Critica Sociale - Anno XIII - n. 1 - 1 gennaio 1903

B CRITICA SOCIALE ·)otessero essere. - E, notato come la mancanza lli ,iccoli capitali e i trnttaf.i di commercio rovinosi poi )ud abbiano finora frustrato queste speranze, insi– steva 1're Stelle sullo riforme del suo cuore, inneg– giando nlla u piccola, proprietà democratica, espro– priatrice dei baroni ,,. La. canzone non è socialista, è appena appena bor– ghesemente democratica; la piccola proprietà fu sempre giudicata una forz:1, nei rispetti del socia– lismo, eminentemente reazionaria, finchò almeno non sia tanto misera e in disfacimento essa stessa, da di– ventare una larva che dissimula lo stato proletario. g più volte fu, in questa stessa RiYista, agitata la questione: se, nei paesi arretrati, sia imprescindibile che l'evoluzione economica rurale passi per lo stadio della. piccola proprietà, e se spetti ai socia.listi di s'lspingerla su questa via.. Pu agitata, ma non risolta: perchò è di quei problemì che l'uomo non risolve, o la storia risolve nelle più svariate nrnniere. Circa le camorre da disfare - che non sono se non un riflesso di quelle arr(ltrnte condizioni econo– miche - e nl bisogno di libertà per le inizifttiYe locali, noi non fummo degli ultimi a proclamar queste cose (1). Ma l'idealismo 1wn ci accieca a segno che non ci chiediamo se e in quali limiti possa provve– dervi un Governo che 1 volendo operare, si preoccupi anzitutto cli vivere. Do\'e infatti un nucleo di audacie liberali esiste e può trionfare (esempio Catania col– I1amministrazione De Felice) il presente Governo, anche nel Mezzodì, non gli sbarra certamente il passo. Che può fare dove anche questo nucleo non esiste, o è di pochi isolati, dove il disfare una ca– morra è elevarne un'altra forse peggiore, dove la massa è in condizioni da dover tollerare lo sop'raf– fazioui inverositnili che Rerum Scriptor ci ha così brillantemente descritte? Ben vero che l'amico nostro ha anche per questo il suo rimedio: nel Mezzogiorno, egli ha scritto, date il suffragio amministrativo anche agli a.1rnlfabeti. Questo (che nel Nord sarebbe un rlisastro) riusci– rebbe nel Mezzogiorno una benedizione. Noi pre– ghiamo il nostro nmico n non sognare ad occhi aperti. Imagini un ministro radicalissimo, che dicesse alla presente Camera ed alla nazione: nei paesi ove la. scuola ò diffusa e il popolo è educato, civile e sa farsi rispettare, manterremo il voto ristretto; dO\'e la popolazi->ne è impulsiva, analfabeta, ser\'ile, prona a tutte le sopraffazioni, nei paesi cli medioevo, ivi estenderemo il suffragio agli illettern.ti; faremo due !talle e due costituzioni lliverse, a rovescio della storia e llel senso comune. - Ci risponda Rerum Scripfo1· se un tal discorso è possibile. Or dmH1ue finchè la. composiz.ione polìtica del Parlamento e del paese è quella che è oggi, e nel Mezzodì le camorre s'impongono e mandano i depu– tati del Centro a. rnpJ)resentarle alla capitalo, il rin– novamento, che Rerum Scrì.ptor vaghegg1a 1 cozza nell'assurdo. Per disfare le camorre cotl\'errebbe averle disfatte; per creare la libertà converrol)be possederla; per instaurnre la piccola proprietà de– mocratica converrebbe che questa no prestasse i mezzi, contro la proprietà latifoncliaria, che è oggi, a confessione cli Uernm Scri.ptor, " la sola forza po– litica del lCezzogiorno ,,. Ci avvolgiamo in un cir– colo vizinso. . . . Lasceremo dunque cascarci le brnccia? Diremo che al problema meridionale non v'è Moluzione, e ai socialisti impa·tienti del Sud suggel'iremo cli concen– trare nel ,·uoto il materialismo storico, di farsi son· niniani 1 ghisleriani o frati zoccolanti? (') Date /{I 11/Je,·/(Ì tilla Sici-llfl ! dl~cor:o alht C11mcrn del ill!,'llo 1396 (edizione esaurlh1). r o Al contrario: la soluzione non solo c'è, ma è in cammir10 i ò in cammino con noi; spetta .t noi, del Nord e del Sud, di