Critica Sociale - Anno XII - n. 18 - 16 settembre 1902

CRITICA SOCIALE 283 vrebbe essere quella di promuovere il benessere della collettivitù, cessa la ragione di assumere in modo 1lsso– luto la vecchi!\ formula. La quale evanisce, perchò la causa, che le dava vita, significato ed importanza, la conquista della libertà iocli, 1 idua1c, ò $Comparsa. Fate che ritorni la causa, fate che un movimento di reazione tenti di togliere al popolo alcune liberti\ già conquistate a prez?.O di sangue, e la vecchia formula ritornerà in onore, e avremo l'unione di tutti i liberi per il mante– nimento clella libertà. i\la, se la formula assoluta fn ab– bandonata, si ò perchò vi fu l'illusiono che la conquista dei padri fosse ormai assicurata, si è perchè si credette a quello che tante volte si è sentito ripetere e che è l'orgoglio della passata generazione: noi abbiamo affer· mata e conquistatft- la libertà. Sono ancora. vivi gli strepiti della battaglia data dai liberisti contro il socialismo cattedratico. li colpo por– tato al germanismo economico dal Ferrara è decisivo; " tutto l'errore - dice il )Jaestro - si aggira su quella perpetua confu,;ione che si è fatta tra scienza ed arte, per cui si ò ridotti a deificare lo Stato facendone l'inizio e la fluo delle indagini, anzichò dedurre da principii ben ponderati il suo vero ufficio, la sua legittima mis– sione . .l•:d è naturale che lo attriliuzioui, che converreb– bero ad uno Stato ideale, divengano altrettante nssurdit:\ tostochè si concedono allo Stato reale. ~lentre tutta la ragione d'essere dell'Economia. politica sta appunto nel biso~no logico di distinguere tra l'idealità dello Stato e la reali ti\ del GO\'erno 11• Concetti questi che concordano perfettamente colla critica che gli ultimi studi del do• terminismo economico hanno potuto fare delle teoriche dei sociali:.ti cattedratici, analizzando con metodo posi– t.ivista la vera natura o composizione dello Stato. J de– tentori di questo Stato reale, gli imprenditori politici, non sono spinti da sentimenti altruistici ad elargire le norme che fornrn.uo il contenuto della legislazione so– ciale, ma le loro a1,ioni sono determinate dft necessità storiche e da impulsi economici. . . . Prorompe dal basso e sale dalle moltitudini la seconda formulazione idealistica dell'inten·ento di Stato. La for– mula di questo intervento è incisivn.: i, sostituzione del• l'imprendito1·O colletti\•o all'imprenditore monopolista "" ]I fine da raggiungere ò altissimo: .: redenzione dei diseredati, soppressione di tutti gli sfruttatori ,.,. lo traccio a gra.n,li linee: tengo conto delle aspira– ;doni idealistiche, dei sentimenti puri di questo grande movimento economico-sociale, e trascuro gli errori di dettaglio, le colpe di qualche combattente, le aJ)osta.sie di qualche debole o stanco, le incertezze di qualche milite nell'ora J)resente. Xella polemica si trovano di fronte i liberisti ed i collettivisti. Assistono nella penombra alla disJlUta i pro• tezionisti, pronti a combattere, a seconda del loro tor– naconto, gli uni e gli altri. Dicono i liberisti (I): " questa fiducia nell'intervento dello Stato è l'ideale dei deboli 11 • JI debole infatti, sia esso un individuo od una classe, quando sente la ))l'O))rin inreriorità, chiede l'intervento di una forza superiore. Dapprima questa forza è soprn– naturalo, e s'invoca la misericordia di un dio. Poi si (l) I veri HllCrlstl In !talla SI contano suno dita, ma lianno n n1u– tagglo di cucro 1H1ro fortomcnto tc111pratc, YCrl tnt\l\'ldu11!1sU. Dl– sccndouo tutti dRl Ferrara. )Il riferisco, 11crle loro affcrnu11.ton1,al rill)J)resentuntc plì1 forte dclln dottrlnn, al l'anlRleonl, nenc cui \'Cile scorre Il 8!lll!{IIO l)IÌI J)UfO del mnestro. (Cfr. PA!>:TAU!ONT, Il Ste-010 1·eule.l<iuio $tC011do 1111 imlfr~l1w.t1..,((I, lii Fu:Gl~t:.