Critica Sociale - Anno X - n. 22 - 16 novembre 1900

342 CRITICA SOCIALE speciale, che non è di tutti, che amd, in quella stessa misura, è di pochissimi: una certa i,orridente e quasi scettica indifferenza. a ciò che altri J)UÒ dire o .infe– rire dalle sue opi11ioni,che sembra apatia, ed è equi– librio morale. Egli è di quegli " intellettuaJi n - Ja parola nou lo offende certo, sebbene oggi sia usata iu certe sfere con una pretensione ironica un po' goffa - che non sentono il bisogno, per dfre i1 Joro pensiero, di affacciarsi prima alla. finestra e spiare d'onde s1>iri iJ vento, e non temono in una J)Olemica di avere ragione soltanto posdoma11io posclomani l'altro, e cli averla, magari, pii1 clai fa.tti che dalle persone. Questo contemperamento di doti mentali e morali lo mette in grado, assai piì1 che acl altri non sia dato, di percorrere, con passo non rumoroso, ma misurato e sicuro, <Juelle vette pii'Lalte e scabrose del pensiero politico, dalle quali soltanto è possibile l'azione direttiva, l'esercizio del complicato magistero della tattica, che ivi è una continua creazione, men– tre giìL al piano si congela fatalmente in formule morte; ma appunto queste sue qualità) utilissime in sè stesse e nella divisione del lavoro di un par– tito, sono atte a fargli toccare tah•olta quel che la leggenda narra (li Orfeo: non già di ammansare le fiere, ma.... cli muovere i sassi! 'l 1 utto ciò abbiamo scritto per noi e per gli amici nostri. Quanto agli avversari - e qui siamo certi di incontrarci anche col vensiero cli quanti, nel par– tito, si trovano agli antipodi da noi fo. questa poJe– mica; frn essi, dell'amico Ferri che, da buon posi– tivista, sa anche meglio di noi il Yalore della lotta delle idee - quanto agli avversari, diciamo, che queste nostre polemiche mettono in giolito, e che ogni giomo si sbracciflno a gonfiarle ed a travh1arle, arzigogolando di screzii minaccianti e di antagonismi irrcduttibili in seno al partito socialista; noi ci per– mettiamo di ammonirli benevolmente a non troppo abbandonarsi alla seduzione dei loro pii clesilierii e a non esporsi, come fauno, a ridere soltanto vei prim-i. In un caso essi potrebbero assai rallegrarsi nel loro segreto, e allora non ce lo direbbero certo: se cioè questo fermento cli idee cozzanti, questo a.ttrito vitale di tendenze diverse e a vicenda contempe– rantisi, nel 1>art.itosocialista non esistesse: se fos– sero, i socialisti, nella tattica, nel metodo, nelle que– stioni singolari, le pecore cli un unico ovile, i cre– denti di una Chiesa, i settatori tranquilli di una formula sola.. Essi sarebbero così il partito della morte, incapace di adattamento e di rinnovazione, che un urto sgretolerebbe. Ma la forza loro, ciò che loro guarentisce vitalità e giovinezza, è nell'essere a,ppunto il contrario: .il partito della vita, di tutte le lotte, le dubbiezze, le curiosità., le inquietudini anche, della vita giovane e viva. NOI. PS. A proposito delle osservazioni fatte da Claudio 'l'reves, nell'ultimo fascicolo,sulla scarsa tira.tura media dei nostri giornaletti socia.listi, l'ammiuistratore della Propay(mcla di Napoli ci avverte che questa tira nor– malmente 8000co1>ie(quante ne tirano insieme li~ Giu– stizia e il Grido ciel1>0i,olo); scendendo a 6000nei " mesi morti II ed elev:rndositalora - 1>eresempio in occasione dell'ultimo processo - fino a 16.000. Ce ne compiacciamo vivamente coi nostri amici di Xapoli 1 e auguriamo cli cuore che la tiratura raddoppi. 