Critica Sociale - Anno XI - n. 10 - 16 maggio 1901

CRITICA SOCIALE 149 ]azione: ora j1wece, che a (lncsto appalto si vnnno man mano sostituendo i consorzi di csc1·ccnti1 ht cosn ha assunto un certo qual SfiJ)Ore di democrazia, e chi denuncia. questa. rapina del denaro pubblico è tacciato poco meno che cli nemico del popolo. )[è può omettersi questa co11siderazionc: che, affidata in Comune nperto In esa;,;ione del dazio ai consorzi degli esercenti, ne viene facilitata e organizzata quella in– tesa che !l;O))prime ogni libera concorrenza; e unico moderatore dei pre;,;;i;idiventa l'arbitrio degli eser– centi coalizzati. ... Ì: innegabile tuttavia che la barriera interna. nei Comuni costituisce un inceppamento grn\'issimo allo svolgimento naturale deJ\a vita locale. Jo posso in proposito richiamarmi alla mia esperienza personale. Bcrgiuno, prima della abolizione delle barriere, sof– friva, nel s110 sviluppo) cli questa cintura, che ne strozzava la parte interna, e gode del nuoro stnto cli cose, per (]Uanto malamente attuato. Di più ancora: come ho soprn osservato, il sistema tlolht barricr1t importa ingente spesa cli vigilamrn, o si sa che tanto migliore è l'ordinamento di un tri– buto, quanto sono meno alte le spese cli sua esa– zione. ~h\ o.dunque, so il Comune aperto è det.estabile; so il Comune chiuso è condan1rnbile; posto che non può ora parlarsi di abolizione dei chtzi, com'è che i daii debbono esigersi? Dcrono esigersi jn modo che il daiio renda il maggior provento secondo tarim1, e questo provento il piì, possibile si versi nell'orario dello Stato e del Comune. AJ che si può provvedere con un mezzo assai sem– plice: coordinando il passaggio dei Comuni chiusi a Comuni aperti col divieto degli appalti e coll'obbligo fatto ai Comuni di esigere il clm~ioin economia. In questo modo le grandi piaghe ciel dazio consumo in Connine aperto: appalto e abbonamento, verrebbero a scompi1rirc. Questa. riforma non è ti1lc che 1>ossadar luogo a serii incotwenienti, se ne togliamo gli strilli degli illegittimi interessi violati. Essa però non è attua– bile che a una condir.ione: che venga abolito nei Comuni aperti ogni dazio che non sia sul vino e sulle carni, perchò solo sul consumo cli questi generi è possibile, per evidenti motivi tecnici che mi di– spenso da!Fesporre, riuella vigilanza completa e poco costosa, che deve accompagnarsi all'esercizio in eco• nomia. E vengo alla Abolizione del ,lnzio sui farinacei. no già eletto perchè noi non possh1mo riconoscere a tale misura quella grande importanr.a che alcuni le vogliono attribuita. Ma, attuata nudamente e cm– clamente, cosl come propone il ministro, ne ha. anche meno. La si sperimenti domani o vcclremo·tra i con· sumatori chi se no accorge. A Bergamo, per esempio, il dazio sui farinacei è ora di 3 lire al quintale; se lo aboliamo, vedremo, tanto per dar polvere negli occhi, per qualche giorno discendere cli 2 centesimi il prezzo ciel chi.logrnmnrn - cli tre no, perchò il prer.zo dei commest,ibili non è mai in dispari - salvo poi, dopo una. setthnana, riprendere i due centesimi abbnnclonati. Questo, in forza di un fenomeno, dirò così, cli psicologfa. col– lettiva, è not.issimo ai fornai e congeneri. Quando il pubblico si è abituato a pagare un dnto genere a un dato prezzo, bastn una resistenza. minima a. impcdirn che (JtlCI prer.zo discenda, quand'anche 1e condizioni della produzione paiano giustificame una lieve dimi– nuzione - il che non si verifica nat,uralmentc in te n C no B1ar o caso di grandi cliffcrcnzc, come potrebbe esser& (]UC'lla derivante dall'abolizione del dazio sui grani. [I prezzo del pane è