Critica Sociale - Anno X - n. 22 - 16 novembre 1900

CRITICA SOCIALE 849 IMPRESE MUNICIPALI E PROFITTO [. Alcuni mesi addiet,ro io sostenevo, in un fascicolo di questa Hivista ('), che Jc· imprC!JCmunicipali indu– striali non debbono dare ulcun profitto. In un fa– scicolo seguente ('), .Muuici}Xtlis svolge,·a l'o1)Jlosto avviso, propugnando invece <'hc·quelle imprese ab– biano ad essere economicamente rimunerative secondo il criterio delle imprese prirnte, cioò lasciando un profitto all'ente imprenditoro. Sueec:,;sinunente ancora il Congresso socialista di Roma respinse un ordine del ~iorno cli Enrico Leone, con il cpmle si proponeva di introdurre, nell'arnminh1tnt'l.ionC'delle imprese m11- nicipf1li, il criterio _ che i loro servizi. si do,·esscr? cedere a 1 >rcz.zo di costo. :Mo. la questione non puo dirHI riso.Iu ta nò c on la rii;ipogtf1. di j\funici,Jxilis, nò con Pordine del giorno di Homa; anzi essa si ripre– senta nel campo della discussione col sapore della cosa nuQva. r prohlcmi economici di nntura collettiva sono ancora alla fase iniziale del loro i;tudio. La vita. nnt– nicipale dei Comuni più 1,rog-rediti presenta forme cd 88J>etti non riducibili tt~li schemi consueti del– l'Economia tradizionale. Uni\ delle tante ragioni, JlCr cui l'l•;conomia lil)crnle cd iudivi{lualistica co- 111incii1, ft l)arcre insutlìcicnt(", è l'estendersi clcllo in trHJ)l' C'S0 collettive, cho 11011 iscrnpro son docili ulln f,teilc mcccanic:1.degli intcrCKKic~oistici. Innanzi ttl– Pf:co nomia politica. si ò aperto un nuovo campo lii esperienze teoriche, dol <1ual(\ forse sta per ,·enire un rinno,•nmento delJa vecd1h1.r g-lorios,1. scienza. di Adamo Smith. Non a. tutti i probl("mi economici, che cmer,:ono dallo estendersi della nttività municipale e - piil limitatamente - sb1tale, si possono appli– care i canoni dell'Economia individualistica. J:J dunque un camJ)0 1 questo, su.I<1ualo ht prudenza e la cauteln si imp0nA"onoper la stosim insutlicionza. dei tentativi teorici procedenti. Jlcrò, so la disputa intorno nllo rimunerazioni delle intrapreso municipali può su~t:1iijtcrofra economisti horg-hcsi (S), essa non 1mrrehbo giustificata. Jra so– cia I iati. r quali, mencre procedono dalla critica ncga– tirn. dello spirito cli speculnzione mcrcamilesca, giun– i:ono alla negazione del sistema della specu lazione nella J)resagita società socializzata; nella <1ua.te ,o J)Crinesistenza degli scambi, o per etiistero gli semnh i fra gruppi economici egualitari, cioè composti tutti di 01>er1tin possesso cli un cnpitttlc, il cui uso non li ohhliga al pagamento di u1m decima <1ualfiiasi; i pro– dotti si scambieranno rii loro ))rezzo di costo, oppure escluderanno il pagamento di ogni 11surt1. dovura fLI mero fatto delht csiHt("11zn. lii una eh1sge capitalistica. J.,n tcorin sociali~tica di ogni i111prcsn collettiru puro dunque cs:;crc che QUC'Kt..L 11011 dolJbn, dare profitto nlcuno all'ente imprenditore. .MatHnto i\llmicipalis, ftuttnto il Congresso d.i Roma non si son posri dal punto di vista del sociali~mo. JI J)rimo ha dedotte le sue conclusioni o lo critiche nl mio rogionamenco dallo premesso teoriche dello imprese pubbliche come sono esposte- nelJ"Econornia trudizion11lo; il secondo si ò prC'oecup:1tocli un sem– pliec fatto pratico. Occorre, i;i dii,flc 1 fornire i Comuni dei mezzi necessari nl loro pieno funzionamento. lio i1111)1'eso mnnicipaJi penncttono di n1ccog·liern mezzi Ji11a11zinri, nssai più fucilmente ,l'og-ni ~Litro mezzo fiscale. Come rorremmo impedire ai nostri Comuni ùi (') Crltk(& SOclill~, 1.• g'lugno I~. O Idem, H luglio 1900, (l) \'Cdl J..