'l'auto 1>iù che il successo cielfoglio socialista. unpoletano è una SJ>lendida conferma <lell:~ tesi sostenuta dal '.1'1·eve~. La J>ropaya11c1a infatti, fra. i nostri settimanali, è quello forse che meglio incarna (o 'incarta) il tipo di propa– ganda - colla. p minuscolo,- delineato e raccomandato dal nostro collaboratore. Abbonamento cumulativo Critica socia.le ed Avanti! anno L. 21, se– mestre L. 10,50. i.;C LA FORMAZIONE DELLO STATO ITALIANO E LA DEMOCRAZIA R.eplù.xi <i G. Renst. La formazione dello Stato italiano prima e dopo il 1860 è uno elci fo,tti f)il1complessi della storia del mondo. Vi hanno contrjbuito gli elementi piì1 dispa– rati e h1 apparenza pili discordi. Fattori storici, etnici, economicj 1 sociali, politici 00n profondo e se· colflre lavorio condussero gli avvenimenti, ad una so– luzione quasi hnprovvisa, che all'osservatore superfi– ciale giunse o parve inaspettata. Negh ultimi venti a.uni gli elementi politici, consapevoJi ciel Joro ufficio, ebbero a riflettere con manifestazione esterna e pe– riferica Pa.zione incessante e profonda delle J}ill in– time forze sociali, e, cedendo al loro impulsi, si ac– costarouo e fusero assieme per consegui1·c l'effetto agognato. A tal momento, a tal processo cli fusione mi ri– chiama l'articolo, pubblicato da Giuseppe Rensi nel fascicolo l. 0 novembre cli questa Rivista del socia– lismo scientifico. Egli mi ha fatto l'onore cli pm·– lare d'un articolo mio, quello pubùlica.to nella Nuolì(t Antologia del lG ottobre col titolo « -Partiti e Pro– grammi II e vi ha opposto talune obbiezioni cli ca• rattere storico, a cui credo mio dovere rispondere. In verità, me lo consenta il Uensi - almeno come vecchio mio scolare - talune espressioni della. sua requisitoria non sono inspirate alla serenità cli mente e di forma, propria dello scrittore. Non è le– cito, nemmeno a lfan.ke o a Quinet, cli chiamare Garibaldi « mente politica. nulla per vera disgrazia della clemocr~1zia italiana:,• Non Ò lecito di affermare che l'esercito sardo si mosse nel .1848 « per fare uua guerra fiacca e senza convinzione, preordinata alla sconfitta 11• I fat.ti , così esposti, cosi stiracchiati a comodo della tesi, assumono un c,uatterc soggettivo e tendenzioso, ed è tolta alla. tesi ed alla sua dimo– strazione qualunque autorità. Nondimeno, per quanto io non sia socialista ed am~i nemmeno Rscritto alla Rstrema Sinistra, non intendo, che mi si rimproveri di chiudermi nel mutismo proprio dei conservatori e di non fare' omaggio io pure a. <1uellalibertà della discussione, che è tanta JJarte della vita civile e del progresso jntellottuale dei nostri giorni. Non so lPalt.ronde arrendermi alle abitudinj, a mio modo cli pensare, errate d'un metodo, fattosi sempre pill frequente non soltanto nelle polemiche cli carat– tere politico, ma altresì nelle ricerche scientifiche, specie in materia. cli disciplino sociali ed antropolo– giche. Si attrae la mente del lettore con una costru– zione ardita. e non cli raro fantastica.; di solito tutto l'edificio è campato sur una premessa unica e infon· data; alla costruzione inrnginosa si adatta.no poi suc– cessivamente i fatti e si tlÌL loro la interpretazione pHLopportuna per giustificare l'originalità o Ja biz– zarria della tesi. Prima di scendere nell'agone storico, a cui il Rensi cortesemente mi invitn, faccio tesoro, a conforto delle tesi politiche da. me costantemente difese, d'una sua preziosa ammissione. Rilevo insieme una generaliz– zazione, a mio parere, indebita, che è implicita nelle suo clenouiinazioni. :Mg-li riconosce che in uno Stato monarchico, Prn– ghilterra, la democrat.ia . ha potuto riuscire ad otte– nere la piLLlarga rappresentazione dei propri con– cetti, sì da climi1111irc 1 anzi eia annienhue, il potere regio . .fn verità questa sua ultima illazione è troppo arrischiata e tutt'altro che confermata dagli tLltimi avvenimenti della storia. inglese. :Preme ad ogni modo di toner fermo il riconoscimento della possibilità della. coesistenza del principio democratico col principio

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