Critica Sociale - Anno XI - n. 23 - 1 dicembre 1901

CRITICA SOCIALE 365 formula però quest'ultima del tutto vieta, ma ab– bandonata soltanto dagli àuguri maggiori, e che io esaminerò in parte sotto altro punto di vista in un prossimo articolo. !ntanto è notevole il fatto che i legni mercantili, esseudo im1>iegati non solo nel commercio della propria nazione, ma pure in quello di tutte le altre, cioè in tn1sportare merci di altri Stati da uno ad altro porto straniero oppure nei propri, le flotte militari (che rappresentano la scnmbie,·ole gelosia) vengono ad essere destinate nel fatto - stando al vecchio pregiudizio - a difendere, sviluppare, ge– nerare il commercio altrui, e a dar così inconsape– volmente uoit novella sanzione aJla '11ecessitcì delle cose, che accomuna nel commercio marittimo gli in– teressi di tutti. D'altro lato supponiamo una guerra. Non san\ certo Ja teoria, sempre contrastata, della incolumib',,. della bandiera neutra. quella che impedirà. il danno commerciale e navale non dei soli belligeranti, ma cli tutte le nazioni, e anche qui la ner.essità clelle cose avrà dimostrato che la eomunione di interessi 1 insita nel commercio marittimo, non può trovar di· fesa ne.Ile flotte moderne. B più curiosi ancora sono altri fatti del commercio moderno quando si mettano iu rapporto alhi formula della réclame marittimista 1 " che la Hotta. difende, sviluppa, genera il commercio ,,. . · fl fatto 1>H1 tipico è quello della Germania, hi quale - essendo già quasi sprovvista di ttotta mi• lita.re - giunse ad avere un commercio marittimo inferiore soltanto 1:1' quello inglese ed americano, e non collo sole 1rnz10111 europee, ma ancora colPAsia Africa, America., Oceania, Australia, e non ebbe un~ scarso commercio con quei paesi d'oltremare, pcrchè ascese a miliardi 3 e 600 milioni cli franchi annui. n Uelgio non possiede tlotta militare, e fa. con i pae~i d'oltremare un commercio annuo cli pili d'un miliardo; ciò che supera il nostro commercio con quelle regioni supergiii del doppio. Il regno di Svezia e Norvegia, anch'esso sprov– visto di ttotta militare, ha un commercio marittimo di 1 miliardo o 400 milioni cli franchi. (') E l'Olanda, che possiedo una flotta quattro volte pili piccola. della nostra, fa. 1111 commercio coll'oltre– n!~'·e cli circa. I miliardo e 800 milioni cli frnnchi, c10 che sarebbe uguale a tutto il nostro commercio marittimo. Non occorrono, mi pare, commenti. Un'altra formula del pregiudizio nrnrittimista dice essere la flotta paragonabile acl una Società di as~i– cura.zionc, e la sua spesa ad un premio pagato a tutto benefizio ciel commercio. Vediamone il valore facendo intanto qualche confronto fra il tonnella."'"'i~ dei piroscafi commerciali di alcuni Stati pili ~-;<~– gunnlevoli, e il tonnellaggio dolio flotte rispettiv~. Rimetterò ad un'altra volta il confronto frfl. l"impor– tare ciel commercio marittimo degli Stati medesimi e la spesa delle fiotto, pc! quale confronto sar,\ cli– JTiostrato in 1mL11ieraanche pili decisiva il valore mora.lq del premio di assicurazione. liicco il c1onfro11to accennato: TonnCIIAgglo Tonn-Ollngglo Ton n-011.di flotta lordo noua 11crogni 100 111rosea!l mllllaro to1111. di 11lroscaO Inghilterra .. I1.093.000 1.250.000 li Germania .. 1.873.000 280.000 rn .Francia .. 085.000 610.000 62 Norvegia . 672.000 nulla nulia Jtalia 443.000 240.000 54 Olanda 3G5.000 58.000 16 Svezia .. , , 339.000 nulla nulla Aw;tria. 335.000 78.000 :W 'Belgio. 