Critica Sociale - Anno X - n. 22 - 16 novembre 1900

340 CRITICA SOCIALE tualmente e moralmente, procacciandosi quella ulteriore sup1Jellettile di eclucazione socialista, che la propaganda dell'asilo infantile non ha potuto fornir loro. Siamo perciò irriverenti alla maestà del partito? Non ci J)are; poichò cotesta maestà non ha, secondo noi, bi• sogno delle nostre cortigiane adulazioni, nè di quelle cli altrui. Ci sembrerebbe veramente fanciullesco ecl ir– rh•crente indulgere nel una YOlgare OJ)portunitù. cli gri– dare a 1,erdita di flato le la.udi dei socialisti, gabellan– doli tutti, singolrumente e collettivamente, IlCI' i pii'1belli, i IJiù buoni, i plù istruiti di tutti gli uomini, appena hanno com})reso che la società è divisa in due grancli classi, di srruttatori e di sfruttati, e che la fine di eotal <livisìone non sarà che nell'nvvento della socializzazione dei mer.zi e strumenti di produzione. Questa cognizione, quando sin. maturata nell'anima e diventi sangue e respiro di co– scienze, basta a Ct'earo degli uomini liberi, emancipati, degli uomi.ni veramente nuovi. Ma siccome con ciò non ò infusa ogni scienza, ogni saggia pratica cli azione, non ::~:r~. formare degli uomini politici e degli ammini- 1 Ora, ciò che il tempo nostro ci domanda ...: e più: an- 1 dando innanzi ci domanded - è appunto degli uomini politici - il che non significa ancora uomini di Governo - o degli amministratori - ciò che già. significa dei bravi Sindaci, degli esperti Assessori e degli studiosi e competenti Consiglieri di Comuni e di Opere pie. E, senza voler andare subito ai poteri pubblici della borghesia, gli stessi 1wteri Jrnbbl.ici clel 1>roletlu·iatosocialista.,man mano che questo ingrossa, si organizza, fonda Coopera– tive, Leghe di resistenza, Camere di lavoro, ecc., richieg– gono oramai degli uomini che non siano soltanto degli agitatori, ma dei pratici, che conoscano lo leggi del la– voro, i ra1>1Jorti giuriclici tra i poteri dello Stato, i risul– hti attuali delle vario competizioni che costituiscono l'insieme JJratico della unh•ersale lotta. di classe. Quel terribile giuoco di interferenze economiche e politiche che, misteriosamente, frustra, dcriclendoli 1 gli sforzi più intelligenti, diretti intorno acl una riforma dì qualsiasi natura, isolatamente 1>resa,non si può vincere che con una paziente) costante, illuminata critica di particoln.ri , di cui la pro1mganda astratta socialista non dà l'abitu– dine - perchò ess:~ha avuto fin qui èli mira la fede e non l'a.zione. J~rriamo? Non domandiamo di meglio che cli esserne perSuasi: ma. a ciò si pcrvcl'l'Ù.pH1fa,cilmeute con le ragioni, che non con Jc scomuniche e le irose minaccio. lntanto constatiamo la debolezza clello minoranze so– cialiste uci Consigli comunali e la stessa incertezza dello mag'gioranzc democratiche. Cotale inccrtczzn, che nresta così facilmente il fianco ai sarcasmi dei nostri intransi– genti, non ò ce1-toeffetto di cattiva volontà. o cli assenza. "di pro1>ositi,ma. lH"OCedeclall'intrinsec:L clifflcoltà del– l'agire fra le strettoie di mille ingerenze soprastanti, puntellate da altreUnnti interessi organizzati. Se i de– mocratici n.ppaiono non perfettamente pre1>arati ad as– solvere il loro ufficio, tanto 1>iìllieve in confronto di quello che SJJetterà.ai socialisti, potremo noi lusingarci di esserlo di pili, soltanto perchè le fa.langi nostro ingros– sano o cliveutano giustamente impazienti di arrivare al potere in nome e per il cliritto sacro clel numero? Jn buona coscienza nostra, alla forza agguerrita del numero JlOSsiamoasserire sia congiunta la forza della coltura tecnica amministrativi\. e politica? ... Ma come 1>otrebbo essere vero ciò, se adesso ancora, in grazia di quei quattro quinti d'Italia rimasti immuni cliogni propaganda, ·Enrico l'erri