Critica Sociale - Anno XIII - n. 4 - 16 febbraio 1903

60 CRITICA SOCIALE che mai a.Ile porte cli Horna - cioè l'uomo-troglodita o ricoverato sotto orride capaune di paglia. Ma contro il latifondo, cioè contro la forma. pili egoistica. della. proprietà privata della terra, spetta ai partiti popolari e più, in ispecie, al partito socialista muovere in guerra piì1 aperta e pii'1 a.ssidua. Oggi) coll'evoluzione del diritto e della morale sociale, non si può più permettere che dalla terra si ricavi il reddito, senza pensare se il genere di col– tivazione, che procaccia il privilegio della l'icchezza, dà appena di che vivere male ai pochissimi che la htvorano, e - peggio ancora - mina o toglie ad essi la salute e ht vita. Questo argomento è dunque ben degno dello granrli lotte politiche, nell'ora che volge le misere sorti al nostro proletario cli campagna! Che se oggi, dopo risoluto dalla scienza il seco– lnre problema del viver sano in luoghi di ma.laria, i partiti popolari, e il socialista in ispecie, non so– spingeranno questo e qualsiasi Governo sulla via della trasformazione delht proprietlt Jatif'ondista - la piì:1 grande nemica del bene collettivo - manche• ranno nell'ora prbente ad uno dei piì1 stretti doveri, sia verso il proletariato rurale, spechilmente del :i\.[ez– zogiorno, sia. verso la civiltà. . ANOEl,O ÙELI,1. A 11essu110 de-i 110stri. lettori sfuggi?'/, la-importanza pratica dello stmUo, che abbiamo qui. sopra pu,bbUcato e cheringraziamo l'Ulustre amico ed igienista clepulato Celti di aver invialo allei Critica: nè ad alcuno sfuggirli il dovere,eh'eyl-~rammenta ai Oh-colied ctipropagcmdisti <leipcl1'tili popol<iri,di diffondere le cognizioni ch'egU ha illustrate e 1·ic,ssunte e (li stimolare i miseri lavo rato1·i delle plaghe malariche all'esercizio dei 11uovi diritti a1l essi riconosciuti. NOi intanto, (la, buoni " riformisti perchè rivoluzio– na.rii ,,, come (1, detto ad lmollt, pubblicheremo frct pochi giorni questo studio, stralciato in opuscolo)allo strettissimo prezzo di costo ( Cen t. 5, senz<i sconto, imporlo miticipato) per metterlo meglio, così, a dù•:po– sizione dei volonterosi. LA C. S. SOCIALISMO E ANTICLERICALISMO VI. - Le Con;;;:rcg·azioui in Ita.lin. In Italia, ripeto, il pericolo non è' nè così grnve nè così imminente come altrove, ma potrebbe diventarlo. Politicamente il partito clericale non è così forte come in Germania, economicamente non è così onnipotente come in Spagna, nè così ·combattivo come in E'l'ancia. Le amministrazioni militari, e civili sfuggono alla sua influenza e solo localmente esso domina in Comuni e in J)rovincie, sebbene quest'anno nelle elezioni amministra– tive abbia perdute varie rocche forti. Anche nelle offi– cine, diretl"amente, non ha quell'ascendente che ha in Francia; a<l esempio, dai cappellifici di :Monza le suore soneglianti, con uno sciopero carntteristico, furono cac– ciate in tre uiorni. Ma il pericolo può cominciare ora. Un primo saggio ne abbiamo nell'opposizione che in• contra quella meschinissima riforma, che ò il prog'etto del divorzio, opposizione che, secondo ne scrisse il pro– fessor'o Antonio Labriola. ('l'ribw1c1, del 31 gennaio), 11011 è che la prima prova generale della tesi lungamente preparata dai preti " con nuova tattica diretta a ron- B1b1otecaCJ1no B1arco <lere clericale la società, e portando le cose a. tnl punto da far credere a molti, che ostentano perfino di ragio– narci su in nome della