-0110111kJ01trnt1t, m1uzo e ll<'ll<'ml>re IS", In tul 1:<1vd11 c,rn11111 e Il. Donald sostengono I due 0111>0i;II a,·vJsl. giovarsi di questo mezzo per tenere in assetto i propri bilanci e far fronte alJe nuove esigenze municipali? AI che si poteva agevolmente rispondere che i mezzi finRuzinri si potrebbero rswcogliero con Pimposta sul reddito l)iÙ o meno pro~ressivn, o che, invece di domn1H\aro allo Stato di ri111110Yoro gli impacci csi stenti a municipalizzare certo industrie, si sarebho 1>0tuto reclamare anche l'eate11sio11e ciel principio pro– ,,.ressivo dell'imposta municipnle. Del resto l'111111. o l'altra cosa rientrano nel piano ~onerale clell'a~itn– zione l)Cr l'autonomia. comunale, che deve_ princip.11- rncntc tendere a rendere liheri i Comuni di sce~liero il sistC'mRfinanziario più acconcio allo csi,tEmze locali, agli scopi dell'amministrazione, 1tllc lotte di classi C(I ullo condizioiLi economiche dr! Comune. Per eS!:it:"r trop1>0 pratico, come avviene Rpesso, il Congrc~so di Homa non lo fu 111,bAsbmzn('). L'errore cli ~~funici7Xtlis ripeto un'altra sorgente. H. J~J.rli,accettando h\ notR l)nrtizionc clel~o imp:C's~ municipali in imprese-servizi e imJ>rese rnclustrml,, ra!;"ionn. così. L"imprCS!Lmunicipale non è che u,!a. forma evoluta. della impresa privat:"t.F.jsa ùt ve vemr condotta 011 business li11t. All'istC'SS0 modo C'he la corrispondente impresa prirnta thlrebbe un profitto, no deve dar uno l'impresa inclnstrif\lo municipaliz– zilto. Tutto si riduce, invero, n. tnssformare il criterio distributivo del dividendo. 001110 questo imprese t1ono speculazioni in mano ni privati, COMÌ dehbono rei;t.a1·0 in mnno ~i :Municipi. J.,'mlozion(• lii un diverso rrt– tct'i0 non è concepibile. 'l'ulC' 1 piìt o meno sviluppab 1 , tutrn. l'argomentazione di ~lf1miri1x1li.'f. •o, invece di tendere Hl rfl;!J,!iungimento di un principio teorico obbiettivo, st("~siqui a schernu:•g– µ-iore polemicamente col mio iwverserio, potrei diro ehc tutta la. sua dimostrazione non tange per nulla In mia, 1"Je1·cllè i 11oslri 1nmfi lli 1x1rte11za s0110 diursi. E,-:li, infatti, desume il criterio Kpeeulazioni~tico delle imprese munici1>ali t.hi connotati e dalla. natura dello itnprcso stesse; io dallo scof)O, ('\io lo impref-C 1nu11i– ci1>nlisi proJ)ongono. Per lui ù loµ-icamente risoluti\"0 il cri torio dell'imlole dell'h1tituto; per me il fine, ehc l'ente utilizzatore tlelPiiitituto si pro1>onc. PN mc è indifferente I:\ spC>cifk11zinne d ll a natur,\ cll• llo itstituto; per lui ò dt:"fìnitivA. Lo arg -oment:11.ioni d i )funicipalis possono dunque cs:Jer Ycrc, e le m io rest:,re intatce. M:i. veniamo al punto capihtlc. Pcrchè, storic·.1- mentc o logicamente, si 11111nic·i1l.lli1.zano (o si stxtiz– znno) alcuni rami d'im1>reim? Prr du(' fini sonaturto: <i} 1wr ric,wMne i mezzi oc•t·orrl'lltÌ til funzionameuto t.lcll'orgsrnizzaziono municipalo o statule; /J) per con• trolh1ro la produ;1,io110. Q11itnd o l'ente s◊chllizz~itorc t,i p1·opone il primo ijcopo, uou hfl.di mira clu, un e.'-tJ1Cdie,1fc fis ale. li :>rezzodel S("n·izio monO()Olizzato si chi:unn. tassa e c1uc.-~tu :q11mrticne, nel caso s1r– cial(", al genere di quelle i111poi!tche prima i:tli cco– nomisri chiamavano incli,-ette o sui eonsumi. Jn quetsto raso, il monopolio municipulr non ò che il m(>zzo p('r prelevare una impost:i sui eonsumacori: ~htmo nell':ìmbito della finanza, e non dc!Peconomin. Sotto forma di prestazione di un srrvizio, il 1(unicipio prrl("vt1. una. contribuzione. Per noi socialisti, con huonn paco cli Afu11icipali s, quC> Bto genero di contri– hnziono ò giudicato: noi nost.ri p1·ogrnmmi e 1wllf1. no~trn. propaganda, noi h ittsimin rno apertamente il sit:1tcmadello imposte indiretto. 11 servizio munici• (I) l'trcllà non 111 tralntend11.no I(' mlt'I lnlt"nztont, tentto a rlleTllrC tlle la dl.M!U:ilòlone sul programm11 amn1lnl~lrallTo, grazie 1ovra1u110 11.\l'abllltà del relatore 80110ml, fu una de.Ile 11lù ordinate, St"rlc o degne In tutto della bella a ..§C1111>1ea tl1t I 104.'lall-.il htllanl tennero a i:o,nA.

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