Critica Sociale - Anno X - n. 22 - 16 novembre 1900

344 CRITICA SOCIALE uclla penisola il dominio fr,rncesc, è un'affernrnziono un 1)0' trOJ)J)O contraria. :1i documenti, alle dichiara– zionit alle confessioni piì.1 note dei francesi. Promesse, iiuehò si volcrnno, parolone dolci a josn, ma inter– vento senza compenso, nè nel 1848, nè nel 1859. , i lcg-,1!'a il volume: f:e JJrésent, le passé et. l'w;enir de la Ré1mbUque del Lanrnrtino, prcsi(lcnte del Govcmo fo1nccsc quando scoppiò Ja. ,1!'HCrra. Si compulsi la nota 13 luglio .1848 diretta dal ministro degli esteri l',astido al ministro francese a '.l'orino llois de Comte. ln t1ucstu si concludeva: " noi potremmo ammct;.. "' tero l'u11it.'1italiana, nrn secondo il principio e sotto " la forma di una feclcr1-1zionc di Stati imliJJendenti, "5ovrani, ed equilibrantisi l)Cr <1mmto fosse possibile, "ma non mni una unità che ponesse l'Italia sotto il "dominio d'uno solo di questi Stat.i ,,. JI che signi– ficava, che la. l<'rancia non sarebbe intervenuta. in H:ilin so non conforme alla. sua secohue politica, cioò per sostituirvi J'Austria, ma cvitahclo di dare ai poJ)oli della. penisola il modo di costituirsi in una 1i.)rrna una e indipendente di Stato. Nò diYcrso fu il f"cntati,·o di ~apoleone J I [ nel 1859. 1''u gloria im– mortalo di Bettino Ricnsoli, di Jl',1rini 1 di Ca, 1 0t1r, cli V!ttorio .Emanuele, di 0:1ribaldi, di Mazzini cl'avcr saputo sventare il giuoco del nipote del Bonaparte, profittfrndo delrintcn•cnto, dirotto nclJ'an.imo suo a ridurre a. sen·itiL francese la penisola, per ca.Yarnc invece di sotto mano l'unità italiana. . .. Anzichò uno sterilo gioco cli contrapporre gl'int.o– re~si dinastici n quelli popolari, In storia del risorgi– mento italiano dal 1848 al 1860 ò una gara nobilis– sima. delle due tendenze, che fin d'nllora si combat– te, ano il campo. E~sc mirarono nd unirsi, ad associMsi insieme, a. dimenticare lo reciproche diffidenze e di– ,1ersità. pur di ortenorc quello sco1>0, che unanime– mente Yt1g-heJ,?giavano. JI penqaro alla costituzione d'u110 Stato, fosse <1uesto dcmocrntico od oligarchico, prima. di avere conseguito tale scopo, era addirittura un assurdo. 111 questa parte la preshw:ione del Piemonie non fu piccola, non solo ft 1>ro dell'unità e delPindipon– dcnza, ma. a pro della Jibcrt,\. ,'ono affa.tto in– giuste Jo espressioni del Honsi, quando afferma che, " cessato il pericolo imminente, disperso iJ fervore " dei poJ)oli, S\'iatc le forze rivoluzionarie dal Joro " SCOJ)O diretto, la commedia. l)Oteva. finire; e tutti " i principi italiani richiamarono le truppe e cessa– " rouo di far Je viste cli comhattore J'Austria ,,. }:J!li dimentica che, nel 18-19, Yittorio Bmanuele, cat- 1olico, circondato da generali o da uomini di Stato nemici della costituzione, nppona vinto a NovarH, avendo tutta PF:urop1t contraria allo. tatuto, avrebbe pot,uto imhrancarsi con suo vantaggio tra j re som– messi e ubbidienti e, subendo il suo mnbiente, fasciar c:i.dere lo Statuto, insieme 111la bandiera tricolore. Contro tutta. l'Europa, Vittorio Emanuele non volle. }: nel 181!) non vi era piì1 speranza cli guadagnare la Lombardia, di scendere col Po. Non Jo volle perchè KJ)Crò,e nel 18-19, dice il '.l'iYaroni citato dal nensi, fu nito, fu nobile, fu generoso cd intelligente intuire, contro tutta 11.Europa, contro tutti i generali, contro tutti i cortigiani 1 che il suo giorno sarebbe vonuto (1/ltali<t <leyli Italiani, voi. r, pag. 227). Nò fu scarso il contributo dato d:11 piccolo Piemonte alhl causa tiella domocrniia italiana. Per la prinut voJta ju Itnlia si raccolse e si mantenne rispettata un'asscmbleo. JlOliticn. ove fu ])iena Ja lihcrb\ della frjbuna. Jl Go– verno di Gabinetto vi iniziò e svolse i suoi atti in– dipcn1lentc dal potere d el principe . }J l'[btlia tutta, o con essa l'J•:uro1>a.,Yide rispctbt.ti quei principii del li boro scnmbio, che oggi socialisti o liberisti tentano corHJ!g'iosamente, ma ancora inutilmente, cli difendere nei Parlamenti del continente o domani forse non avranno 1>ntrocinio nemmeno nella terra che per hl primn li ,·ide sor~erc e propugnar con fort.unn. .Xù men ~rande fu l".1b1u."'