scienza, che il cnttolicismo sia una cosa sola col temperamento italiano, e che gli ita– lirrni siano a un dipresso cattolici così come gli ebrei sono mosaici! ., A quest'opera pÌll ostinatamente si danno le molti– plicato Congregazioni religiose, accresciute da quelle costrette ad esulare dalla Francia. Il clero congregazionista fin qui esistente, specialnléote nelle provincie, era un po' del vecchio stampo, 'e costi– tuito in gran parte di frati dediti alla contemplazione, come quei di Cnmaldoli, o all'elemosina, come quei della Verna. ì\la le Congregazioni che calano giù dall'Alpe sono più moderno e intraprendenti, cclesercitano la loro azione specialmente nella scuola e traggono I ucro da essa. trna statistica esatta dello forze e dei beni dei Con– gregazionisti italiani non creilo sia posseduta nemmeno dal Ministero dell'h1terno, ma si può avere un'idea di quanto esso siano cresciute in Italia dai progressi che han fatto in Rorn'a (1). ' 11"- "' 1 '" " In meno di mezzo secolo le caso religiose di noma si sono triplicate, con una progressione che si arresta al 1 70 e che ripiglia poi, con un vigore senza esempio o con una strana ironia, dopo l'applicazione, anche nella capitale del Regno, delle leggi di soppressione. Secondo una. statistica JHtbblicata dal Comune di Roma net 1855, i convemi erano allora 114 1 di cui 64-di frati, in numero di 2243 1 e 50 di monache e suore, in numero di Hl19. Nel 1870 i conventi erano complessivamente saliti a 206, dei quali 125 maschili e 81 femminili. Le leggi italiane soppressero 134 corporazioni religiose, cioè 93 di uomini e 47 di donne. Ne restarono 72 1 rappresentate da case generalizie di carattere internar.ionale, da piccoli gruppi di frati lasciati a guardia. <li monumenti e al· l'esercizio del culto in chiese parrocchiali e con l'usu– frutto di una minima parte del convento, già interamente abitato; e finalmente da. conventi di monache straniere, i cui beni la legge non potè confiscare. I conventi di Roma emno aclunque discesi da 206 a 72. Oggi, delle 106 congregazioni esistenti, 88 hanno la casa generalizia in Roma, e le altre 18 1 pure avendo in noma un rappresentante, hanno la casa generalizia in altre parti d'Italia. o all'estero. Ma ben altre case possiedono gli ordini religiosi in Roma. Esse sono in tutto 169 fra conventi e monasteri di fr:Lti, 125 di monache, in tutto 296conventi - 22-l dei quali S<?rtirecentemente, in poco pili di. 20 anni! Calcolando in proporzione alla statistica del 1855 1 do• yremmo arrivare a<l ulla cifra di oltre mulicimil<i ùlCN· viclui tra. frati e monache. ]I clern secolare, esclusi i chierici e i seminaristi, ascencle a circa 2500 persone soltanto. .E le case religiose sono, nella maggior parte, vaste, severe, solenni, costruite senza risparmio, con rie~ chezza di materiali, in p1Jsiz.ioni magnifiche. Molte di esse occupano immensi isolati, con chiese monumentali, chiostri sco11erti 1 spaziosi giardini. 'l'ra i J>iù notevoli sono: lo sterminato convei1to dei frati minori in \'Ìa Merulana, che ha più l'aspetto di un Sl'osso paese che di. una sola comunità religiosa; la. casa generalizia dei Carmelif.ani scalzi al Corso d'Italia, che ha tntt-a l'aria di un 1rnlazzo princi1>esco; il Col- ( 1) Attingo le 110tl1.Jeche seguono dR 1111RrtlCOlO flrm,,to J?i·t1 Gill• seppe, n1>pru·so nel numeri 12 e H ngosto 1002 <lcll'Hl11S'ln1..:io11e Tffllimfrt,

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