\l. J u invoca la pietà dello ::itato, della foria sociale ))il, po– tente, della. forza. organizzata, i-uprema. ì:: una confes– sione di debolezza; il pregare ed affldarsi solo alla cle• mem:a. del forte è infantile. Ma non ò pili debolezza, ò audacia, quando si vuole diventare Stato ed intervenire nella. determinazione del fatto storico, nella creazione delle condizioni che risolvono il problema fondamentale economico della ricerca. del massimo di benessere gene– rale. La conquista. dello Stato, la lotta politica, è sintomo ed espressione di lotta economica. Ma non è infantile il fabbricarsi colla for;o:a delle proprie braccia, colla vo– lontà. della J)rOJ>ria intelJigenza, un nuovo mondo, un nuovo diritto, una nuova dignità; è un sogno da forti e da sani. Dicono ancora i liberisti: " l'intervento clello Stato è richiesto dagli im))otenti 11 • Sl, i nuovi idealisti si riconoscono impotenti, ma non per farsi strada come individui, hemì per attuare isola– tamente il loro ideale di un mondo superiore di civiltìL e di benessere. Fori.e è già venuto il tempo in cui !'in· dividuo sente ehe da. solo pili non può raggiungere il sogno della. mente, il 1>aradiso economico agognato. Fors'anche il primo stadio raggiunto di libertìL ha svi– luJ)pato ed organiz;,:ato for;o:e,che prima erano sparse e disgregate; e il movimento in avanti si fa per masse sempre ))iÌ1 grandi e compatte d 1 iuteressi. Le unità. com• battenti contro il (1llttl'0 sono ingrandite, non sono pilì incfividui, sono falangi. F'orse ò tramontata Pepoca degli eroi, nel senso che li concepiva Carlyle 1 e la clava di l:rcole pill non ba.sta ad abbattere gli ostacoli che im– pediscono Pincedere maestoso e fatale dell'uurn.nit.à verso l'ideale. La clava dei nuovi giganti è ratta roteftre, alto nel destino, da migliaia e migliaia di braccia, che senza posa percuotono nel l'avvenire, che si succedono e si aiutano vicende,•olmente, che non dànno mai tregua allo resistenze della na.tura repugnante. Una nuova selezione si viene formando; non è pili il trionfare dell'uomo sull'uomo, ma del grup))O meglio organizzato sul gruppo amo1•fo j e la nuo,•a forza che appare nella storia ò la organizzazione delle energie, tutte rivolte allo stesso scopo, alla medesima meta, su cui risplende l'ideale. E, se l'individuo si sente impotente da solo alla lotta, quale meraviglia che Pindivìduo si rivolga alla forma pili alta di organizzazione 1 allo Stato, J)er raggiungere il suo sogno ? Dicono ancora i liberisti: " l'ideale delPintervento è as;iurdo, pretende Peguaglian;,:a assoluta fra gli uomini,.,. Rispondono i collettivisti: No, la domanda di aiuto per ottenere Peguo.gl.ianza delle forze sarebbe contro natura, l'indistruttibile non si cancella dalla realtà. I nuori idealisti hanno matu– rato i loro sentimenti e le loro aspirazioni in conclizioui troppo realistiche per dimenticare ohe le ineguaµ-lianie naturali non si possono sopprimere; che vi saranno sempre uomini forti e uomini del>oli, uomini virtuosi e uomini viziosi, uomini di l)il1 sviluppata attività econo– mica di fronte a uomini meno evoluti. Queste posi;o:ioni naturali non si vogliono negare, ma si nega la crea?,ione artiticiale di posizioni 1>rivilegiatc, si nega l'aJ)propria– zione egoistica di beni e di condizioni naturnlmente monopolistiche, si nega la possibilità. di creare condi– ;,:ioni tali da permettere la continuazione della divisione dell'umanità. in isfrutt!lti e sfruttatori. t: lo sfruttamento ehe si vuol bandire dal mondo economico, e l'tnmonia finale la si ravvi;;a nell'equilibrio, sognato dagli stessi liberisti, tra. costo sopportato o rimunerazione. Continuano i li1Jeri1~ti: ii l'ideale dell'intervento è un

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