quanto cli pit1 nrbitrnrio si possa imnrnginaro; o a. formarlo concorre appunto per una quota notevole questa, speculazione sulla acquiescenza. del consunuttorc, il quale nella maggior parte dei casi si limita ad una protesta platonicfl, formulata tra il scrio o il faceto . .Alcuni anni or sono, io constatai in Bergamo (nè penso che altrove avvenga nitri menti) questo fatto: che, mentre jJ pane era. venduto al pubblico a -W cen– tesimi da tutti indistinbunont.c, fornai e rivenditori, i rivenditori lo compcravnno da.i fonrni a 3•~ cont. l•:rano quindi almeno G ccnt. che, per ogni chilo– grammo, il consuma.tol'0 pagawt in piì1 di (]Uello che di1·ei il prezzo naturale. l!: cli fronte a questi e ad altri fatti, notissimi a chiunque non veda le coso dall'ftlto dei sommi prin• cipii, che io mi 1>ermetto di sorridere quando "'ento proporre l'aholizione pura e semplice del dazio sui farinacei come mezzo per raggiungere unacorri~pon– dento diminuzione del pre;,,zo del pane, e penso elle debbano inrncc rallegrnrsonc i fornai, i quali sanno che chi )1a bisogno di un chilo di pane non ne com– peri\ di mono se costi 2 ccnt. di piit e iion ne com– pera cli piì1 so costi 2 cent. di m<mo. JI macinato era certamente un'imposta. iniqua in sè, mà la sua al>O– lizionc hii profittato ai mugnai, cd era naturale e prcrncluto. J,o stesso ve<ll'CmQverificarsi a faxorc dei fornai ove passi l'aboliiionc del dazio sui farinacci, così come è proposta. .Ma allora dobbiamo questo dazio lasciarlo in otcmo? Non dico questo; dico che è una ingenuità clottrinnle la sua abolizione pura o semplice. So si vuole che il consumatore ne approfitti) ricuperando egli o non altri quel tanto che la legge gli restituisce, è indi– spensabile accompagnare la legge con un altro prov– vedimento: l'istituzione ciel calmiere obbligatorio, che funzionerà brnto meglio, ove funzioni innestato al forno municipale, regolatore del prezzo. li calmiere obbligatorio esiste gih, è vero 1 neTic nostre leg-gi, ma solo come misura transitoria. in circostnnr.o eccezionali. Ora, se il solito liberismo lo ht\ combattuto fl oltranu1) sempre in nome dei soliti dogmi, è però vero che (]Uesti trovano ogni giorno meno credenti. Si tratterebbe soltanto cli trii.mutare in misum clurabile e nornrnle quel proYvedimento annonario, che a torto fu limitafo fin qui ai casi di carestia. :U che tanto mono dove ripugnare anche ai puri, in quanto h, produzione e i! commercio del pane non si ese1·citano in condizioni di libera con– correnza, essendo evidente la facilità e la iuevitabi– litù, dell'accordo t.ra i produttori, per lo stato di mo· nopolio naturale in cui riuesti si trovano. Stoffe, cap• pelli, macchine, ecc., ecc., convengono da ogni parte ciel mondo sul pili piccolo dei mercati o vi si b;ittono, ma il pano è esscnzialment.c produzione localo. In canda venenum. Dopo aver vedute Je disposizioni cardinali del di– segno di legge, resterebbe da dire dei partieolnri minori, ma basterl1. notare al riguardo come spesso faccia difetto in questi anche quel poco spirito de· mocratico, che, per quanto impreciso o dottrinfU'iO, ha certamente inspirato il progetto. L'art. l vieta ai Comuni cli assoggettare d'ora. in– nanr.i a dazio generi non ancora tassati, il che è f(uanto dire che i consumi di lusso, là. dovo non fu. rono fino ad ~ggi colpiti, cioè nel maggior numero (lei Comuni, non saranno colpiti ormai pili, non solo nei Comuni minori, ma nemmeno nelle grandi o piì1 ricche città. L\ut. 2 non solo sopprime l'cscnr.ionc dal dazio, che la legge del '97 accordò illimit11.ta alle Coopera-

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