Critica Sociale - Anno XI - n. 23 - 1 dicembre 1901

358 CRITICA SOCIALE passiva delle loro coscienze - non la. formalitlL di un passaporto. Viceversa, la prcgiudiale socialista, incisa sui por– toni de!Ja Camera di Javoro, non potr,\ che recare alruna o ;ill'altra (o a un poco di entrambe) cli queste due conseguenze. O la.professione socialista sarà fatta da tutti leggermente, senza annettervi impo1-tanza, senza la. penosa conquista che caratterizza ogni fede - e avremo, nella Camera. del la,·oro, non l'esercito socialista., ma la. maschera socialista. O altriment,i - come avverte il 'l'rcvf!S - le Camere cli lavoro che devono unire il prolotariat.o tutto quanto, farne mHt sola testr. e un solo cuore, JJer com:erso lo divideranno: esse dovranno ridurre il loro contin– gente di affiliati a una piccola porzione dell'n.t• tualc e di quello che promette ad esse l'imminente domani; acquistando un'impronta quasi confessio– nale, perderanno il carattere generico di classe, che le fa. essere istituti cli pubblica utilitìt e rappre– sentam:e popolari rere e proprie; autorizzeranno l'esi• stenza e il riconoscimento, a pari stregua, di altre Camc;e del lavoro, democratiche, moderate, borghesi, religiose, promettenti questo o quel paradi~o nell'altra vita. come esse avrebbero assunto per nflicio di pro– mettere un paradiso terrestre in quella vita futura. che è la '1ita dei nostri figliuoli e dei nostri nepoti; istitur.ioni fatte per dirimere la.concorren11.a fra lavo· ratori, creerebbero (JUcsta concorrcnzrt. fra gruppi di Javoratori di diverse fedi, e - quel che è peggio - la organizzerebbero e la armerebbero. Cosi fallireb– bero allil. loro missione specifica. f; comune a. tutti i militanti e a tutti i credenti in qualche cosa. la pericolosa tendenza. di stringersi in sette, di chiudere il varco agli eterodossi, di fare dei campi di lotta. loro clestirrn.tialtrettanti rifugi di contemph1,zione e di riposo. Nei Circoli, nelle }'edc– razioni, che non dovrebbero essere se non gli spalti, dietro cui raccogliere le forr.c pcL·muovere a ordì~ nato e fecondatrici scorrerie, anche molti socialisti vel10110Yolonticri il campo chiuso dove, con poca fatica, si predica ai convinti e si acquistano spallino senza colpo ferire. Quostn.politica di convento è però rovinosa. I credenti, gli animosi, organizzati a par– tito, possono essere le avanguardie d'un movimento, i suscib~tori, gli esploratori, lo guide - ma il mcvi– mento popolare hr~bisogno della massa, che difficil– mente si rinchiude nello strettoie d'un catechismo. Entro lo cerchie murate, quando i varchi siano sbar– rati e precluso il cimento <JUotidianodelle vaste pro– ])agande, la dottrina stessa intristisce e Je peggiori muffe degli um1ini egoismi coprono presto il rigoglio degli entusiasmi battaglieri. Alla redenzione prole– taria il socialismo può dar tutto: la meta. e i mc:ai; solo una cosa non è in suo potere di dare, se non Ja pigli ove si troYa. e come si troYa: la potenza decisi ,,a del prolefariato medesimo. Or questo, che diciamo delle Camere del lavoro, logica. Yuole che diciamo del pari delle Leghe con– tadine. Ben può il 'l'revcs, con Pacume che gli è proprio, spiegare come avvenga che in mezzo al pro– letariato campagnolo - pili immediatamente alle prese col J)roblema del monopolio proprietario - fio– risca pili precoce, sbocci pil, rigoglioso e incoerci– bile, il fiore scarlatto del socialismo. l~ ciò è un vantaggio senza dubbio, se significa - come noi crediamo - la marcia pilLarditft, l'entusiasmo pii't alacre, pii't nitida e sicurn la visiono eccitatrice della meta lontana. Ma. anche qui non è ragione che la meta debba porsi al posto della soglia. l'crciò il voto elci Congresso di Bologna. che, a. proposito dei J)ic– coli proprietarii, e come la.'lciiv-passaro