~:tziouodella partt' dc– mocrntica. Non solo Garibaldi sollevò Ja bandiern ltalia, e Vittorio Hmanuete 11, co1winto che por re– dimere la. 1>atria occorrc,•a anche il Be, ma a~ivn del pnri lo stesso Giuseppe )fozzini, personalmente ro1>uhblicano intransig-entc. J-:gli scriveva a J~icasoli il 22 ag-osto 1859, e in hll senso g-uidant tutta ht. sua azione fino al 1870: "BIIR. dovrebbe credere quando io Le dico che noi non pHrliamo da un anno di repuhblica, che protestammo per di;_rnità, moralità cd antiveA'gcnza. contro l'allcanz:1, col dispotismo im– J)eriale, ma dichiarammo sempre elle accettavamo l<i mouarcltia seeS-'Ut ,z;oleui l'uuifù e aYremmo combattuto con essa e J)Or essa. Sono, fui e sarò sempre unitario.,, 1,: il 20 dicembre L859a "Vittorio l•:11rnnuele [I:" Dimen– ticato per poco il Ho por non essere che il primo cittadino, jl primo apostolo amato della nazione, shlt0 g-rande e ditelo. Avrete tutti, e noi primi, con voi ,, tMAzz1x1, Scritti editi ca inediti). Qu1.mto a Garibaldi, che il B('nsi chiama " mento politicamente nulla ,,, <'gli con ciò non fa che ricanhue il ritornello per lunghi anni ripetuto dai moderati contro colui che incaruava il pensiero del 1>opolo italiano. Non fa che ridire c1uanto g-ià disse Mas– simo d'.Azeglio, che un g-iorno lo <1ualificò "cuor d'oro, test:L di bufalo,,. J\fa chi ha studiato dan 1 ero Ja pre– parazione laboriosa, lo meditate incertezze della im– presft dei Mille, hl remissività di Garibaldi davanti ai Piemontesi nel sot,tembre ISGO, il suo abbandono del progetto di attaccare gli ,'ta ti .Pontifici verso J'11Utunno del L859, chi ri1> ensa.al suo celebre" oh– .hcdisco ..,ciel 18G6, ricorda d el p ari che tali fatti, :1ppunto attribuitigli a colpa. dai repul>blicani, costi– tuiscono, per chi non rimano alla cortecciA. dello cose, la pro,•a. dell'altissima int.cllig-enza. politica. di G. Oaribald.i, fatto passare come una testa. di legno dai clericali e dai moderati. Jo:gli, che Yaleva ben piì:1di tutti loro - per quanto talora. la. sua scrittura fosso infelice e i primi impulsi apparissc1·0 disordinati - noi momento della crisi in– tuiva. sempre con una monte vernmcnte supariore la. via di salvezza, tale da rivelare in lui, per quante sciocchezze al>biano stampato i suoi avversari, un cervello di primo ordino, quale dopo cli lui nessun partito potò vantare in ltalia. Unanimemente cosl giudicano H Gucrzonj, la signora :Mario, C. 'l'i\•aroni; tale. è il responso dei pochi gloriosi arnnzi, che an– cora. religiosamente il ricordano in questa età così scettica. o così dimentica! . .. Nondimeno, per comprendere la storia di quel pe– riodo, per non lasciarsi ingannare da erroneo hltor– protazioni di documenti o anche cli fatti, non con– ,•iono dimenticare duo cose. La prima, che la mo– nnrchia. nella sua aJJeanza col partito cl 1 azione non poteva. consentire alla propria distruzione ccl ora. tratta dal sentimento della conscrrnzione cd anello dallo sue tradizioni a non dimenticare, negli alleati cl'og~i, i nemici cli ieri o i possibili a.,•Yersari dell'in– domani. La seconda, che, di fronte agli Stati stranieri, se la monarchia voleva realmente sah·are l'o1)cra. clolla rivoluzione e riconqui1Jt11re nll'Ualia i frutti del– l'opera sua, dovea far Jo visto di combattere il par– t.ito d'azione, mostrando d'arrestarlo sulla ,·i1t. per non f,1rsi prendere la mano. Una condotta di,·ersa, di f'ronte nlla diplomazia. europea, ancbbe addirittura sciupato 11opera politica del piccolo Piemonte e dato mg-ione ai reclami della :i,russia o della, Russia, che t.enernn bordone al gabinetto di Vienna contro l'opera del conte cli CaYour. ~.foco1>erchè i.l Rensi non comprendo il significato clelle note del marchese Pareto e cli Lorcl Normamby

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