sostiene llertiuacemente che solo buona, f t,,,1 VLVV utile, raccomandabile è la propaganda dei primi e sommi principii - e in realtà quasi nessun 1 altra ne fu fatta. mai? Lo cause producono i loro effetti, ineluttabilmente o sempre. O rinunziamo alla conquista prossima dei poteri pubblici o prepariamoci, mediante una ginnastica inces– sante di discussioni pratiche su tutti i problemi dell'at– tualità politica ed amministrativa; interessiamo tutti i nostri Circoli e le nostre Sezioni alla disamina critica di tutti i ratti maggiori e minori della vita. sociale, delle istituzioni, delle riforme, dei sistemi tl'ibutari) ecc., ccc. Troppa politica! esclameranno i semplicisti, ehe non aY– vertono come, acl un certo grado cli svilupJl0 del partito, tutte le sue a.spirazioni economiche, intellettuali e morali si concretino nella politica, - l'arte ,cioè cli tradurre in leggi e(l in atti amministrativi i dcsiderii collettivi delle popolazioni. B una grande opera di educazione politica. che il par– tito socialista ò chiamato a compire, e sarà sua gloria perenno l'a,,erla comJ>iuta. È anche il solo rnezzo JJer })rcvenirc i guai cli una fatale disillusione pessimistica, che })Otrebbeun giorno gittare 10· sgomento nello nostre file, quando i lavoratori socialisti, clOI)Oavere conqui– stati i cannoni e le fortezze a\'\'ersarie, non avessero a saperli. adoJ)eraro con tutto il Yantaggio che ne attende il proletariato italiano. Ciò che bisogna fare è ehe la gra1lClema.ggioranza. di quelli che si dicono socialisti non solo abbiano contezza dello sfruttamento capitalistico e della. emanciJJazione collettivista, ma tutti coltivino in sè le attitudini alla rappresentanza pubblica ed alla gestione cli affari col– lettivi; e, in ulteriore 1>eriodocli vagliamcnto delle sin– gole capacità specializzate, il partito possa marciare come un grande esercito, elle abbia nei suoi quadri tutti i generi di milizia) a. glterreggiare le diverso fazioni della lotta di classe. E tutto ciò è anche richiesto dallo spirito sinceramei1to egualitario e democratico del nostro partito. Se non si educano tutti i socialisti ad una specie di a.utoemancl– pazione mediante una pro1>riacoltura, adatta al proprio temperamento, noi vedremo sem1>reJ)iù aggravarsi, J)er la esigenza del moltiplicarsi dei mandati, il ratto, che già in oggi si deJ>lora,di una sorta cli oligarchia, a cui per forza. vengono delegate tutte le cariche possibili. Dalla oligarchia al.l'antagonismo, intravvedibilo in un giorno non soverchiamente lontano, tra gli oligarchi ed il pOJ)0lo 1 tra i mandatari ed i mandanti, non è grande distanza, e potrebbe - dolorosamente - essere raccor– ciata. se, 1>ernecessità. di circostanze, il maggior concen– tramento cli funzioni dovesse continuare ad avvenire, come è stato fin qui, so1>rnsocialisti che, per ht loro origine e per le consuetuclini della vita. e il caso del– l'ambiente in cui si tl'Ovano, non a])parissero i 1>ill im– mediati rà1>1>resentanti del!:\ schietta coscienr.aproletaria. Vogliamo essere intesi rettamente e che non ci si ac– cusi di seminar discordie, come ci hanno quasi accusato di tradimento. li pericolo, cui accennammo, non esiste ancora; anzi, giammai un JJartito si allietò di pit1 intima, cli piìl fra– terna solidarictù. tra tutti i suoi fedeli. l\Ja. il pericolo potrù. sorgere nell'avvenire se non 1>rovvedjtuuoJJresto ad intensifica.re la coltura J>Oliticadelle masse perchò queste sieno sem1>reall'unissono intellettuale o morale con quelli che esse avranno eletti. Per tutto c1ueste ragioni, che non sono le sole, ed a cui, prima cli concludere con le nostre J>roposteJlrecise, potremo noi stessi aggiungerne delle nitre - noi pl:w– diamo eutusil\stica.mente agli indizi che, specie tra i

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