Critica Sociale - Anno XII - n. 18 - 16 settembre 1902

282 CRITICA SOCIALE f.Jsvorla:tioue l~ane naturali o ~udicie Austria. Francia . Jng-hilterra . Svizzera.. Altri pae.~i 1893 !Jtsj 2.724 4.52!) :l.124 ;47 l.iSi9 2.470 2.633 2.42fJ IJJ,76 189(', U19G 2.212 804 2.032 5.708 I.{138 2.014 ,1.207 2.454 12,106 9.091 1697 742 J.709 ;l.400 1.602 4 815 1898 Jt-99 (W;) 4lG :!.S:!2 S.67G 6.812 11.254 1.920 2.;)83 4.1n~ a.ss 1 ,,oo itiH 2.4(,4 5.0:13 2.21!1 ;_U30 951 969 3.015 1.697 4.287 12~~ _20.sn~ _:-~~92._ 20.011 12.~~ 11.048 I 2G.s10 _;_3.909 America Ccntr. o Mcrid.11.&0S l.S4-1 l.OV :l 1.477 1.GJS 2.V7G 3.41!, 3.057 !).47(\ Tessuti di 11\ll(\. Altri J)llC~i . 1 ~ I~~ UJ9;) 2.14:t 2.$12 8.72~ :l083 2.Gi"15 3.2RS 2.701 3.472 3.758 ii.788 7.243 1 G.140 2.17!1 3.48G 5.M5 Le quali cifre ci ùicono: 1° che la lfma g-rezza è in continuo aumento, hlle da compensHre ft usura la scemata produzione int.e1·na. di questii. materia prima; 2° che l'importazione dei filati di lana car– chtta è ormai cessata, esclusa dalla piì.t che suffì– cienttJ produzione nazionale, mentre nell'ultimo sessennio va diminuendo anche quella della ltma pettinata; 3° che l'importazione dei tessuti va pure man mano decrescendo. Ciò dimostra un certo sviluppo della industria nazionale, sviluppo che ci è nnche dimostrato da altri dati. ]~ssa però, malgrado tutti i SRCrifici, non ò ancora in grado di soddisfare comr>letamente Hl mercato interno, poichè l'importazione, per quanto ridotta, ò pur sempre considerevole, mentre l'espor– tazione è irrisoria. Questa industria, come risulta eloquentemente da qtrnnto 11bbiamo siu qui esposto, è un caso tipico della protezione intesa quale scopo a sè stessa. La GLIIDEALIECONOMICI della. 1mssntn,e delln J►roscnte genernziono in ltnlin, 1V, Se noi facciamo il bilancio delle presenti condizioni economiche, <1ualisi andarono delineando dopo il 'iO, ri– scontriamo lo seguenti impostazioni. Da una parte; la libera. concorrenza è impedita dall'intervento dello Stt\to a vrmtaggio esclusi\'O cli alcune classi dominanti. Da un'altra parte, la concorrenza agisce non come forza economica, ma come forza egoistica, a vantaggio di in– dividui e non della collettiviH~. ,.; finalmente, la lil.Jertà di concorrenza ò resa impossibile dnll'ap1>rop1·il\zione, fatta da alcune classi, di certe posizioni monopolistiche 1lfl.turali, in modo da determinare forti rendite di Jlro– duzionea scapito dell'interesse colletti\'O.Tirate le somme, noi abbiamo, come ultimo risultato 1 l'eliminazione quasi completa della libertà, che, appena apparsa sull'orizzonte economico, ha dovuto ritirarsi innanr.i al vecchio e sempre rinnovantesi nemico, il monopolio. 1;; di fronte trova\'ansi ancora le due eterne categorie storielle: gli sfruttati e gli sfruttatori. E ne nasceva an– cora. il bisogno, il desiderio, il sogno di libertà, la rivolta del diseredato contro il privilegio. Le posizioni del pro– blema erano 1>recisnmente quelle che si avevano })rima del '48: solo i personaggi di questo nuovo dramma eco– nomico erano diversi. 11nuovo movimento idealistico, che s'inizia. subito do1>0 il '70, per la conquist-a della libertà., ò tuttavia nf- B1b1mecn lJlno 01arco immensa difesa del prodotto non ha valso che in minima parte a svegliare un fecondo spirito di atti• \'ità. e di inizh1tiva nei nostri industriali, a.i quali tale difesa ò stnta flJ)pena utile per non fallire. Lo scarso incremento preso dall'industria in questi ul– timi anni non può ritenersi tanto opera del dazio del 1887 1 quanto del generale risveglio che sembra aleggiare su tutta la vita economica italiana. ]'are quindi doversi ormai incominciare a liquidare la pesante situazione, diminuendo hL difesa specialmente pei generi meno fini, dove l'eccesso di protezione ha richiamato troppo cnpitale. L'ampliamento dei mercati ritornerebbe di utile 11gli stessi produttori, ora. troppo numerosi rispetto nl ristretto mercato nazionale. Si può quindi sostenere: 1° l'abolizione assoluta del dazio su tutte le categorie dei filati; 2° la riduzione dal 70 al 30 % dei dazi sui tessut,i. ATTILIO C,\HJA'l'I e LUJOI EINAUDI. fatto diverso e batte un'altra strada da quella seguita. dai padri. Jl metodo seguìto per la effettuazione del mondo economico superiore, J>er il conseguimento del benessere genero.le , è mutato radicalmente. La scala mis1.icaper la conquista del paradiso non la si ravvisa pil, nella libera estrinsecazione dell'attività individuale, ma nelPinten'ento dello Stato. Si riscontrano due fasi. 1nnanzi tutto, l'ideale scende dall'alto 1 scende da studiosi di fenomeni sociali, da gente cattedratica, da intellettuali, che vogliono opporre allo Stato, protettore degli interessi cli alcune classi pri, 1 ile– giate1 uno Stato, pietoso delle sorti dei miseri, banditore di un principio etico, che informi la proJJria azione al raggiungimento di una pii', equa distribuzione delle ric– chezze . .Il movimento si spief!(t come una reazione ge– nerosa contro coloro, che volevano far servire lo Stato ai loro egoistici interessi, contro gli sfruttatori senza coscienzA, contro i predoni della pubblica cosa. L'illu– sione si yiusf.i{lca J>ensando che il movimento J>rende le mosse quando i trionfi della liberti\ sembnwano assicu– ra.ti . E infatti, quando lo Stato era monopolista e l'anta– gonismo tra governanti e governati era stridente, ogni intervento di Stato do\'eva essere considerato come pe– ricoloso e dannoso. Do,,eva inesorabilmente suonare la protesta degli indifesi, e la J)rotesta trovava la sua eco nelle teorie fllosoflche ed economiche di coloro, che ban– c1i\,anoi beneftcii della naturale libertà e del principio del " laissez fa.ire, laissez vasser n· Ma, quando cade lo Stato monO))Olistae si delinea sull'orizzonte lo Stato democratico, lo Stato cooperativista, la cui azione do-

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