al loro in– gresso nell'organizzazione difensiva, asseriva il dogma delht socializzazione delJa terra, non ci ebbe appro– vanti, nò consenzienti. La forza era tale oramai, che era vano e irrisorio resistere. Ma.anche qui può ripetersi B1b1otec::i C no B1ar e quello che il r1 1 reves scriveva neJle sue ultime righe. Ai socialisti, appunto perchè tali, appunto perchè pili coscienti - dee suppol'si - delle supreme ra– gioni del movimento 1 di fronte a quella. fiamma commovente di jstinth·o entusiasmo che minacciava cli scuotere orga.nizzazioni già. formate, dì impedirne di nuove, di separare agli inizii anzichè di congiun– g( 'l.re! )et via. - ai socialisti sarebbe toccato, a.costo cl.i un briciolo di popolarità e di qualche facile scro– scio di applausi, o tentare cli smorzarla o almeno non soffiare nel ft1oco. Non si tratta. - ripct.iamolo un'ultima volta. - di calcolati opportunismi, di meschine prudenze, di con– fusionismi accettati alla leggera per ingrossare le schiero. Si tratta di obbedire alla logica schietta dello cose, di rispettare la. gradualità, la sincerità e di guarentire la serieth. del moYimento. Il " 1:ai picmo, che ho fretta ,, trova nei fenomeni sociali la piÌI sicura applicazione. Ed è canone a.ssiomatico questo: che per agire sugli altri conviene non con– fondersi con essi, nè la.sciarsi assorbire. La rivoluzione proletaria dev'essere l'opera della massa, su cui i pn.rtiti agiscono, non può essere l'o– pera eschisi,•a, di un partito, sia pure il partito me– glio qualificato per rappresentarne gli interessi. 1 sensi creano gli elementi elci pensiero, perchè non sono essi stessi l'organo pensante. FILIPPO TURATI. L'EVOLUZIONE DELLA PROPRIETÀ TERRIERA I~: Ancor viva l'eco della memorabile disputa fra .Rernstcin e Kautsky so1>ra. la teoria marxista della "' miseria crescente ,,, ma il problema è ben lungi dall'essere risolto, e l'ulti,_na paroJa sopra lii esso non ò stata ancor detta. Ment.re il fenomeno del concentramento della ricchezza industriale in un numero sempre minore di grandi capit.alist.i non può pili essere messo in dubbio eia nessuno; il problemrt clcll'evoluzione della propriet?~terriera rimane a.uconi uno dei pi1'1discussi e dei più contro\"crsi nel campo della economia. sociale. ]~:uscito or ora un volume del dott. Jflcopo 'l'iva– roni ( 1 ), tutto irto di cifre e di dati statistici, nel quale l'autore esamina. l'ammontare della ricchezza e il movimento cli essa nelle varie nazioni civili, sfiorando così anche la questione cli vitale impor– tanza cui sopra .accennammo. L'autore si professa eclettico per ciò che riguarda il metodo d'indagine; ma un minore eclettismo sarebbe stato desiderabile in questo libro, poichò le dh•erse fonti, a cui egli ricorre, fonno un po' confusa e disordinata l'esposi• r.ione delle cifre e dei dati, aWnti a.statistiche spesso discordanti e reciprocamente cliclent.isi. Nondimeno il libro è interessantissimo, pcrchò porge modo di raffrontare il patrimonio dei principali Stati cPJ~uropa e d'America, e di valutare i progressi compiuti nel campo industriale e commerciale dai popoli civili. Prescindendo <lai considerare i varii fenomeni eco• nomici in esso studiati, ci limiteremo a spigolare qua e là alcune cifre, per vedere se è possibile get– tare uno sprazzo di luce sopra la vexata qucestio del concentramento della proprietà. agrarin. . .. Anzit.utto, esaminando una tabella indicante la distribuzione della proprietà territoriale nell'Inghil– terra. (pag. 24), noi rimaniamo dolorosamente colpiti dal fatto - già noto ciel resto - del.t'immeni:iaclis- (1) Dott. J, Tn•,uw!/1: Pall°l111011ioe red,Ulo ùO lllc1me na.:-10111 ctvlU (IJll.lllot. (Il aclcmic 80Cli\ll O 110\lllCIIC). - Rou~-Vlarcngo, 1901.

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