14G.000 nulla nulla ( 1) 1 suol lcgnl_th1 guerra servono 8oltunto nllA dlrcsa 1ocn1c. ate n e rno H ar o Aggiungerò che ]a marina mercantile della Nor– vegia e pili ancora quella della Svezia sono in pro– gresso maggiore, relativamente, di quella dell'Inghil~ terra e della stessa Germania già passata ai primi posti, e non 1>aganonessun premio di assicurazione ai marittimisti. Quanto a noi, faremo questo calcolo di curiosa ri– cerca. Stando alle spese di bilancio, già indicate dall'on. Canevaro e da noi ri1>ortate nel primo articolo, ogoi tonnellata cli nave eia guerra costa, tutti gli nnni, allo Stato italiano 500 lire, e quindi il premio di na.vig11zionesarebbe cli L. 27.000 per ogni 100 ton• ncllate cli niwe mercantile e di 2i0.000 lire per ogni modesto piroscafo di I 000 tonnellate lorde. Mi pare che non abbiano torto coloro i quali as– seriscono che queste Società militari di assicurazione e protezione, tanto marittime quanto terrestri, hanno tutta l'aria di essere, in Halìa, dei sostegni uguali a quelli che reggono gli appiccati. SYl,VA VJVIAXI. PS. Quell'llalfri Mi.litare, incorreggibile nella po– lemica, ha. rivoltato la sua. rotorica stantia contro il mio terzo articolo sulla mari1rn, saltando il se– condo. Legga anche quello, la polemista. arrabbiaht e non castigata, e vegga quanto è facile mettere il blocco ..... alle sue cantonate. I/ Comune la refezione scolastica Una (luestione ardente, e che mel'ita scrio esame, è questa della nfezione scolastica; la quale, sotto l'a1 >paren1.ad' una questione formale, involge un grnvc problema economico-sociale. Che io sappia, tra gli scrittori, se ne sono occu– pati positivamente il prof. Pio Sa.bbatini ccl il dot,t. Ugo li'orti 1 entmmbi suJla Riforma Sociale ('); e ne ha.uno fatto pure oggetto d'esame alcuni autorevoli giornali politici. Il Sa.bba.l.ini parte dal concetto, che lo Stato, e conseguentemente la Provincia. ccl il Comune, l'_gnte Governo insomnrn, non debba provvedere se non ai scrvizii pubblicij ritiene servizio pubblito "un si– " stema. di me1.zi attm1t,i ed orcli1rnti cl:1lh1 1rnhblica "autorità. per ottenere uno scopo cli uti)ib\ g-encralc, " che non si potrebbe con eguale cflicacia e con " maggiore economin. di s1>eseconseguire dnlht ini• " r.iativa individuale o volontariamente i1ssociata., e " strettamente connesso coi fini dello Stato ,,; cd nffermanclo, 1>iì1che dimostrando, essere fuori dei fini dello Stato e dei suoi organi complementari (Provincia. e Comune) il fornire l'alimentazione a qmllsiasi classe cli cittadini, nega. ,1\111. refezione sco• lastic11. il carattere di servizio pubblico o però l'ob– gatorictà delliL stessa. <la porto dello Stato e degli enti minori. Il Forti piìt esattamente ritiene, che il servizio pubblico non sia. un concetto i1prioristico che serva di limite all'attività clclPamministrazione puhblitH i m,1, viceversa, dal fatto che una. dati~ attivit.\ si esplichi dallo Stato, da.Ila Provincia, o dal Comune pel conseguimento dei fini ad essi proprii, anche il Ji'orti conclude che la refezione non sia un scrvizi6 pubblico, e quindi nega. la sua. obbJigatorietlt a carico degli enti stessi. Nella disamina. della questione scende il F'ort.i 1 dalle ragioni del puro diritto universale, al concreto del nostro diritto posith·o; ed a.lJa. stregua degli art. IH, 175, 176 e 288 della. legge comunale e pro– vinciale, ritiene la, refezione scolastica nè più nè meno che una SJJCS<e. facoltativa. (1) mrorma SQc,: 1001, 1mg. so1 e tnc..

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