnhtCC~ro Il (l'.Ulldfl.gnopadronulo nel• l'ln11ustrln. onologlca, che, Jl0r Il tlJ•o JJMtlcoh1ro ctel vino IIICl/'8(1/(1, gotlo ti! un rnono1,ollo nel mcrC1\t0 mon(\lalc; 1>uossl lntnccurc In rcndltfl dello Sfl.11110 (\\ nll\l'C. (\0\'0 con Il CllJ)ltnlo lnlzllll0 d'lm1,1anto 11 plldrono non spcnllo cho poche nrnnutonz!Qnl di tanto In tanto. e ,·t 1,ortfl 1>0ell azione dlrcU!v11 e org11.n1zzatrlco della produz1011e; e puo,st meg\\o lntllCCl\re la rcndltll del \11Uroll(IOO (JUClh\ dello lon– norc o 1111enn. delle miniere, colle quall cose I padroni seuut far nulla tlom11nd1mo un'AIIR e scm11ro erctcentc camorra sulle ton:e llRIUrRII grolultc. TRII r<!lldile 80110IIClllJ)r"C RlflBSlme In rn.p11orto Ili 1irodoho lordo d('J latifondo, dello tommrR e dcllfl. miniera.

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