non sbarrt1rle In. strnda. Quello che nel Mezzodì ò un problema SO\'ratutto sforico, non direttamente risolubile dall'opera dei part.iti, nel Settentrione o nel Contro cl'frnli;1 1 dOYC le condizioni sociali sono tanto più a,,anzate, è 1111 problema sovrntutto politico, che può avere dagli uomini soluzioni relativamente rndicali e sollecite. Ed ò per la via del Nord e elci Centro d'rtalia che si !lrriva, che si può arrivare, che si deve arri\'are alla redenzione del Mezzogiorno, niutilndo in esso le forze locali che da. solo non bastano. T.e correnti, che nel Parlamento italiano sostennero l'attualo Gabinetto, i partiti estremi disposti solo allora. a rovesciarlo quando debba. uscirne una si– tuazione pili al'Clitamente democratica, questo hanno appunto compreso. Fate che, consolidata la libcrth e ri11\'igorite le organi:4zazioni dei lavoratori nel Centro e nel Nord, che dànno i due tend dei deputati ita– liani, si riesca, con due o tre legislature, a una Cu– mera in cui l'elemento socialista, radicale, o anche so1ta.nto democrntieo, sia. raddoppiato. Allora a un Governo liberalo - ma allorn soltanto - riescirà dì enumciJXtrsi <lai,tleputufi ciel Sull, che oggi, con– giurati alle consorterie del Centro e del Nord, lo tengono prigione ed inerte. E nllora potdì. cominciare - senza pericolosi dispotismi giacobini - con le riforme proposte da Rerum ScriJJtor o con altre mi– gliori - la redenzione reale del ~\lezzodì. 1,: potrà fors'anco cessare di essere utopistica. una. riforma elettorale (11011 quella che caldeggfa Bent111 Scriptoi·) che sarebbe poi Mezzogiorno una rivolu zione: le circoscrizioni elettorali distribuite in ragione, non di tutta la popolazione, ma delle sole popola-· zioni elettornli. I Collegi del :Mezzodì, il cui contin– gente di elettori a stento raggiungo il terzo o lu metà di quelli del Piemonte e della Liguria, verrcb– hero immensamente ridotti di numero. Per riaumen– tarJi, per riacquistare la perduta inlluenza parla– mN1tare, i baroni e i borghesi del Sud sttrebbero costretti a diffondere l'istruzione tanto detestata, ossia A crea-re gli elettori - i loro becchini. Ond'è cho noi possiamo rovesciare il discorso di Rerum ScriJJtor e dire u. nostra. volta fti socialisti ciel Sud: - baciate che lo SYiluppo dello libertà del Xord è questiono vostra ancor pih che noslraj de re veslnt ayilur. rnceppanclole per infantile impaz.ienza di suc– cessi lQcali immediatt1mente im1>ossibili, consumato il vostro suicidio. Oiacchò neanche ò vero che i so– cialisti del Sud, perchò non posseggono il present.e, 11011 hanno nulla da perdere; hanno illlzi l'avvenire, che a noi non può essere tolto. Certo 1 <1uesta vii~ di redenzione non è brern e piana: breYi e pilino sono le utopie. )lit è la. brevis– sima fra ·tutte, 1JOrchèsoht approd11. Per abbreviarla ancorn, soch1listi del ~ 1 ord e socialisti del Sud hanno un dovere medesimo: gonfiar meno le gote, leticar meno ed operare di pit1. Fu detto che si va 11 ritroso; che il part.ito è in disgregaz.ione; c'è un punto di voro. Puro giammai Jlltalia fu così da prendere, così a portnta della mano. Ma. bisogna saperh~ stendere. L'organizz.nzione làvo– ratrice non ebbe fin qui quasi altro incremento che numerico, e qml e là. declina. Gli è che si arrnbattn nel vuoto. La manht degli scioperi e il difetto di alimento interiore surrogarono nssai bono la. rCil– :done dimissionaria. La rosolia del rivoluzionarismo verbale e verboso, ht cosicletta(non sappiamo perchò) " propag-ancla socialista pura" costituiscono un alibi all'accidia perfetta e un magnifico trespolo al per– fetto demagogismo. Noi l'abbiamo vista. servire (non lontano è il tempo e il paese) cli specchietto eletto– rale per carpir voti agli scalmannti, ai placidi bor– ghesi, ai repubblic1111iodiatori del socialismo, e por-

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